sabato 12 marzo 2011

Mario Draghi e Luigi Ciotti: "Mafie al nord, pericolo per democrazia"

Un impianto fotovoltaico
di Lorenzo Frigerio
Il giorno dopo il diluvio, splende il sole su Milano. Il giorno dopo il tremendo schiaffo della DNA, che nella sua relazione parla di “colonizzazione” della Lombardia da parte della ‘ndrangheta, un timido raggio di sole fa capolino tra le nuvole, per farsi sempre più forte con il passare delle ore a rischiarare il futuro prossimo: forse la speranza c’è, forse la battaglia contro il cancro mafioso si può vincere, forse. In realtà, a Milano c’è il bigio cielo di sempre, ma oggi la società civile e responsabile ha battuto un colpo e ha risposto all’appello lanciato da Libera e dalle sette università milanesi: appuntamento questa mattina presso l’aula magna di via Festa del Perdono, ospiti d’eccezione Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Incontro e tema erano stati fissati da lungo tempo, tempo durante il quale i sette atenei milanesi hanno elaborato un programma di seminari interuniversitari che hanno l’ambizione di organizzare una risposta culturale e scientifica alla sfida criminale. Una risposta civile che, partendo proprio dagli atenei, innervi il mondo delle professioni e responsabilizzi la cittadinanza, per creare quegli anticorpi necessari a debellare il fenomeno mafioso.
Oltre mille persone
Nemmeno nella più rosea delle previsioni iniziali era immaginabile un esito così importante, in termini di partecipazione e consenso all’iniziativa di oggi. La data dell’incontro, blindata in ragione dei molteplici impegni dei due prestigiosi relatori, era da subito stata un problema, perché coincidente con il carnevale di rito ambrosiano. Mostrando buon viso a cattivo gioco e quindi pronti a rinunciare in partenza agli studenti fuori sede, vista la sospensione delle lezioni, gli organizzatori non avevano però fatto i conti con lo sciopero dei mezzi pubblici, annunciato solo qualche giorno fa. E, quindi, quando a meno di un’ora dall’inizio, erano ancora poche decine i presenti in sala, ci si preparava al peggio. Nel giro di una decina di minuti però, in una Statale pressoché deserta, l’affluenza iniziava lentamente ad aumentare e le sedie andavano riempiendosi, tanto che alle undici in punto l’aula magna era gremita in ogni ordine di posti. Alla fine le presenze saranno stimate tra le mille e le milleduecento. Una variopinta e fresca partecipazione di giovani e di studenti, i rappresentanti delle associazioni (molti referenti di Libera provenienti da fuori regione) e dei sindacati, i docenti delle università milanesi e gli amministratori di enti locali. Tutti intenti a scambiarsi opinioni e saluti. Tutti pronti però a fare silenzio, quando fanno il loro ingresso in sala i due ospiti, accolti da un lungo applauso: sono passate da poco le undici e un quarto e nel rispetto del più classico quarto d’ora di ritardo accademico, inizia il dialogo a distanza tra i due.
Ciotti ricorda Borsellino
Don Luigi inizia il suo appassionato intervento ricordando Paolo Borsellino, con le parole pronunciate dal magistrato ucciso da Cosa Nostra, in occasione della celebrazione del maxiprocesso contro le cosche siciliane. In quello che sembrava il momento di massimo successo dell’offensiva dello Stato contro la mafia, proprio quando la vittoria sembrava vicino, il giudice metteva in guardia da pericolosi allentamenti di tensione e dalle “perniciose illusioni” che potevano far credere di aver debellato per sempre il cancro criminale. E il sacerdote decide di partire utilizzando proprio questa citazione, per ricordare subito a tutti come, a fronte degli importanti risultati conseguiti in termini di catture dei latitanti e di sequestro dei beni, non siano pochi i segnali di preoccupazione sul versante della lotta alle mafie. A partire proprio dalla relazione della DNA che, in riferimento alla Lombardia utilizza proprio l’espressione “colonizzazione”, abbandonando per sempre ogni timido riferimento ad infiltrazioni possibili o presenze indesiderate. Ciotti ricorda come da anni, proprio l’osservatorio rappresentato dalle tante associazioni che si muovono sul territorio e che si riconoscono sotto l’egida di Libera avesse già lanciato segnali di profonda preoccupazione per la pervasiva presenza delle mafie nel contesto delle regioni del nord. Oggi ai danni perpetrati dal crimine organizzato devono aggiungersi quelli prodotti dalla corruzione: le cifre riportate dalla Corte dei Conti sui costi dei reati legati alla corruzione, insieme al fatturato delle mafie sono, secondo Don Ciotti, una ferita costante alla reale esigibilità