martedì 22 aprile 2008

Il centrosinistra in Sicilia

Carmelo Lo Piccolo, Palermo
Come era ampiamente previsto, il risultato delle elezioni regionali ha confermato lo stato di evidente minoranza del centrosinistra siciliano, ma l'entità e le proporzioni della sconfitta appaiono preoccupanti. Si registra un vistoso arretramento rispetto alle elezioni del 2006, ma soprattutto sembra inconsistente la prospettiva di fondo e il senso politico del voto per il Pd e per la Sinistra arcobaleno in Sicilia.
Quello che dovrebbe far riflettere seriamente la dirigenza siciliana del centrosinistra, infatti, è la strutturale incapacità di attrarre e motivare consenso, aggravata peraltro dalla spiacevole sensazione, offerta al proprio elettorato, di considerare la Sicilia una realtà pregiudizialmente negativa, per la quale non vale la pena di impegnarsi più di tanto.
E se al pessimo risultato elettorale si dovesse aggiungere la decisione di Anna Finocchiaro di optare per il seggio al Senato, anziché rimanere in Sicilia a organizzare l'opposizione con Rita Borsellino, la spiacevole sensazione si trasformerebbe in devastante conferma, provocando una ulteriore demotivazione e un forse irrecuperabile scollamento nel già sparuto e scoraggiato elettorato di centrosinistra.
Si sbaglierebbe però a credere che si tratti solo di un problema di persone e di vertici da cambiare. Occorre ammettere che in Sicilia si è radicato storicamente un familismo cinico e amorale e la logica del voto di scambio, del vantaggio immediato e personale, del disprezzo e della derisione del talento e del merito sono diventati i tratti distintivi e innati della società, dove non esiste l'idea di comunità e di bene comune e dove qualunque ceto politico di centrosinistra, che volesse fare politica affermando questi valori, sarebbe condannato comunque alla sconfitta.
Le elezioni hanno confermato questa tara culturale che affligge la Sicilia, se solo si pensa, tanto per fare due esempi, che risultano eletti condannati in primo grado per reati gravissimi e responsabili di veri e propri dissesti finanziari a danno della collettività amministrata e dell'avvenire dei cittadini. Finché questo nodo non sarà sciolto, qualsiasi conquista civile, qualsiasi movimento di riscatto morale, qualsiasi realtà di emancipazione dalla mafia e dal malgoverno che dovessero affermarsi in Sicilia sono a rischio e il centrosinistra perdente a prescindere dalle qualità dei suoi rappresentanti.
La Repubblica
DOMENICA, 20 APRILE 2008

1 commento:

icare ha detto...

PARTINICO: ELEZIONI SEMPRE PIU' VICINE, POLITICA SEMPRE PIU' LONTANA...

SCELTA DEI CANDIDATI-SINDACO:
MENTRE LA POLITICA RASENTA IL RIDICOLO... IL "NON-VOTO" SI PRESENTA COME L'UNICA "SCELTA UTILE"!



E', direi quasi, surreale lo scenario che si ripresenta a Partinico:

a poche settimane dalle elezioni, gli schiaramenti politici in campo (anzi, i singoli partiti e, in alcuni casi, le singole correnti dei vari partiti) non hanno ancora avuto la dignità di assumersi le proprie responsabilità e fare una scelta: indicare i propri candidati alla guida del Paese!


Non è certo la mancanza di tempo utile la ragione (da troppo tempo, semmai, il Comune di Partinico è sotto commissariamento e si aspettano le elezioni amministrative): quella che è più mancata, invece, è la responsabilità della classe politica tutta, specie del centrodestra, che, pur avendo la possibilità di governare tranquillamente la Città con una maggioranza bulgara, non ha saputo trovare nessun punto di convergenza.


Si sono aspettate le elezioni politiche, in modo che ogni partito potesse trattare (dall'augurato punto di forza dei risultati elettorali) per imporre una propria candidatura, disinteressandosi di ogni straccio di progettualità: questo dimostra che nulla è cambiato in questi mesi, neppure in tempi di ormai matura anti-politica.


La gestione del potere è ancora concepita come "fine a se stessa": ad essere truffati e derisi siamo sempre noi cittadini, l'ultima ruota del carro, l'ultimo interesse caro alla Politica, così ingenui da credere di poter esprimere un "voto utile" per discernere il buono in mezzo al marcio!


La cosa più semplice e democratica per risolvere l'ampasse creatosi, che sarebbe l'indizione di Primarie locali (le quali consentirebbero di spendere il tempo rimasto a progettare il futuro piuttosto che a contendersi le ultime poltrone appetibili), viene così osteggiata da ogni parte. Lasciar scegliere alla gente la figura più degna e capace di candidarsi alle elezioni è considerata cosa assurda, forse pericolosa: "sia mai" che la tanto conclamata "Società civile" si risvegliasse finalmente e, con un colpo di teatro, ripulisse Partinico dalle ceneri del suo passato!!!

Il tutto fa crescere il "senso di schifo" di quei cittadini onesti che esprimono solo un "voto di coscienza" e che non hanno nulla da chiedere alla Politica, se non che faccia il suo dovere: ben amministrare. Finirà forse che, più che i politicanti partinicesi a rimettersi alla volontà dei cittadini, saranno i veri partinicesi a "rimettere" a dosso a questa Politica (fatta dai soliti trombati, nuovamente pronti a "scendere in campo" per "spendersi per il bene del Paese": purtroppo non si sa quale!).


L'ASTENSIONE, salvo che un improvviso terremoto faccia crollare lo "status quo", rimane l'unico male minore, l'unica scelta libera e consapevole. Il voto è il primo dei diritti politici e di libertà per cui vale la pena di spendersi: proprio per questo va esercitato se (e solo se) vi sono le condizioni minime indispensabili perché non sia sprecato, perchè non si traduca in un esercizio di mera vanagloria: allo stato, è meglio non sporcare le proprie mani con un voto sprecato piuttosto che votare col "naso turato"!

Per questo IO NON VOTO. Ed esercito così, liberamente, il mio spirito critico.

P.S.
Si contesti pure la scelta dell'astensione ma non si attacchi il "grido di protesta" di quei giovani che dicono "basta" a questa politica solo perchè non scendono in prima persona nell'arena politica e non decidono, a loro volta, di fare politica. Ogni cittadino, in quanto tale, ha il diritto di rivendicare una buona amministrazione della Cosa pubblica, che egli contribuisce a finanziare pagando onestamente le tasse: quello che si chiede, d'altronde, non è un viaggio su Marte ma solo una seria presa d'atto dei problemi della Comunità per prospettare soluzioni alla cittadinanza!
Barattare qualche posto in lista con una segreteria di partito o lanciarsi in avventurose liste civiche (che, osteggiate dall'intera Casta della Politica, finirebbero col tradursi in un "flop" elettorale) non è il meglio per cui un giovane, oggi, possa impegnarsi.
La Nuova Politica non può tradursi in una lotta dei giovani per un posto in lista: una vera Politica, per esser nuova, non deve esser fatta necessariamente da giovani allo sbaraglio (magari più manovrabili e/o condizionabili dai notabili alle spalle), bensì richiede l'esperienza (maturata negli anni, sia nello studio che attraverso le professionalità espresse) di uomini e donne che abbiano capacità, possibilità e tempo da dedicare a questo servizio, avente una coscienza libera e proposte nuove da offrire. Ma, fino a quando non cambieranno le condizioni di partenza, è ovvio che nessuna persona di tale spessore morale sia disposta a fare la comparsa nel "teatrino" cui quotidianamente assistiamo, a volte inconsapevoli...


Gaspare Serra