di ROSARIA AMATO
"Berlusconi è l'icona del soggettivismo, un ciclo che si è esaurito". Gli italiani vorrebbero maggiore onestà nella vita pubblica, ma la volontà è fiaccata, e non solo dalla crisi. Viviamo in una società "appiattita". De Rita: "Bisogna rilanciare la legge, e ridare fiato al desiderio"
L'analisi di De Rita. "Non abbiamo spessore perché non funziona più il nostro inconscio. - spiega il presidente del Censis, confessando un po' d'imbarazzo per un'analisi del Paese che quest'anno non parte da considerazioni di ordine economico, ma piuttosto sociale e psicologico - L'inconscio non è il posto dove si formano i sogni e l'irrazionalità, ma il luogo dove c'è una modulazione costante tra legge e desideri. Abbiamo una legge che conta sempre di meno, e un desiderio che svanisce. Il rapporto tra queste due potenze che fanno l'uomo da 3000 anni, è in crisi. La legge è in declino, dall'auctoritas che nessuno rispetta più al padre che evapora. La stessa magistratura non ha più quella logica della rappresentanza della legge. E anche la verticalizzazione del potere, la personalizzazione ha distrutto quello che rimaneva dell'autorità. Ma arretra anche il desiderio: l'offerta lo ha neutralizzato. Pensate quanti bambini giocano con giocattoli che non hanno mai desiderato.. o a un ragazzo che entra all'università e si ritrova con 3200 corsi di laurea.. "La strategia del tardo capitalismo sarà quella di moltiplicare l'offerta", diceva Marcuse. Siccome la società non ha più desideri da coltivare, e non ha più leggi con cui scontrarsi, declina". La soluzione? Per De Rita abbiamo "un bisogno assoluto o di rilanciare la legge, ridare senso allo Stato, alla figura paterna, alla dimensione sociale del peccato, ma anche di ridare fiato al desiderio. Solo il desiderio ti fa ripartire da te stesso, altrimenti si cade nel narcisismo. Il desiderio può in qualche modo ricomporre un'unità di noi stessi. Ma per desiderare bisogna pensare, il desiderio nasce dalla solitudine della mancanza. Mentre la mia generazione ha molto giocato sul riarmo morale, qui bisogna puntare sul riarmo mentale", conclude il presidente del Censis.
Nessuna regola, solo 'pulsioni'. I sempre maggiori episodi di violenza familiare, il "bullismo gratuito", il "gusto apatico di compiere delitti comuni", persino "la tendenza a facili godimenti sessuali" (il Censis non teme di apparire moralista): cos'altro sono se non il sintomo di una "diffusa e inquietante sregolazione pulsionale"? In definitiva, ognuno agisce in base all'istinto del momento, a frenare o perlomeno a regolare le azioni non ci sono più "l'eredità risorgimentale, il laico primato dello Stato, la cultura del riformismo, la fede in uno sviluppo continuato e progressivo". L'Italia è a pieno titolo parte del mondo globalizzato, inteso come "un campo di calcio senza neppure il rilievo delle porte dove indirizzare la palla". "Siamo una società in cui gli individui vengono sempre più lasciati a se stessi, liberi di perseguire ciò che più aggrada loro senza più il quotidiano controllo di norme di tipo generale o dettate dalle diverse appartenenze a sistemi intermedi".
Oltre alla legge, declina anche il desiderio. Ma gli italiani, oltre a non riconoscere più alcun sistema di regole, non sanno neanche più desiderare. Un po' è il frutto dell'eccesso di consumismo degli anni passati. Due esempi per tutti: "Bambini obbligati a godere giocattoli mai chiesti" e "adulti coatti, più che desideranti, al sesto tipo di telefono cellulare". Possibilità ampliate anche dalla maggiore facilità di accesso al credito al consumo, cresciuto persino negli anni della crisi: +5,6 per cento nel 2008 e +4,7 per cento nel 2009, "mentre il valore delle operazioni con carte di pagamento ha raggiunto complessivamente i 252 miliardi di euro nel 2009". "Forse aveva ragione chi profetizzava che il capitalismo avrebbe trionfato con la strategia del rinforzo continuato dell'offerta - osservano i ricercatori Censis - strumento invincibile nel non dare spazio ai desideri". Ma il desiderio inappagato è una spinta formidabile, che invece in Italia adesso manca, o meglio, c'è ancora, ma è "diventato esangue, senza forza".
