mercoledì 17 giugno 2009

Il voto europeo premia gli "esterni": una sfida per il Partito Democratico e i movimenti

di Francesco Palazzo
Due questioni, dopo le elezioni europee, riguardano lo stato di salute del Partito democratico e il futuro del movimento Un´Altra Storia. Due tematiche intrecciate da alcuni anni, quelle dei partiti e dei movimenti. I primi più controversi, ma abbastanza stabili, i secondi più informali e vitali, ma che non tengono alla media distanza. Talvolta copiando il peggio dei partiti. Nel Pd si è fatta strada una prima controversia. Di chi è il merito delle affermazioni di Crocetta e della Borsellino? Questione che lasciamo a chi vuole tormentarsi più del dovuto. Basterebbe solo dire che senza il Pd, rimanendo nelle loro formazioni di appartenenza, mai Crocetta e la Borsellino avrebbero messo insieme quasi quattrocentomila voti. Al contempo, queste candidature hanno portato ai democratici nuova linfa, pronta a dileguarsi tra le polemiche se non la si sfrutta in tempo. Che però i nodi del Partito democratico siano tutti ancora sul tappeto è dimostrato dai consensi presi dai due nomi che più rispondevano alle sensibilità forti del partito, l´ex diessina e l´ex margheritina. Sia Tripi che Barbagallo non sono arrivati neanche a 70 mila voti ciascuno. Segno che il partito, pure con la triplice preferenza, non riesce neppure a promuovere due candidature di una certa levatura. Con ciò non vogliamo dire che i democratici siciliani non hanno qualche elemento per tirare un sospiro di sollievo. Ma da questo a dire che è iniziata una nuova fase, ce ne corre. Anche perché la tenuta del partito nel resto d´Italia, lasciando stare la folata europea e guardando le amministrative, è già abbastanza precaria nelle roccaforti emiliane e toscane. Se lì non si festeggia, figuriamoci in Sicilia. Da noi il centrodestra mantiene complessivamente il suo patrimonio elettorale, è in fase di grande sofferenza la sinistra estrema ed è molto indebolito, o esaurito, il richiamo dei movimenti. Sui quali va detto qualcosa. L´ultimo, in ordine di apparizione, e siamo al secondo argomento, è Un´Altra Storia. Che ha registrato una spaccatura sulla candidatura della Borsellino nel Pd. Basta vedere il sito, fermo dal 20 aprile a dopo le elezioni, e i commenti in esso contenuti, per rendersi conto che non si può minimizzare affermando che si è trattato solo delle dimissioni di poche persone. Peraltro, una lettera girata per e-mail alla vigilia del voto, pare condivisa da molti oltre i pochi firmatari, segnalava criticità sostanziali nel percorso decisionale di Un´Altra Storia circa l´inserimento della propria fondatrice tra i democratici.La spinta di molti aderenti al movimento era quella che la Borsellino accettasse il coinvolgimento in una delle liste della sinistra o in Italia dei valori. Alle elezioni politiche del 2008 la Borsellino era in corsa per il Senato nella Sinistra Arcobaleno, questa volta senza polemiche interne, rimanendo con niente in mano. Un nulla di fatto che si sarebbe replicato se si fosse accasata tra le file della sinistra, e una difficile elezione se avesse accettato le avance dei dipietristi. In entrambi i casi non ci sarebbe stata la valanga di voti che l´ha premiata. E che la pone come un punto di riferimento per lo stesso Pd. Più di quando si candidò alla Regione nel 2006. Basta ricordare che tutti i candidati della sua Lista Rita presero meno della metà delle preferenze da lei adesso racimolate da sola. Ora sarà difficile indirizzare il movimento verso la sponda del Partito democratico. Che è visto, da gran parte della sua creatura politica, come il fumo negli occhi. Così come lei del resto, sino a ieri, non era mai stata tanto amata dai democratici. Probabilmente Un´Altra Storia, come tutte le esperienze collettive basate sul carisma di un leader e sulla voglia di ripartire spontaneamente dal basso, è giunta al capolinea come forza politico-elettorale. Questo non è necessariamente un grosso problema. Visto lo scenario politico, sempre più polarizzato su poche formazioni, è indispensabile non insistere su battaglie di minoranza che restano ai margini e non raccolgono molti voti. Crediamo che la Borsellino, a un certo punto, abbia proprio afferrato questo concetto e sia andata avanti con decisione. Dimostrando di avere un certo fiuto politico e una buona dose di coraggio.
LA REPUBBLICA PALERMO - MARTEDÌ 16 GIUGNO 2009

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