
"Su molti aspetti della mafia non c'é una buona informazione e il giudizio di alcuni clericali si base su luoghi comuni o articoli di giornale. Inoltre, la riflessione nella Chiesa che si era aperta dopo l'uccisione di don Pino Puglisi si è un po' fermata, allora bisogna coinvolgere il clero sempre di più per evitare che si adagi solo perché per le strade di Palermo non ci sono morti ammazzati". Lo dice don Francesco Michele Stabile, storico della Chiesa e parroco a Bagheria (Pa), tra gli organizzatori delle lezioni sulla mafia e l'antimafia che coinvolgono quaranta seminaristi a Palermo. Per padre Stabile "il clero ha un compito specifico nei riguardi della comunità e c'é il rischio che si chiuda in un intimismo pericoloso, come se ciò che riguarda la società, in questo caso l'influenza della mafia, non importasse: ma la mafia é contro il Vangelo e quindi contro la fede religiosa". Il sacerdote guarda oltre ai seminari per gli aspiranti preti e auspica l'istituzione "di un osservatorio ecclesiale presso la Conferenza episcopale che raccolga, suggerisca e rifletta sulle modalità con cui le comunità devono affrontare il fenomeno mafioso". "Come Chiesa - prosegue - dobbiamo prendere atto di come la mafia inficia il modo di vivere la religiosità e attacca la fede". Per padre Stabile "é il Consiglio presbiteriale che deve decidere cosa fare, insieme all'arcivescovo".
17 novembre 2008
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