Il presidente Fini commemora Borsellino |
La giornata si era aperta con la deposizione di alcune corone di fiori da parte del presidente della Camera, Gianfranco Fini e del ministro degli Interni Roberto Maroni.
"I partiti sono tenuti a svolgere un'opera di pulizia al loro interno". Così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della commemorazione della strage di via D'Amelio in cui 19 anni fa morirono il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Fini è intervenuto nell'aula magna del palazzo di giustizia di Palermo. "Nella battaglia contro la criminalità organizzata - ha detto - quello politico è un fronte decisivo. È un fronte che passa sia per l'attività di governo e per quella legislativa sia per la forza di mobilitazione dell'opinione pubblica. Passa soprattutto per la capacità degli stessi partiti di fare pulizia al proprio interno eliminando ogni ambigua zona di contiguità con la criminalità e il malaffare".
Anche il ministro degli Interni, Roberto Maroni, è giunto a Palermo per commemorare il magistrato. Il ministro ha deposto una corona di fiori degli uffici del reparto scorte della caserma Lungaro. Al termine della cerimonia Maroni ha incontrato in forma privata per alcuni minuti i familiari delle vittime della strage, la moglie Agnese e il figlio Manfredi Borsellino con la famiglia, e i parenti della scorta del magistrato.
La visita del ministro si è conclusa con un vertice in prefettura sul tema della sicurezza. All'incontro presenti, tra gli altri, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il procuratore di Palermo Francesco Messineo, il presidente della Corte d'appello, Vincenzo Oliveri, il procuratore generale Luigi Croce, il presidente del tribunale Leonardo Guarnotta, il prefetto Umberto Postiglione, il questore Nicola Zito, il comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli, i vice capo della polizia Nicola Izzo e Francesco Cirillo e i vertici provinciali e regionali dei carabinieri e della guardia di finanza.
Non si placa intanto la polemica tra i familiari del giudice e i rappresentanti delle istituzioni. Replicando alle critiche mosse sia dal figlio del magistrato ucciso, Manfredi Borsellino, che dal fratello Salvatore secondo cui non sarebbe opportuna la presenza di rappresentanti istituzionali "perché è stata una strage di Stato", il presidente della Camera Fini ha detto: "Sono qui perché sono alla ricerca della verità, altrimenti non sarei venuto". Poco prima in via D'Amelio era stato diffuso uno striscione dei giovani del movimento delle Agende rosse: "No corone di Stato per una strage di Stato".
"Sono qui perché ancora non è stata fatta giustizia e non è stata fatta luce sulla verità", ha detto Salvatore Borsellino in via D'Amelio. Anche il figlio di Paolo Borsellino, Manfredi ha chiesto verità sui depistaggi.
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Il messaggio del presidente Napolitano. Questa mattina il presidente della Repubblicalica Giorgio Napolitano ha inviato alla signora Agnese Borsellino un messaggio, in cui ricorda che la strage rappresentò il culmine di una delle fasi più gravi della criminalità organizzata contro le istituzioni democratiche: "L'attentato volle colpire sia un simbolo della causa della legalità sia un uomo che stava mobilitando le migliori energie della società civile dando a esse crescente fiducia nello stato di diritto. A diciannove anni di distanza, il sacrificio di Paolo Borsellino richiama la magistratura, le forze dell'ordine e le istituzioni tutte a intensificare - con armonia di intenti e spirito di effettiva collaborazione - l'azione di contrasto delle mafie e delle sue più insidiose forme di aggressione criminale". Come i figli di Borsellino, anche Napolitano auspica una risposta di verità e giustizia su quanto accaduto.
FOTO Al tribunale il mosaico delle vittime della mafia
L'attentato. Era il 19 luglio. Quel giorno Borsellino, dopo avere pranzato con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, stava andando dalla madre, che abitava in via D'Amelio, a Palermo. Ad attenderlo c'era una Fiat 126 con circa 100 chili di tritolo. Una strage messa a segno 57 giorni dopo quella in cui perse la vita il suo amico e collega Giovanni Falcone.
Gli interventi. Nel corso delle celebrazioni il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha deposto una corona sulla lapide in memoria degli agenti uccisi dalla mafia al reparto scorte della caserma Lungaro di Palermo.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha rievocato le doti del magistrato: la grande dedizione, la passione civile, l'ostinata coerenza; doti che hanno rafforzato la volontà di chi vuole proseguire nel cammino di legalità da lui tracciato.
Bersani. "La memoria di Borsellino è viva negli italiani", così Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico. "Siamo tutti consapevoli - spiega - che Borsellino servì lo Stato con onestà e rigore, a difesa dei valori della legalità e della giustizia. Una comunità che si dovesse privare di questi valori, finirebbe con il minare le fondamenta della nazione".
"Nei momenti più difficili e tragici della sua storia - prosegue Bersani - il nostro Paese ha spesso trovato la via per emanciparsi, tributando in quel modo il migliore omaggio ai propri caduti. Anche oggi dobbiamo trovare questa forza e l'esempio di Borsellino ci sostiene. Non c'è altra possibilità - aggiunge - se non quella di ristabilire le basi del vivere civile: onestà, legalità, giustizia. E' necessario uno scatto della classe dirigente per ricostruire un tessuto sociale drammaticamente indebolito e perciò maggiormente esposto al crimine organizzato".
Il segretario del Pd chiede poi gratitudine per il "lavoro della magistratura, delle forze dell'ordine e di tutti coloro che sono in prima fila nella lotta alle tante mafie che continuano ad esercitare la loro ipoteca sul futuro del Paese. Non riesco a vedere altro modo per rispettare la memoria di uomini come Paolo Borsellino. Concludo rivolgendo un pensiero partecipe e commosso alle famiglie dei caduti in via D'Amelio".
Vendola. "'Il tritolo di Cosa nostra squarciò il cuore della democrazia italiana rivelò la capacità delle organizzazioni mafiose di ipotecare pesantemente la vita pubblica e sociale del nostro Paese. È necessario dare una risposta chiara", lo ha dichiarato il segretario di Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola. "Senza questa opera di verità - ha aggiunto - e di conseguente bonifica morale, le commemorazioni degli eroi dell'antimafia, sono solo processioni di parole inutili e di retorica melensa".
La Repubblica, 19 luglio 2011
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