dei diritti nel nostro paese. Ecco la ragione della campagna in corso di svolgimento intitolata “Corrotti” che punta a chiedere al presidente Napolitano l’adeguamento normativo del nostro sistema per contrastare la corruzione. Ciotti ricorda poi l’allarme lanciato dal procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che, nel denunciare la zona grigia dove allignano le collusioni con il crimine, lancia l’allarme anche per il clima di omertà diffuso e la passività di tanti, cittadini e imprenditori, nel collaborare con le istituzioni preposte al controllo di legalità. Per questo segnali importanti, come il protocollo stipulato a Modena da tutti gli ordini per vigilare sul corretto esercizio della professione e l’eventuale espulsione di quanti si macchiassero di rapporti illeciti con appartenenti alle cosche, vanno incoraggiati e segnalati per il presidente di Libera. Altri importanti risultati, come l’agenzia per i beni confiscati, vanno nella giusta direzione, ma occorre ogni giorno rilanciare l’impegno personale e collettivo. “Vogliamo più giustizia, vogliamo più trasparenza, vogliamo più libertà per tutti – ha concluso il sacerdote – ma noi dobbiamo fare la nostra parte. Vogliamo essere una spina propositiva. Il cambiamento ha bisogno di più da parte di ciascuno di noi. Questa è la speranza”.
Draghi: “Mafie frenano lo sviluppo”
Tocca poi a Mario Draghi che si dice grato a Libera per l’invito, rivolto alle oltre mille persone assiepate nell’aula magna dell’ateneo: “Sono orgoglioso di questa risposta civile”. Per il governatore della Banca d’Italia, “contrastare le mafie, la presa che esse conservano al Sud, l'infiltrazione che tentano al Nord, serve a rinsaldare la fibra sociale del paese ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia”. Draghi ricorda il difficile momento economico che ha visto molte imprese in difficoltà e facili prede del crimine mafioso. Nell’argomentare il suo ragionamento, riporta una serie di statistiche e cifre che testimoniano la costante e crescente aggressione delle cosche all’economia del nostro paese, soprattutto nelle regioni del sud. Un’avanzata che oggi si misura in modo preoccupante anche al nord: tra il 2004 e il 2009 le denunce per associazione mafiosa al nord sono concentrate per quattro quinti nelle province di Milano, Bergamo e Brescia. Le cosche avanzano quindi e la loro presa sul territorio aumenta in maniera esponenziale. Non solo pericoli per l’economia ma anche per la democrazia, vengono dal combinato disposto degli affari delle mafie e dai danni provocati dalla corruzione.
Ecco perché un impegno prevalente della Banca d’Italia è nel contrasto del riciclaggio, con la segnalazione delle operazioni sospette: “il sistema finanziario italiano si sta gradualmente conformando alla disciplina: siamo passati da 12.500 segnalazioni nel 2007 a 37.000 lo scorso anno, con una dinamica in accelerazione. Professionisti e altri operatori sono meno solerti: i potenziali segnalanti avvocati, notai, commercialisti, sarebbero diverse centinaia di migliaia, ma nel 2010 sono pervenute solo 223 segnalazioni”. Il governatore chiude il suo intervento richiamando le banche ad una maggiore solerzia nella vigilanza ma anche nella vicinanza ai clienti in difficoltà perché non cadano nelle maglie dell’usura e dell’estorsione mafiosa.
C’è tempo ancora per qualche domanda raccolta nei percorsi formativi promossi da Libera e dalle università. Il governatore non si sottrae e quando l’incontro termina, ad attendere lui e don Ciotti sono le tante telecamere e i taccuini dei tanti giornalisti di tv e quotidiani. La notizia viene rilanciata con grande enfasi da tutte le testate online dei maggiori quotidiani: nel leggere questi articoli resta però l’impressione che si sia persa l’occasione di raccontare il contesto attento e partecipato che ha accolto gli interventi di Ciotti e Draghi. In nessuno di questi si legge delle circa cinquecento persone che hanno lasciato i loro riferimenti per essere coinvolti nelle attività di Libera o delle quattrocento cartoline contro la corruzione sottoscritte in meno di due ore. Nessuna delle agenzie o dei resoconti giornalistici, infatti, ci racconta del raggio di sole che oggi, timido, si è fatto largo nel cielo bigio di Milano. Se le università di Milano, se le associazioni si impegnano, i giovani ci sono e loro sì che fanno sperare che il cambiamento sia possibile. Il cammino ora continua con i seminari e con i corsi promossi dai sette atenei. Indietro non si torna. Il sole forse, domani, tornerà a splendere su Milano.
Liberainformazione.org, 11.3.2011

Nessun commento: