di Enzo Iacopino*
Sono felice per la decisione dell’Odg della Sicilia. E se qualche contributo ho dato a questa conclusione, sono convinto di aver onorato il mio ruolo di segretario nazionale dell’Ordine. Sono bastati 15 minuti per uno scambio di opinioni (anche grazie all’aiuto di Guido Colomba, presidente dei cronisti, e del consigliere nazionale dell’Ordine Giacomo Clemenzi) e 27 giorni d’attesa. E’ questa la “fatica” che è stata necessaria per chiedere, prima, a Pino Maniaci di presentare la domanda di iscrizione all’Ordine e, dopo, al Consiglio della Sicilia per deliberare favorevolmente. Per anni, invece, chi doveva e poteva ha preferito guardare oltre, rilasciando di tanto in tanto dichiarazioni di solidarietà; ironizzando, dopo il mio intervento, sul mio cognome con delle assonanze che penso neanche i bambini dell’asilo troverebbero divertenti; accusandomi nell’ombra – come è abitudine di tanti “eroi” – di non so quale interferenza; trovando “scandalosa” la mia presenza a Partinico.Ci sono stato tre volte nel mese di maggio. Ho partecipato a due Tg, di TeleJato. Ho fatto affermazioni impegnative, compreso l’annuncio che Maniaci era pronto a farsi da parte per lasciare il ruolo a chi fosse disposto a continuare la sua battaglia antimafia, senza se e senza ma. NON HO AVUTO SEGNALI, solo qualche insolenza, qualche allusione, molti attacchi che, immagino, continueranno non so con quale altra invenzione a tavolino tra frustrati d’ogni genere e sesso.Da parte di chi, però? Da parte dell’antimafia parolaia, quella che pensa – so di ripetermi ma uno con il mio caratteraccio testimonia sempre le sue convinzioni – che la lotta alla mafia sia scrivere un libro dotto, fare una dichiarazione o partecipare ad una manifestazione, stando attenti a che telecamere e fotografi riprendano. Un tipo di antimafia che non manca di avere qualche rappresentante tra i giornalisti, categoria ampiamente rappresentativa della società con i suoi pregi, le sue debolezze, i suoi difetti.Ma a Partinico mi è capitato anche dell’altro. Passeggiando per la città, c’erano sconosciuti che mi fermavano. Mi avevano visto al Tg (macchina infernale la tv). Qualcuno aveva gli occhi lucidi. Spesso mi sentivo dire una sola parola: “Grazie”. A volte aggiungevano un semplice “per quel che ha detto”; a tratti un “per quel che sta facendo per Pino”. Il più delle volte? Una vigorosa stretta di mano, gli occhi negli occhi come sa fare la gente per bene che non ha bisogno di parole per testimoniare sentimenti.Che cosa mi piacerebbe, ora? Vedere se sono capaci di guardar Maniaci dritto negli occhi quanti borbottano per la decisione di iscriverlo (gli untori, soprattutto, ma anche i meno numerosi che hanno la dignità di farlo pubblicamente); quelli che scrivono lettere contro la sua iscrizione; quelli che se lo sbaciucchiano in pubblico, gli offrono il pranzo (che rifiuta) in privato, gli sussurrano solidarietà e disponibilità ad aiutarlo salvo poi dirne male appena si allontana.Temo, scrivendolo, che più d’uno ne sia capace. Tra noi, signori, c’è gente da Guinness dei primati.
* Segretario nazionale Ordine dei giornalisti
enzo.iacopino@odg.it
lunedì 1 giugno 2009
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