lunedì 27 settembre 2010

Da Trapani 22 anni dopo. Teatro, parole e immagini, per ricordare Rostagno ucciso il 26 settembre del 1988

Mauro Rostagno
di NORMA FERRARA
«Ciao Mauro». Un semplice saluto, libero, sorridente. Un po' com'era lui. Sono trascorsi 22 anni dall’omicidio di Mauro Rostagno, avvenuto il 26 settembre del 1988 a Lenzi, nelle campagne di Valderice, in provincia di Trapani. A lui Trapani dedica questa edizione di "Ciao Mauro 2010". Anche quest’anno non solo un momento per ricordare ma anche per continuare nel suo nome, quella rivoluzione, lenta ma costante, contro mafiosi e collusi. Una giornata, quella che avrà luogo domani, preceduta da qualche nuovo elemento emerso sulle vicende giudiziarie.
22 anni senza giustizia
Un lungo calvario giudiziario fermo alle indagini preliminari. Poi lo scorso anno la svolta nelle indagini. Una perizia balistica coordinata dalla squadra mobile di Trapani portò alla luce una verità accertata scientificamente: l'arma che uccise Mauro appartiene alla mafia. Nel maggio del 2009 la Dda aveva ottenuto dal Gip l'emissione di un ordine di custodia cautelare nei confronti degli indagati, il killer Vito Mazzara e il capomafia Vincenzo Virga, poi annullato dal tribunale del riesame che aveva ritenuto insufficienti gli indizi raccolti. La perizia balistica effettuata sui bossoli del fucile che quella sera sparò aveva dimostrato che erano i medesimi utilizzati in altri omicidi di mafia di quei tragici anni ’80 a nel trapanese. Poi il cambio di rotta, due giorni fa la notizia, diramata dall’Ansa: la Procura antimafia di Palermo è pronta a chiedere il processo contro i due presunti assassini del giornalista torinese. La perizia, consegnata dal medico legale, Livio Milone, avrebbe confermato i sospetti sugli indagati. Secondo questa ricostruzione il giornalista sarebbe stato ucciso da Cosa nostra per le sue denunce e le inchieste portate avanti attraverso l'emittente televisiva trapanese Rtc. I due accusati del delitto sono già detenuti e condannati all'ergastolo per altre vicende. A Trapani come a Torino la città nella quale vivono i suoi familiari, si aspettano maggiori notizie e soprattutto l’inizio di un processo. Questi 22 anni però sono serviti, qualora ce ne fosse stato bisogno, a capire quanto questa verità continui ad essere scomoda anche oggi. Scomoda per tutti coloro che l’hanno ostacolata, hanno fatto in modo di depistarla, o semplicemente non l’hanno cercata. Sui depistaggi messi in atto nei confronti delle indagini del caso Rostagno, forse non si indagherà mai ma l’inizio del processo potrà contribuire a fare luce anche sui tanti che hanno operato nella direzione contraria a quella dell’accertamento dei fatti.
I trapanesi e Mauro
Gli animatori dell’associazione Ciao Mauro tre anni fa proposero una raccolta firme, sostenuti dalla figlia di Mauro, Maddalena Rostagno e dai familiari, per chiedere agli inquirenti di dare nuovo impulso alle indagini. Questa petizione portò nuovamente il caso all'attenzione dei cittadini, del resto del Paese e in qualche modo anche, per quanto possibile, degli inquirenti. «In una intercettazione registrata in carcere – ricorda Andrea Castellano dell’associazione Ciao Mauro – si scopre che il boss Vito Mazzara si sarebbe lamentato di tutto questo "chiasso" fatto intorno ad un omicidio del quale nessuno si interessava da anni. Diceva che l’interessamento dei cittadini a questo caso aveva dato nuovo impulso alle indagini e creato attenzione mediatica sul caso. Già, solo questo, per noi è stato un risultato straordinario». Andrea, giornalista trapanese, è da alcuni anni uno degli animatori dell’associazione che ogni anno chiama a raccolta intorno a sé la città nel tentativo di ripartire dalle cose importanti che Mauro ha lasciato a Trapani per migliorare la Trapani di oggi e far continuare sulle gambe dei trapanesi giovani le idee e l’energia di Mauro. Nell'edizione di Ciao Mauro di quest’anno, una cerimonia laica, spettacoli, danza, musica e dibattiti e anche la presentazione del nuovo lavoro ispirato alla vita di Mauro Rostagno. A presentarlo insieme agli autori, la figlia, Maddalena e il giornalista Giacomo Di Girolamo. « La nascita di Prove tecniche per un mondo migliore, il fumetto realizzato da Marco Rizzo, Nino Blunda, Giuseppe Lo Bocchiero – commenta Castellano - è il segno che Rostagno continua a rappresentare ad oltre vent’anni dalla morte qualcosa di importante e speciale, anche per i giovani che non l’hanno conosciuto. Giovani spesso nati quando Rostagno moriva».
Rostagno, la memoria e la città
«L’oblio del tempo fa dimenticare e crea una patina di ombra anche su fatti importanti e su Rostagno – continua Castellano - si stava correndo questo rischio. Veniva ricordato solo il 26 settembre e poi si tornava nel silenzio. L’impulso di Ciao Mauro, la raccolta di firme di tre anni fa, tante cose, hanno dato una nuova vita al ricordo del giornalista, nella città, che non lo aveva dimenticato. « Quando raccoglievamo le firme – commenta - capitava che molta gente facesse la fila per ore per firmare qualcosa che era per Mauro» . Una città che si è riscoperta ancora legata all’uomo che l’ha fatta sorridere e indignare, con i suoi programmi di satira e informazione pungente, con quel suo modo irriverente di raccontare dei potenti, di un doppio bilancio parallelo al Comune di Trapani, degli scandali dell’Ente teatro del Mediterraneo, della loggia segreta Iside2 (affiliata alla P2 di Licio Gelli) alla mala gestione della nettezza urbana. Tutto, con una grande capacità comunicativa che gli consentiva di arrivare a tutti coloro fossero dall’altra parte dello schermo. C’erano tante cose dentro il giornalismo di Rostagno: il locale e il generale, il qui ed ora, "la persona della porta accanto", come scrisse in uno dei suoi editoriali per Radio tele cine.
E poi guardando ad oggi, 22 anni dopo e al giornalismo trapanese. «Se oggi fosse ancora vivo non so - conclude Castellano - se Rostagno avrebbe potuto esprimersi con la libertà che usò in quegli anni. Perché se non era straordinaria la realtà della seconda metà deli anni ’80, purtroppo devo dire che non lo è nemmeno quella di oggi. Paradossalmente in quel decennio della lunga scia di omicidi di mafia, difficile e doloroso, c’era però una vivacità intellettuale e culturale superiore a quella odierna. Oggi c’è un appiattimento del mondo dell’informazione che è anche a livello nazionale, ma che si fa più stridente a livello locale».
Liberainformazione.it

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