Leaderismo e carisma non seducono più. Calma piatta anche sul fronte della politica. Gli italiani esprimono "stanchezza verso la personalizzazione della politica", e riversano le energie residue verso l'associazionismo e il volontariato. "Leaderismo e carisma - gran parte del lessico politico di questi anni - non seducono più: quasi il 71% degli italiani ritiene che nell'attuale situazione socio-economica la scelta di dare più poteri al governo e/o al capo del governo non sia adeguata per risolvere i problemi del Paese. Il distacco è più marcato tra i giovani (75%), le donne (76,9%), le persone con titolo di studio elevato (quasi il 74% dei diplomati e oltre il 73% dei laureati) e tra i residenti del Nord-Ovest (73,6%) e del Nord-Est (73,7%)", si legge nel Rapporto.
Sgonfiamento mediatico. Cosa è successo, perché non si crede più nel ruolo risolutivo del leader politico? Perché il tanto esibito decisionismo degli ultimi anni non ha prodotto nulla, o quasi. Il Censis esamina puntigliosamente le principali decisioni assunte (e ampiamente pubblicizzate) dal governo Berlusconi, e i magrissimi risultati prodotti. Qualche esempio: social card, avrebbe dovuto alleviare i disagi dovuti alla povertà in Italia, numero di beneficiari effettivi inferiore alle attese (circa 450.000), a fronte di 830.000 richieste e una platea di riferimento annunciata di circa 1 milione e 300 mila persone; il provvedimento non è stato rifinanziato nel ddl di stabilità 2011 (che ha operato un taglio considerevole della spesa sociale). Piano casa, avrebbe dovuto rilanciare l'edilizia, si parlava di investimenti per 70 miliardi di euro, ma a oltre un anno di distanza sono state presentate solo 2.700 istanze, l'impatto economico è risultato scarsamente significativo, tanto che ieri un editoriale del Sole24Ore titolava ironicamente "Un piano casa tanto carino, senza soffitto, senza cucina". Ronde per l'ordine pubblico: bassissimo numero di domande presentate alla prefettura. E così via. Il "governo del fare" si è rivelato l'esecutivo dello "sgonfiamento non solo mediatico, ma dovuto anche alla crescente sproporzione tra l'enfasi comunicativa della fase di lancio (che il più delle volte ha nella Tv il palcoscenico preferito) e l'attenzione per il reale impatto delle iniziative di riforma".
Pubblica Amministrazione: altro che miglioramento. Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta ha annunciato più volte i passi in avanti della Pubblica Amministrazione, dovuti alle riforme introdotte in questi anni, ma il 47% degli italiani, rileva il Censis, non la pensa così, e riscontra al contrario un peggioramento del modo in cui funziona la PA, mentre nei 27 Paesi dell'Unione Europea è in media il 33% a dichiarare di aver percepito un peggioramento.
Tv: arretra l'ascolto, troppa parzialità per il Pdl. Gli italiani sono delusi anche dalla televisione. Tra il settembre 2009 e il giugno 2010 si registra un calo di 3,3 milioni di spettatoli (passati da 18,3 a 14,9 milioni). A diminuire in misura maggiore l'ascolto del Tg5 e del Tg1, che hanno perso un milione circa di spettatori. E' probabile che i telespettatori imputino alle reti ammiraglie una eccessiva parzialità nei confronti del governo e del Pdl, ritiene il Censis: "In totale, in un mese i notiziari Rai hanno dedicato 7 ore e 51 minuti al Pdl e 5 ore e 10 minuti al Pd (cioè 2 ore e 40 minuti in meno). Per le reti Mediaset il divario supera le tre ore.
Voglia di onestà (ma non troppo). In questa situazione di stallo, di rifiuto di valori vecchi, nuovi e recentissimi, gli italiani sembrano voler riscoprire "il piacere dell'onestà", anche se poi, al momento debito, forse schiacciati da quest'appiattimento generale, non trovano la forza o la voglia di porre in essere comportamenti 'virtuosi'. Il 44% degli italiani, secondo l'indagine del Censis, individua nell'evasione fiscale il male principale del nostro sitema, e il 60% ritiene che negli ultimi tre anni l'evasione fiscale sia aumentata. Se però il 51,7% chiede di aumentare i controlli per contrastare l'evasione, il 34,1% ammette di non richiedere scontrini o fattura quando il commerciante o il professionista non la rilasciano, tanto più se questo consente di ottenere uno sconto.
La Repubblica, 3 dicembre 2010
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