È stato annunciato come un kolossal “Baarìa”, l’ultimo film di Giuseppe Tornatore, che uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 25 settembre. Un cast d’eccezione quello selezionato dal regista bagherese: Laura Chiatti, Beppe Fiorello, Ficarra e Picone, Leo Gullotta, Nino Frassica, Michele Placido, Raoul Bova e Monica Bellucci alcuni dei nomi più importanti. Tra le circa mille comparse di Baarìa, che ha aperto la 66a Edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, c’è anche il misilmerese Vincenzo Saitta (nella foto con Tornatore), 24 anni e a capo del Gruppo “Tamburinai San Giusto”. Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto di raccontare la sua avventura a fianco di alcuni big del cinema nazionale.
Vincenzo, come ha avuto inizio questa tua singolare esperienza?
Beh, è successo tutto davvero troppo in fretta. Una sera di maggio mi trovavo in macchina dopo aver finito di suonare vicino Trapani quando, con una telefonata, un mio amico, Claudio Pesco, mi dice di preparare i bagagli. Sarebbe passato il mattino seguente: direzione Tunisia (dove Tornatore ha ricreato la Bagheria di mezzo secolo fa, ndr).
Catapultato in un altro mondo, in un altro tempo…
Esatto, proprio così. Non ho avuto nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo attorno a me. Una settimana in Tunisia alla corte di uno dei più grandi registi italiani.
E “’u tammurino”…?
Sempre con me! Per questo mi trovo nel film. Insieme ad altri ragazzi suoniamo nelle due scene che mostrano la processione di San Giuseppe.
Che ambiente hai trovato?
Su questo devo dire che l’ambiente è familiare e professionale allo stesso tempo. È tutta gente che ci sa fare, disponibilissima, dal semplice operatore fino a Peppuccio. …
E già Peppuccio…e com’è lavorare con un Premio Oscar?
Fantastico! È una persona coltissima e molto alla mano. Scherzava con noi e mangiavamo insieme a mensa. Sul set era intransigente poi, però, era socievole con tutti. Con gli altri membri del cast? Io ho avuto l’onore di lavorare con la protagonista Margareth Madè e Beppe Fiorello. Con lui ho instaurato un rapporto d’amicizia. Oltre a pranzare insieme, mangiavamo insieme “calia e simenza” tra una chiacchierata e l’altra in dialetto. Figùrati che ha anche voluto provare a suonare il mio tamburo. La cosa bella è che tu stai a contatto per giorni interi con gente che credi inarrivabile e che poi, invece, si dimostra tutt’altra cosa arrivando, addirittura, a chiamarti per nome. Lì per lì non ci rifletti ma poi, a pensarci, è davvero incredibile.
Cosa ti ha dato questa esperienza?
Mi ha dato tanto! È stata un’avventura indimenticabile, qualcosa che ha segnato la mia vita. Di certo mi ha fatto crescere.
Qualche curiosità, aneddoto da raccontare?
Sì, sì! Ci sarebbe da scrivere un libro. Quelle più belle sono due. La prima è che quattro degli otto tamburi che si vedono nel film sono di mia proprietà. La seconda è che le “placche” di San Giuseppe che usano gli attori durante le scene della processione sono della nostra congregazione misilmerese. Com’è possibile?! Servivano a Tornatore. Da Bagheria non sono arrivate. Allora mi sono messo a disposizione e, dalla Tunisia, ho chiamato Andrea Bonanno, il superiore, che in poche ore ha fatto arrivare sul set 5 placche. L’indomani mattina gli operai ne avevano riprodotte un migliaio sul calco delle poche arrivate da Misilmeri.
Questo sì che è davvero interessante! Beh, Vincenzo, in quale altro kolossal ti rivedremo adesso?
(Ride) Ma quale kolossal?! Sono stato solo una comparsa e già a casa mi chiamano tutti “attore”! Probabilmente, però, nei prossimi giorni, parteciperò alle riprese della seconda stagione della fiction Agrodolce, sempre suonando lo strumento a cui sono legato da quando avevo sei anni.
Grazie e buon lavoro!
Grazie a voi per questa possibilità.
Una partecipazione importante, dunque, quella misilmerese in Baarìa. Oltre al già affermato Valentino Picone adesso anche la comparsa Saitta. Alcune indiscrezioni dicono, però, che alcune scene siano state girate anche nella nostra cittadina. Si parla di un “blitz” notturno del regista, vincitore, tra l’altro, dell’ultimo “Premio Rocco Chinnici – Città di Misilmeri – La cultura per la legalità”, che, insieme alla sua troupe, abbia ambientato una parte del suo capolavoro sulla scalinata della Chiesa Madre e, probabilmente, anche in alcune stanze del Municipio. Non è da escludere quindi la partecipazione di altri misilmeresi e, perché no, anche quella di alcuni politici locali; solo leggenda o realtà? Lo sapremo tra qualche giorno. In allegato alcune foto del set tunisino gentilmente concesse da Vincenzo Saitta.
Sebastiano Corso
Da: Misilmeri News
FOTO. Vincenzo Saitta e Peppuccio Tornatore
domenica 13 settembre 2009
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