di Accursio Sabella
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il premio Nobel per la pace, Muhammad Yunus, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il ministro per la Giustizia Angelino Alfano, quello per l’Istruzione Mariastella Gelmini: sono alcune delle personalità che parteciperanno il prossimo 23 maggio a Palermo alle celebrazioni per il diciannovesimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Alle otto è previsto l’arrivo al porto della nave della legalità. Alle 9.30, le iniziative nell’aula bunker. Parteciperanno anche il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, e Antonello Montante,delegato nazionale di Confindustria per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio. Alle 13 in programma la consegna delle borse di studio “Giovanni Falcone ePaolo Borsellino”. Alle 16, la partenza del corteo della memoria che da via d’Amelio raggiungerà l’Albero Falcone. Alle 16.30 un altro corteo partirà dall’aula bunker diretto all’albero-simbolo di via Notabartolo. Alle 17.58 il silenzio suonato dalla polizia di Stato per ricordare la strage.
“Per sconfiggere Cosa Nostra, diceva Giovanni Falcone, bisogna agire seguendo tre direttive - ricorda Maria Falcone, la sorella del magistrato ucciso dalla mafia -: la prima e sicuramente la piùimportante, e’ la repressione. Tale azione portata avanti dalla magistratura e dalle forze dell’ordine deve essere costante, forte e supportata soprattutto da una legislazione adeguata che pur garantendo le libertà fondamentali dell’individuo permetta ai magistrati di svolgere al meglio la funzione investigativa. La seconda fondamentale nel lungo periodo deve essere l’educazione alla legalità delle nuove generazioni, al fine di contrastare quelli che sono i disvalori della mafiosità. Riuscire a sconfiggere l’omertà e l’indifferenza significa anche togliere alla mafia la possibilità di affermare il proprio dominio sul territorio. La terza e sicuramente non meno importante - aggiunge Maria Falcone - consiste nel creare uno sviluppo economico non inquinato dalle pressioni della criminalità che ubbidisca soltanto alle leggi di mercato. Appunto per questo, la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone ha voluto fare, quest’anno, una riflessione più approfondita sui problemi che spesso un’impresa che agisce nel meridione d’Italia deve affrontare discutendo principalmente sulle possibili soluzioni istituzionali e sui comportamenti individuali da adottare. Mi auguro che il dibattito in aula possa far capire ai giovani quanto sia importante creare imprese che vivono ed agiscono nella legalità, solo così potremo prospettare un futuro di lavoro alle nuove generazioni”.
Da LiveSicilia
sabato 23 maggio 2009
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