domenica 30 dicembre 2007

Partinico, la città fantasma

di WALTER MOLINO
Sono iniziati questa mattina i lavori di abbattimento dell'ultima di cinque stalle abusive realizzate dalla famiglia mafiosa dei Vitale in contrada Valguarnera.
Il Commissario Straordinario Saverio Bonura, che ne ha disposto la demolizione in conseguenza della deliberazione del Sindaco Giuseppe Motisi, ha letto un breve discorso in cui ha parlato di giornata storica. Se la storia la fanno i popoli, però, stamattina si è scritto poco di più di un aforisma.
C'erano le forze dell'ordine, i funzionari comunali, la stampa, una quarantina di politici locali di tutti i partiti. Il popolo non c'era. Colpa delle feste, sostiene il Commissario Bonura senza un filo di imbarazzo. La gente non sapeva, le scuole sono chiuse, tutto qui. Non sarà invece che... "Niente affatto, la paura della mafia a Partinico non c'è più, l'omertà appartiene al passato. Il 99,99% dei cittadini di Partinico sono persone perbene". Sarà.
Sciorina percentuali anche l'ex assessore alla legalità Francesca Tranchina: "il 90% dei presenti è sempre stato contrario alla demolizione". Oggi però il circo Barnum era al completo, a presenziare, a farsi inquadrare dalle telecamere, a salutarsi e baciarsi, con le bocche piene di parole vuote, a sogghignare per qualche esibizionismo di serie B.
"La cosa più opportuna sarebbe stata fare questa giornata quindici giorni fa o tra un paio di settimane", spiega Claudio Burgio, figlio di Giuseppe La Franca. "coinvolgendo le scuole, la società civile. Oggi sento le istituzioni vicine, mi sarei sentito meglio se ci fosse stata la città". L'osservatorio legalità, così come l'ufficio beni confiscati del Comune, sono stati informati pochi giorni fa dell'iniziativa. Nessuna preparazione, quasi un'incombenza da liquidare in fretta e furia, con qualcuno evidentemente troppo ansioso di ritagliarsi spazi nuovi e patenti di credibilità.
Non c'era il presidente della Commissione Antimafia Francesco Forgione, assente giustificato: è stato invitato solo ieri a tarda sera, al Comune pare avessero un numero di cellulare sbagliato. Consoliamoci, non c'era nemmeno Totò Cuffaro: e meno male, perchè c'è stata qualche mente sopraffina che ha provato pure a convincerlo a venire il presidente della Regione sotto processo per mafia.
Da Libera Mente, 28 Dicembre 2007

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