lunedì 27 giugno 2011

Deputati ma anche sindaci: così l'Ars sfida la Consulta

L'Assemblea regionale siciliana
di EMANUELE LAURIA
L'Ars dei doppi incarichi. Sei deputati ricoprono anche la carica di sindaco o assessore nei Comuni con più di 20 mila abitanti. La Corte Costituzionale ha sancito l'incompatibilità ma, in attesa dell'esito dei ricorsi nei tribunali, i parlamentari interessati (Buzzanca, Federico, Nicotra, Dina, Caputo e Caronia) restano in carica. L'Assemblea non ha battuto ciglio, anche se ora potrebbe sancire la decadenza di chi non esercita l'opzione
La bocciatura, solenne, l'ha già decretata la Corte Costituzionale. Ma è stata come un fendente nel vuoto, per l'Ars dei doppi incarichi. Il parlamento siciliano è rimasto insensibile nei confronti di una sentenza che, da 14 mesi, bolla come "incompatibili" sei deputati regionali che rivestono anche ruoli di vertice in grandi amministrazioni locali: Giuseppe Buzzanca (sindaco di Messina), Raffaele Nicotra (sindaco di Acicatena), Giuseppe Federico (presidente della Provincia di Caltanissetta), Marianna Caronia (vicesindaco di Palermo), Salvino Caputo e Nino Dina (rispettivamente vicesindaco e assessore di Monreale).
Secondo i giudici della Consulta questi parlamentari hanno l'obbligo di optare per una sola delle due cariche ricoperte, perché è illegittima la legge regionale che "non prevede l'incompatibilità fra l'ufficio di deputato regionale e la sopravvenuta carica di sindaco o assessore di un Comune con più di 20 mila abitanti". Ma tutti sono rimasti al loro posto, ciascuno aggrappato all'uno e all'altro seggio. Mantengono lo stipendio da parlamentare (non meno di 19 mila euro lordi al mese) e i benefit legati alla carica di amministratore di un ente locale (autoblù, uffici di segreteria, rimborsi).
Insomma, dentro Palazzo dei Nomanni fieramente resiste un fronte trasversale (Nicotra è dell'Udc, Federico dell'Mpa, gli altri del centrodestra) che gode di privilegi esistenti esclusivamente in Sicilia: soltanto nell'Isola, infatti, c'è una norma che prevede la compatibilità fra i due ruoli. E solo a Sud dello Stretto l'obbligo di un'opzione scatta dopo una sentenza di terzo grado, in virtù di una "leggina" varata nel marzo del 2009 e finita anch'essa al vaglio della Corte Costituzionale. Nel frattempo i tribunali hanno cominciato a pronunciarsi: quello di Messina il 17 novembre del 2010 ha esaminato il caso di Buzzanca, dichiarando l'incompatibilità del sindaco-onorevole.
I "re" dei doppi incarichi non mollano. Potrebbe detronizzarli la commissione verifica poteri dell'Ars che però ha deciso di attendere l'iter dei ricorsi giudiziari nei tribunali civili. E l'avvocato Antonio Catalioto rivela quello che per molti è un segreto di Pulcinella: "I deputati con il doppio incarico promuovono, attraverso qualche prestanome, ricorsi contro la loro stessa elezione all'Ars, per impedire alla commissione di pronunciarsi". L'Avvocatura dello Stato, di recente, ha espresso qualche dubbio sul comportamento della commissione. Che, infatti, si appresta a chiedere un altro parere per stabilire se muoversi autonomamente, a prescindere dall'esito dei ricorsi. L'organismo potrebbe esprimersi in primo luogo sull'incompatibilità di Buzzanca. Poi la parola tornerebbe all'Aula.
Una svolta che scuote il Parlamento dei todos caballeros, dove quasi due terzi dei deputati hanno un incarico aggiuntivo dentro il Palazzo e non ne disdegnano altri fuori. Legittimi o meno. Perché ci sono parlamentari che guidano Comuni più piccoli: Cateno De Luca di Sicilia Vera (primo cittadino di Fiumedinisi), Giovanni Panepinto del Pd (sindaco di Bivona), e il neo-onorevole Giuseppe Sulsenti dell'Mpa (Pozzallo). E ci sono colleghi che fanno "solo" i consiglieri ma in Comuni grandi come Palermo: Alberto Campagna (Pdl), Davide Faraone (Pd), Giovanni Greco (misto). In questo caso non c'è una legge che sancisce l'incompatibilità. Ma il dibattito sull'opportunità del doppio incarico è aperto anche per loro.
La Repubblica-Palermo, 25.6.2011

Nessun commento: