giovedì 6 maggio 2010

Sul settimanale LEFT in edicola, servizi su "L'Isola degli indagati". La mafia, la politica, le indagini, i processi...

Quanti sono i politici indagati in Sicilia provincia per provincia? ? Di che cosa sono accusati? Di questo si occupa il numero di maggio dell´Isola possibile, mensile siciliano d´inchiesta e approfondimento, inserto del settimanale Left, in edicola a partire da domani, venerdì 7 maggio. Ad un calcolo sommario, intanto, risultano investigati un presidente di regione, due ex presidenti, tre presidenti di provincia, ed almeno 6 senatori, 5 deputati nazionali, 8 deputati regionali, otto sindaci, un esercito di consiglieri provinciali, comunali, e di ex eletti. Tra i partiti, stravince il Pdl, seguito a ruota dall´UDC. Ottimo piazzamento per il PD e per MPA. Tra i nomi più interessanti, quello di Candeloro Nanìa, cugino del sen. Domenico Nanìa, sindaco per il PdL di Barcellona Pozzo Di Gotto, definita dalla Commessione antimafia come la Corleone del XXI secolo. Candeloro è indagato per le ipotesi di reato di abuso d´ufficio, falsità in atto pubblico e concussione. Per non parlare del caso del Sen. Vladimiro Crisafulli, del PD, indagato per truffa aggravata ai danni della Regione siciliana nell´ambito dell´inchiesta sull´Ato rifiuti di Enna. Nonostante l´indagine, Crisafulli ha vinto le primarie a sindaco di Enna per il Pd, ha poi ritirato la candidatura, l´ha riproposta e infine l´ha ritirata definitivamente.
A Palermo tre notabili del centro destra, il sen. Carlo Vizzini del PdL, il deputato nazionale Saverio Romano e il deputato regionale Salvatore Cintola, nonché l'ex presidente della regione, Salvatore Cuffaro (gli ultimi tre dell´UDC) finiscono indagati dalla Procura dopo le accuse di Massimo Ciancimino. A Trapani il Sen. Nino Papania del PD ha patteggiato nel 2002 una pena a 2 mesi per abuso d´ufficio. Lo scorso novembre, è stato arrestato il suo ortolano - autista - factotum, Filippo Di Maria. Secondo gli inquirenti Di Maria, molto attivo durante le campagne elettorali del PD, è vicino alla famiglia mafiosa dei Melodia.
Inoltre tra le pagine dell´inserto l´Isola Possibile, ci sarà un articolo lungo e dettagliato, "L´isola degli indagati. La mafia, la politica, le indagini, i processi.", a firma del magistrato Antonio Ingroia. Di seguito ne riportiamo alcuni significativi stralci.
"Esiste la mafia senza rapporti con la politica? La risposta è no. Se la mafia non avesse avuto rapporti con la politica sarebbe già stata sconfitta. Sarebbe solo un´organizzazione di tipo gangsteristico, più facile da combattere ed eliminare." - "L´inclinazione della mafia a "trattare", potere stabilizzante di mediazione piuttosto che pura violenza destabilizzante, è perciò storica. E si è riprodotta a cominciare dal dopoguerra per tutta la Prima Repubblica."
"I vari processi hanno consentito di evidenziare due diversi modelli di relazioni fra mafia e politica: il modello Lima ed il modello Ciancimino. Il modello Lima è nel solco della relazione tradizionale nel quale viene stipulato un contratto collusivo fra il potere criminale che controlla un dato territorio, e che garantisce perciò consistenti pacchetti di voti in occasione delle competizioni elettorali, e i singoli uomini politici, che garantiscono favori e protezioni nell´esercizio della loro attività politico-parlamentare e del loro potere di influenza. Il modello Ciancimino ha costituito una novità introdotta dal metodo "corleonese" di appropriazione violenta degli spazi di potere, in quanto si caratterizza per il ruolo di primazia che tende ad assumere il potere criminale rispetto al suo referente politico."
"Una mutazione si verifica nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica e attraverso la stagione stragista del `92-´93 che sanziona la rottura col modello tradizionale di rapporto mafia-politica, il "modello Lima". Uccidendo Lima la mafia vuole cancellare quel modo di relazionarsi con la politica, rivelatosi inadeguato stante l´esito, fallimentare per Cosa Nostra, del promesso "aggiustamento" del maxiprocesso. Uno dei capi corleonesi, Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore Riina, pronuncia una frase chiave, poi riferita da alcuni pentiti, quando afferma che di certi politici non ci si può più fidare e che in futuro non bisogna commettere gli stessi errori del passato, in quanto bisognerà controllare la politica senza mediazioni. "Non ci serve più - dice Bagarella - un politico "amico" alla Presidenza della Regione, perché l´amico ci può tradire, ci può voltare le spalle. Deve essere, invece, come fossi io il Presidente della Regione...".
"Quello che è emerso dalle indagini e dai processi degli anni successivi sui rapporti fra mafia e politica è che si è ridotta la distanza fra gli interessi della mafia e quelli della politica. Il rapporto fra mafia e politica, specialmente negli ultimi anni, in cui la mafia è soprattutto mafia finanziaria e mafia degli affari, si è perciò caratterizzato per una sempre più spiccata compenetrazione di interessi. Molte delle indagini in materia di rapporti fra mafia e politica degli ultimi anni evidenziano perciò un quadro particolarmente allarmante, che rivela una duplice e contestuale mutazione in corso. Da una parte, mutano i vertici delle organizzazioni mafiose, nel senso che assumono un ruolo sempre più importante ai vertici dell´organizzazione criminale i consulenti finanziari, i professionisti, gli imprenditori, i colletti bianchi, i più alti esponenti della borghesia mafiosa, quella che un tempo veniva chiamata "la mafia in guanti gialli". Dall´altra parte, è mutato il quadro politico, dove la rinuncia della politica a rivestire il ruolo di mediazione fra interessi privati ed interessi pubblici, una politica che non riesce più ad essere stanza di compensazione per gli interessi privati che ormai irrompono nelle istituzioni e se ne impossessano, facilita la penetrazione anche degli interessi mafiosi. Con il risultato di una sempre maggiore permeabilità del sistema politico da parte degli interessi illeciti, mafiosi compresi. Con l´aggravante che la sempre minore tenuta del sistema penale, ove domina l´ampliamento delle sacche di illegalità impunita anche all´interno del circuito istituzionale, favorisce anch´esso l´estendersi delle condotte illecite negli ambienti più disparati, specie in quelli che godono di maggiori chance di impunità..."

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