mercoledì 31 marzo 2010

Lettera aperta al segretario nazionale del PD, Pierluigi Bersani

Caro Segretario,
mi chiamo Serena, sono nata, vivo e lavoro a Palermo. Ho quasi 32 anni e sono una consigliera di circoscrizione del Pd in una delle tante periferie di Palermo, della Sicilia, d´Italia.
Scusami anticipatamente se mi rivolgo a te all´indomani del voto delle regionali. Sarai certamente alle prese con l´analisi del voto. Numeri alla mano cercherai, tu insieme ai dirigenti, di capire cosa sia successo. Se è stata una vittoria, oppure una sconfitta. Se è stata un´inversione di tendenza o una retromarcia. Se l´astensionismo ci ha avvantaggiato o penalizzato. E´ un esercizio sicuramente utile, ma mi perdonerai, troppo complicato per me.
Io faccio politica sin da piccola e ho capito immediatamente che sono i piccoli passi quelli che contano. Soprattutto in politica. Il contatto diretto con i cittadini. L´ascolto appassionato dei loro problemi. La lampadina della strada che non funziona e il buio che spaventa le famiglie;
il marciapiede rotto che diventa una trappola per gli anziani che vanno a piedi; i contenitori dell´immondizia stracolmi e lo slalom dei genitori che portano i loro bimbi a scuola.
Vincere queste piccole battaglie mi ha sempre riempito il cuore e mi ha sempre fatto dimenticare quella politica che parla, parla, parla di grandi cose, difficili da comprendere, per una come me, nata e cresciuta in periferia, impegnata da sempre a costruire piccole, piccole, piccole quotidiane libertà. Che diventano grandi, grandi, grandi soddisfazioni quando s´impongono in una città di diritti negati, di torti.
Perché così vince la gente. Vince l´idea che è possibile cambiare le cose e la politica diventa più bella. E si vincono anche le elezioni. A patto che la politica scenda dal piedistallo, torni umilmente nelle strade a parlare di cose concrete. Della lampadina che non funziona, della raccolta regolare dei rifiuti, delle strade da curare e da illuminare.
Le mie tante piccole battaglie sono sempre state tutto questo. Questo è il PD che, giorno dopo giorno, mi piace costruire nella mia periferia. Questo è il PD che piace alla gente. E non se ne sta a casa. Va a votarlo. Perché gli abbiamo dato un senso, abbiamo dato "un senso a questa storia".
Come sai bene, nella mia città, caro Segretario, non si è votato ma, alla luce di quello che è successo nel resto d´Italia, sarebbe stato facile prevederne l´esito.
Tutto ciò mi preoccupa. Mi preoccupa perché, nonostante l´impegno di tante ragazze e ragazzi, tante iscritte e tanti iscritti, il mio, il nostro partito a Palermo non decolla. Non decollano i circoli, i congressi non si fanno, gli iscritti sono demotivati. Il radicamento rimane solo uno slogan buono per contarsi ai congressi. Tutto ciò che c´è è un simbolo in mano agli eletti.
E allora ti chiedo, per un attimo, di conservare i dati elettorali di ieri nel tuo cassetto e di spulciare i dati del nostro partito nel territorio. Ti chiedo di studiarli prima delle prossime elezioni. Perché da questi dipendono i risultati di domani.
A Palermo le elezioni saranno nel 2012. E per vincerle non basterà presentare una lista con il simbolo del PD e un programma. Serviranno uomini nuovi, con idee davvero nuove. Servirà che una nuova generazione, in questi due anni che ci separano dalle elezioni, entri poderosamente nei palazzi della politica, che senta il dovere di guidare le nostre città verso nuovi porti, verso nuove opportunità, verso nuove sfide.
Occorreranno facce nuove, perché le nuove sfide, i nuovi problemi e le nuove opportunità richiedono innovazione, nuove competenze, nuova immaginazione, nuova passione. Ma soprattutto coraggio. Questo progetto l´ho chiamato "New Generation Day", il giorno della nuova generazione (http://www.serenapotenza.it/), e spero che diventi anche il tuo. Ma sta a te, anche a Palermo, aprire le porte e le finestre del partito. Certamente potrai contare su di me e su tante altre energie invisibili, belle forze che aspettano una scossa. Un sussulto di orgoglio e coraggio.
Ti auguro buon lavoro,
Serena Potenza

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