sabato 2 luglio 2011

L'arresto di Gaetano Riina. Gli approfondimenti, i retroscena

Gaetano Riina
(AGENPARL) - Roma, 01 lug - I Carabinieri del Gruppo di Monreale e del ROS, a Corleone, Bagheria (PA) e Mazara del Vallo (TP), a conclusione di un’attività investigativa convenzionalmente denominata “Apice”, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo - Direzione Distrettuale Antimafia (Proc. Agg. Ignazio De Francisci e Sost. Proc. Marzia Sabella), hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere (associazione di tipo mafioso ed estorsioni) nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti appartenere alla famiglia mafiosa di Corleone, emesse il 28 giugno dal Tribunale di Palermo – Sezione G.I.P. su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia. L’attività investigativa, durata circa 3 anni, ha permesso di: menomare fortemente lo storico mandamento mafioso di Corleone; azzerare la capacità operativa della famiglia dei Riina attraverso l’arresto di Gaetano Riina , fratello del più noto Salvatore Riina, capo di Cosa Nostra, e dei suoi pronipoti Giuseppe Grizzaffi e Alessandro Correnti; acquisire alcuni elementi (al di là del singolo episodio estorsivo contestato con l’odierna ordinanza) sulla capillare attività estorsiva ai danni degli imprenditori presenti nel territorio di Corleone e Mazara del Vallo, dove Riina vive da tempo, effettuata allo scopo di finanziare le casse dell’organizzazione criminale e della famiglia di sangue. Lo rendono noto i Carabinieri di Palermo.
L’indagine, iniziata circa 3 anni fa, si proponeva lo scopo di delineare il nuovo assetto del mandamento mafioso di Corleone e delle storiche famiglie che avevano subito durissimi colpi con l’arresto dei capi storici e con il sequestro di numerosi beni, dopo l’operazione Perseo, sempre condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo. Le investigazioni da subito dimostravano la forte influenza di Gaetano Riina il quale, benché residente da anni a Mazara del Vallo, aveva cominciato ad occuparsi degli affari della famiglia mafiosa corleonese. Ulteriori e preziosissimi elementi erano poi emersi all’indomani dell’omicidio di Nicolò Romeo, avvenuto tra Corleone e San Cipirello l’11 gennaio 2010. Romeo era titolare dell’impresa “Alizoo”, attiva nel campo dell’allevamento e macellazione bestiame e sottoposta a estorsione da parte della famiglia mafiosa di Corleone.

Il mandamento mafioso di Corleone è sicuramente uno dei più importanti di tutta la storia di Cosa Nostra. I suoi esponenti per decenni infatti sono stati riconosciuti universalmente al vertice assoluto dell’organizzazione criminale. Riina, Provnzano, Bagarella avevano infatti, sin dagli anni ’60 preso il predominio inizialmente di tutta la provincia di Palermo, scalzando di fatto le famiglie cittadine, e successivamente erano riusciti a rimanere al vertice della commissione regionale. Nemmeno l’arresto del capo, Totò Riina, avvenuto ormai quasi 20 anni fa, aveva deposto i corleonesi che con Leoluca Bagarella prima e soprattutto con Bernardo Provenzano dopo, avevano traghettato la mafia siciliana nel nuovo millennio. La cattura di quest’ultimo, avvenuta nell’aprile del 2006, e l’immensa mole di documentazione probatoria rinvenuta, sembrava aver dato il colpo mortale al clan dei corleonesi. Ma sin dalla cattura di Bernardo Prevenzano era risultato chiaro che costui si avvaleva di una serie di uomini d’onore che agivano indisturbati nella zona di Corleone, e costituivano gli ultimi anelli della catena in grado di condurre fino al latitante. Dall’analisi dei pizzini sequestrati nel covo di Montagna dei Cavalli emergevano moltissimi spunti investigativi, poi confluiti in nuove indagini, dirette ad accertare i nuovi assetti di vertice dell’organizzazione mafiosa, ed i ridisegnati confini dei mandamenti, individuandone i nuovi capi. Dopo l’operazione Perseo, le sorti del mandamento, ma soprattutto della famiglia Riina/Grizzaffi, erano state curate da Gaetano Riina che, forte della sua esperienza e del rapporto di parentela con il capo di cosa nostra, era la persona con il giusto carisma e ascendente per poter rappresentare degnamente Corleone nel rapporto molte volte complicato con gli altri mandamenti della provincia.

L’assenza dei capi storici del mandamento di Corleone, l’inesperienza dei giovani associati quali i nipoti di Riina, Giuseppe Grizzaffi e Alessandro Correnti, avevano rischiato di offuscare la posizione dei corleonesi in seno a “Cosa Nostra”. I soldi delle estorsioni e delle messe a posto non arrivavano più con puntualità e molto spesso vi erano convergenze d’interessi di altre famiglie mafiose su territori di storica competenza di Corleone. Nel corso dell’attività di indagine emergevano contatti tra alcuni familiari di Salvatore Riina e l’azienda ALIZOO TORRE DEI FIORI s.r.l., produttrice di mangimi, pollame e uova, sita in un apice del territorio del Comune di Monreale, fra i Comuni di San Cipirello e Corleone il cui socio nonché fratello del titolare,Nicolò Romeo , fu assassinato nel gennaio 2010. In particolare, emergeva l’influenza che Gaetano RIINA riusciva ad esercitare nel territorio di Corleone, suo luogo di origine, ed in quello di Mazara del Vallo (TP), dove risiede oramai da molti anni, e dove, per quanto riferito da molti collaboratori di Giustizia, il fratello Salvatore aveva trascorso parte della sua latitanza. In tale località Gaetano Riina era entrato in contatto con le diramazioni locali di cosa nostra, svolgendo ruoli ed attività di tipico stampo mafioso, avvalendosi della collaborazione di uomini d’onore della zona tra i quali Giovanni Durante. Inoltre, si acquisivano importanti elementi circa le attività mafiose dei pronipoti di Gaetano Riina, Giusepp Grizzaffi e Alessandro Correnti . In particolare, l’indagine ha consentito di: acquisire concreti elementi di reità per associazione di tipo mafioso nei confronti di: Gaetano Riina per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Corleone (paese di origine dell’indagato), partecipando e presiedendo a riservati incontri aventi ad oggetto questioni di estrema rilevanza per l’organizzazione, fungendo da partavoce e consigliere di altri associati, controllando le attività economiche che si svolgevano sul territorio, intervenendo per la realizzazione di diverse estorsioni e distribuendo i proventi estorsivi ai suoi sodali, e per avere altresì apportato similari contributi alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo; di Giuseppe Grizzaffi e Alessandro Correnti, per avere fatto parte della famiglia mafiosa di Corleone partecipando a riunioni, contribuendo alla risoluzioni di controversie in ambito associativo e alle decisioni concernenti l’organigramma della consorteria corleonese, intervenendo nella pianificazione delle estorsioni e gestendo la cassa comune del sodalizio. rivelare un controllo capillare delle attività economiche nel territorio del mandamento di Corleone e in Mazara del Vallo sebbene, per il momento e per una precisa strategia della DDA, sia stato contestato formalmente solo un episodio estorsivo a Gaetano Riina e Giovanni Durante (per avere costretto un commerciante, gestore di un’attività di rivendita all’ingrosso di frutta e verdura operante all’interno del mercato ortofrutticolo di Mazzara del Vallo, mediante minaccia consistita nel prospettargli gravi ritorsioni personali, a versare loro periodicamente somme di denaro).
Da: www.agenparl.it

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