mercoledì 30 aprile 2008

Portella della Ginestra, 1° Maggio 1947. Mafia, banditi, agrari (e servizi segreti) sparano sui contadini in festa... e fu la strage

Erano quasi le dieci e gli altoparlanti annunciavano l’imminente inizio della manifestazione. Qualche minuto dopo, Giacomo Schirò, segretario della sezione socialista di San Giuseppe Jato, salì sul “sasso” di Barbato, coperto da bandiere rosse, iniziando a parlare. All’improvviso dei rumori sordi: Ta-pum... ta-pum... ta-pum… I contadini guardavano il cielo ridendo: «I giochi d’artificio... i giochi d’artificio... è cominciata la festa!». Ma non era la festa, erano colpi di armi da fuoco, sparati ad altezza d’uomo. Sicuramente di mitra, forse anche lo scoppio di qualche granata... il finimondo. Urla, pianti, gente che fugge, muli imbizzarriti. Infine, decine di corpi straziati per terra: undici morti e ventisette feriti. La strage di Portella della Ginestra.

In poche ore, la tragedia di Portella fece il giro d’Italia. E l’Italia intera rimase sbigottita. In un angolo del cuore interno della Sicilia, a sangue freddo, erano stati assassinati uomini, donne e bambini in festa. Un fatto inaudito, intollerabile. Tutti i leader della sinistra arrivarono a Piana, a San Giuseppe, a San Cipirello. Il 3 maggio fu proclamato lo sciopero generale nazionale, con una imponente manifestazione a Palermo, fioccarono le interrogazioni parlamentari. Sott’accusa finirono gli agrari, la mafia e la banda Giuliano, che, con la copertura politica di “pezzi” dello Stato e della politica, non avevano esitato a sparare sulla folla inerme, pur di bloccare le lotte contadine e l’avanzata della sinistra. A minimizzare l’accaduto, nella seduta del 9 maggio 1947 dell’Assemblea Costituente, pensò il ministro degli interni, Mario Scelba: «Non c’é movente politico». Scelba mentiva. Sapeva benissimo delle trame siciliane e, in qualche modo, ne era pure uno artefice.

Che a Portella della Ginestra siano stati Salvatore Giuliano e la sua banda a sparare sui contadini in festa non vi sono dubbi. Al riguardo, c’é anche una sentenza della magistratura. Che Giuliano sia stato affiancato dalla mafia è un’ipotesi plausibile. Che i mandanti della strage possano essere stati gli agrari, con la complicità di “pezzi” dello Stato e della politica è anch’essa una tesi sostenibile, su cui tutti gli storici che si sono occupati della vicenda concordano. Il punto su cui non c'è convergenza attiene al coinvolgimento o meno dei servizi segreti americani. A dirsi convinti di questo coinvolgimento sono gli storici Giuseppe Casarrubea e Nicola Tranfaglia. «Possiamo considerare la strage di Portella l’atto culminante compiuto dalle forze dominanti (gli Stati Uniti e i suoi servizi segreti, l’associazione mafiosa siciliana, una parte del gruppo dirigente del partito cattolico) per fermare la possibile, o probabile, avanzata delle forze di sinistra italiane», sostengono. «E’ probabile che sia stato così – dice il prof. Renda – ma purtroppo non c’è nessuna prova ed ancora oggi non sappiamo chi ha armato la mano di Giuliano».
Dino Paternostro

Primo Maggio 2008

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