mercoledì 9 dicembre 2009

“La mafia è più debole. Però è ancora forte”

di Gianni Parlatore
Dopo le ultime catture “eccellenti” Cosa Nostra appare debole, slegata, priva di guide rispettate e riconosciute. C’è chi parla di “vittoria sempre più vicina” e chi di “mafia ormai ridotta allo sbando”. Ma è davvero così, o i padrini in cella e quelli ancora a piede libero riusciranno, come già successo in passato, a rialzare la testa ed a rinserrare nuovamente le fila dell’organizzazione mafiosa? Di questo e di altro, Livesicilia ha parlato con Maurizio De Lucia, sostituto della Procura nazionale antimafia.

Dottor De Lucia, in meno di un mese sono stati presi, in ordine cronologico, Raccuglia, Nicchi e Fidanzati: è corretto parlare di una mafia decapitata o pecchiamo di ottimismo trionfalistico?
“Mi sembra, onestamente, più corretto parlare di mafia indebolita, soprattutto nella provincia di Palermo, dove c’è un vuoto di leadership, ma in altre zone della regione Cosa Nostra ha ancora guide certe e potenti, penso a Falsone ad Agrigento ed a Matteo Messina Denaro nel Trapanese”.
A proposito di Messina Denaro, ormai il numero uno indiscusso dell’organizzazione mafiosa, c’è chi, anche tra i politici, parla di cattura ormai vicina. Quanto è realistica questa affermazione?
“A me appare una dichiarazione priva di significato. Le catture dei latitanti non si possono prevedere nonostante tutto l’impegno degli inquirenti”.

Corriamo davvero il rischio, da più lati già paventato, di un ritorno ad una mafia che spara e che uccide?
“E’ possibile. La mafia è violenza, e soprattutto quando vengono meno i capi, si rischiano faide interne nell’ambito di una logica di scontro per la successione alla guida di Cosa Nostra”.

Si ragiona anche di possibili alleanze tra mafiosi siciliani, camorristi napoletani ed esponenti della ‘Ndrangheta calabrese, in una sorta di “confederazione del crimine organizzato”….
“Non penso proprio che questo scenario sia realistico. Non ci sono segnali di questo tipo. Queste organizzazioni criminali hanno già rapporti consolidati per quanto concerne il traffico di stupefacenti, tanto per fare un esempio, ma si tratta solo di interessi economici comuni”.

Cosa pensa della proposta di queste ore del ministro dell’Interno Maroni di istituire un’agenzia per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia?
“Se ne può discutere. Questo è un problema molto serio e concreto. L’attività delle associazioni che gestiscono i beni confiscati ai mafiosi e delle istituzioni statali non sempre è sufficiente o proficua. Non bisogna lasciare questi beni ad impoverirsi. E’ un tema su cui riflettere, non è materia di ‘bianchi o neri’”.

Ma così non si corre il rischio che questi beni possano ritornare nelle disponibilità degli stessi criminali a cui sono stati confiscati?
“Sì, infatti chi li compra deve dimostrare la liceità del denaro utilizzato e deve accettare di essere sottoposto ad indagini patrimoniali”.

Come commenta la dichiarazione del Guardasigilli Alfano secondo cui “i magistrati dovrebbero stare più in tribunale e meno in televisione o nei convegni”?
“No, questo preferisco proprio non commentarlo”.
Livesicilia.it, mercoledì 9 dicembre 2009

Nessun commento: