di Marco Travaglio
Tre notizie alla rinfusa. 1) Il senatore Gustavo Selva, quello che usa le ambulanze come taxi per arrivare prima in tv, ritira le dimissioni da senatore perché “i cittadini mi invitano a restare”, insomma “lo faccio per rispetto vostro”. 2) Fabrizio Corona pubblica le sue prigioni, manco fosse Silvio Pellico, e molti giornali dedicano paginoni alle sue decisive “rivelazioni” (tipo quante volte si masturbava in cella). 3) Maurizio Costanzo, essendo praticamente disoccupato visto che lavora solo per Rai, Mediaset, Sky, Messaggero, Libero, Riformista, Panorama, Telecom, ministero delle Comunicazioni, una dozzina di enti locali e P2, ha assunto la direzione del teatro romano Brancaccio (in aggiunta al Parioli e alla Sala Umberto) sfrattandone Gigi Proietti: ora prepara un cartellone a base di Maria de Filippi con tronisti e squinzie al seguito, senza dimenticare Platinette, perché a lui Pirandello gli fa un baffo. Se, come dice Massimo Fini, “volgare non è chi dice parolacce, ma chi non sta al proprio posto”, allora le tre notizie hanno un comune denominatore: la irredimibile volgarità di un paese finito, dove nessuno sta più al suo posto. L’altro giorno il quotidiano che si fa chiamare “Libero” pubblicava un “racconto” di tal Francesco Borgonuovo, dal titolo “Arriva l’estate, fioriscono le stagiste”, illustrato da una pregnante foto di Monica Lewinsky. L’incipit è pura poesia: “Senti il fiato caldo dell’estate e sai che arriveranno, sarà una migrazione in grande stile. Come uccelletti leggiadri le stagiste planeranno, faranno il nido per un po’, giusto il tempo di svernare, e poi se ne torneranno via così com’ eran venute”. Il seguito è ancor più lirico: “Le uniche degne di titolo, quelle purissime e illibate, vengono direttamente dalle scuole, da dove s’attinge la linfa più dolce e saporita”. Che stia parlando di amori minorenni? Niente paura: “A fine giugno spiega il vate ebraico-cristiano in piena tempesta ormonale - le porte delle Università si spalancano e ne esce una folla di canottiere aderenti, unghie dipinte in ciabattine infradito, shorts, minigonne, perizomi e cosce robuste pronte a riversarsi in agenzie di pubblicità, negli uffici stampa dei festival musicali, nelle case di moda e nelle redazioni dei giornali”. Dove Lui vedrà di farsi trovare pronto. Segue una citazione evangelica, per far contento Betulla, in endecasillabi sciolti e rime baciate: “Vi manderò come agnelli in mezzo ai lupi, disse il Signore, e loro si faranno mandare negli open space e dietro le finestre coi doppi vetri, dove le attendono le fauci spalancate di capi cinquantenni disillusi e famelici, di giovani leoni incravattati golosi d’avventure,di veterani che adagiano gli occhi sui glutei ben fatti e fra le camicette coi bottoni innocenti e lascivi. Le stagiste sono caramelline già sbucciate della carta che i professionisti si contenderanno col coltello fra i denti e la sigaretta da accendere ‘dopo’ già pronta sull’orecchio”. Il nuovo Balzac prosegue in dolce stilnovo fra “mani pronte a scivolare sempre più giù fino alla fine dell’esperienza formativa”, “pance retrattili che fibrillano in attesa di scattare all’indietro” e “tette che scendono inesorabilmente”. Non manca un accenno all’”idea marxiana che il lavoro le renderà donne”, così i comunisti sono sistemati; una pennellata di sociale su “quelle precarie lagnose che mugugnano perché si chiamano Roberta, hanno 40 anni e guadagnano 400 euro”; e un tocco di neorealismo, con sapide classificazioni di “culi di piombo” e “culi sodi”. Poi, pagato il dazio all’impegno, si torna alla vita vissuta: “I colleghi si becchettano fra di loro: ‘Questa te la trombi tu’, ‘no tu’, e va a finire che non se la tromba nessuno... Le stagiste abitano spesso insieme con altre amiche, che magari ancora preparano gli esami e succede che parti per trombarti la stagista e ti trombi pure loro”. Il finale è da pelle d’oca: “Amori da spiaggia consumati in ufficio, con i maschi a tramutarsi in dei (sic) Massimo Ciavarro qualsiasi in un Sapore di sale come un altro e le fragoline a prendersi gioco di loro”. Ora, "Libero" è lo stesso giornale che s’è schierato con il Family Day, che fucila qualunque pallida critica al Vaticano, che ospita le lenzuolate del pompo-ciellino Renato Farina e che ha pubblicato qualunque scritto dell’ultima Fallaci, anche la lista della spesa, in difesa della “civiltà ebraico- cristiana” insidiata dai vucumprà. Infatti il pregevole scampolo di prosa compariva nella sezione “Cultura”. Sarà poco poetico, ma una domanda in generale s’impone: quando arriva la Buoncostume?
da l'Unità
domenica 22 luglio 2007
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