di Attilio Bolzoni
A 32 anni dalla morte, emergono nuovi interrogativi sull'omicidio del giovane giornalista antimafia. Perché molti dettagli fanno pensare che non sia stata solo Cosa Nostra. E quelli che depistarono le indagini sono gli stessi che poi si occuparono delle misteriose "trattative" seguite alle stragi del '92
Trentadue anni fa un giovane giornalista siciliano, Peppino Impastato, fu dilaniato da una bomba sui binari della ferrovia Trapani-Palermo. Per il suo omicidio è stato condannato all'ergastolo il boss dei Corleonesi Gaetano Badalamenti. Eppure, in quel delitto, molti sono ancora i punti oscuri. A iniziare dalle modalità dell'omicidio, diverso dai rituali mafiosi. Ma soprattutto è interessante il fatto che i depistaggi dell'inchiesta (inizialmente si cercarono gli autori del delitto tra gli amici della vittima) sia stato attuato dagli stessi personaggi che oggi emergono come protagonisti di quella trattativa tra mafia e Stato che seguì la stagione delle stragi. In altri termini, emerge l'ipotesi che il delitto Impastato sia stato voluto da quella "zona grigia" tra Cosa Nostra e lo Stato che sta emergendo in questi mesi.La questione viene posta da questa pagina del nuovo libro di Attilio Bolzoni, "FAQ. mafia" (in uscita per Bompiani il prossimo 19 maggio) che 'L'espresso' anticipa qui di seguito in esclusiva. Data la rilevanza del "sasso" lanciato da Bolzoni in queste righe, "L'espresso" lo ha anche intervistato in merito, approfondendo gli interrogativi sul caso Impastato: potete vedere e ascoltare l'intervista cliccando qui"
Ci sono stati depistaggi per proteggere mafiosi importanti?
Il più sfacciato è stato quello dell'inchiesta sull'omicidio di Peppino Impastato. Lo hanno fatto 'suicidare', lo hanno fatto diventare un terrorista. E invece era stato assassinato. Per ordine dei boss e, forse, anche di qualcun altro. Peppino Impastato è morto il 9 maggio del 1978 sui binari della ferrovia Trapani-Palermo, dilaniato da una bomba. Nello stesso giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani, a Roma. Peppino aveva 30 anni, era figlio di un mafioso di Cinisi, militava nell'estrema sinistra e lavorava a Radio Aut, una radio libera. L'indagine sulla sua morte è stata truccata fin dalle prime ore. Dai carabinieri.
L'esplosivo usato per il presunto attentato era esplosivo da cava, eppure nei giorni successivi alla morte di Peppino i carabinieri non fecero neppure una perquisizione nelle cave intorno a Cinisi, che erano tutte di proprietà dei mafiosi. Inoltre, nella prima informativa non fecero menzione di una pietra ritrovata sul luogo del delitto: quella che probabilmente uccise Peppino Impastato prima che venisse 'sistemato' sui binari per sembrare un terrorista suicida. E ancora: nel primo rapporto che i carabinieri presentarono alla procura di Palermo, scrissero: "Anche se si volesse insistere su un'ipotesi delittuosa, bisognerebbe comunque escludere che Giuseppe Impastato sia stato ucciso dalla mafia". La mafia a Cinisi era Gaetano Badalamenti, il boss che Peppino Impastato attaccava ogni giorno dai microfoni di Radio Aut, irridendolo col nome di Tano Seduto ; lo stesso Badalamenti che aveva stretto rapporti con alcuni alti ufficiali dell'Arma. Era lui il boss da proteggere. E, probabilmente, Gaetano Badalamenti non era l'unico a volere morto Peppino Impastato. Tutta l'inchiesta, fin dall'inizio, si è concentrata esclusivamente sulla ricerca di accuse contro la vittima. C'è stato un depistaggio sistematico - e forse pianificato ancor prima dell'omicidio - che è sempre apparso "sproporzionato" per coprire soltanto un mafioso, sia pure un grande capo di Cosa Nostra come Gaetano Badalamenti. Anche il delitto Impastato, dopo tanti anni, sembra uno di quegli omicidi dove è probabile che si sia registrata una "convergenza di interessi". Il fascicolo giudiziario su Peppino Impastato è rimasto per almeno dieci anni "a carico di ignoti". Ci sono voluti altri dieci anni per riaprire le indagini. E altri quattro ancora per condannare Gaetano Badalamenti come mandante del delitto. Un po' di giustizia è stata fatta nel 2002: in un altro secolo. Ma ci sono ancora molti misteri. Testimoni che non sono stati mai ascoltati. E protagonisti di quell'inchiesta che, tanto tempo dopo, sono scivolati nelle indagini sulle trattative fra mafia e Stato a cavallo delle stragi del 1992".
Tratto da 'FAQ MAFIA', Bompiani, collana diretta da Sergio Claudio Perroni (pp. 252, euro 12. In uscita il 19 maggio)
L’Espresso, (07 maggio 2010)
lunedì 10 maggio 2010
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