venerdì 10 giugno 2011

Belmonte, nel regno di Saverio Romano, tra abusi e richieste di scioglimento per mafia

Saverio Romano
di ALESSANDRA ZINITI

Riflettori accesi sulla gestione del Comune guidato dallo zio del ministro dell'Agricoltura. Gli ispettori inviati dal prefetto Caruso hanno formalizzato la richiesta di scioglimento per mafia. Nelle carte anche l'abuso edilizio contestato al padre dell'ex politico dell'Udc
La Procura torna a chiedere l'archiviazione nei confronti del ministro Saverio Romano, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma davanti al gip Giuliano Castiglia il pm Nino Di Matteo dice: "Dall'indagine è emerso un quadro preoccupante di evidente contiguità con le famiglie mafiose". Secondo il magistrato, ci sarebbe la prova di almeno tre episodi che vedono protagonista Romano: "la richiesta di voti a Siino, un incontro con Campanella e la sponsorizzazione della candidatura di Acanto". Spiega il pm: "Queste prove non sono sufficienti per dimostrare il contributo di Romano all'associazione mafiosa". Il gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni.
Il padre del ministro stava costruendo una palazzina con un piano totalmente abusivo proprio di fronte al municipio, ma lì nessuno se n'era accorto. D'altronde, con lo zio sindaco di Saverio Romano, difficile che qualcuno nell'amministrazione comunale di Belmonte Mezzagno muovesse qualche rilievo al genitore del neo-ministro delle Politiche agricole, che nel suo paese natio sulle colline di Palermo ha la sua roccaforte elettorale.
L'abuso edilizio, nel pieno centro del paese, è saltato subito agli occhi dei tre componenti della commissione prefettizia inviata da Giuseppe Caruso a Belmonte Mezzagno per un accesso ispettivo scaturito dalle carte dell'operazione "Perseo" e che ha portato alla formalizzazione della richiesta di scioglimento dell'amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. Richiesta ora sul tavolo del ministro dell'Interno Maroni, che dovrà decidere se darvi seguito portandola in Consiglio dei ministri, con l'inevitabile imbarazzo di Romano che sarebbe chiamato a votare sullo scioglimento per mafia del Comune retto dallo zio, Saverio Barrale.
Con le infiltrazioni mafiose in Consiglio, naturalmente, il ministro dell'Agricoltura non c'entra, ma l'episodio della palazzina abusiva di suo padre trova posto nella relazione della commissione prefettizia per descrivere il più generale quadro di illegalità di un'amministrazione nella quale i clan mafiosi della zona avrebbero più di un'ingerenza. Lo valuterà la Procura della Repubblica, alla quale è stata inviata copia della relazione per l'eventuale apertura di un'inchiesta sulle irregolarità accertate.
I lavori di somma urgenza, ad esempio. Lavori per più di 110 mila euro affidati sempre alle stesse ditte, alcune delle quali in odor di mafia, con modalità assolutamente ingiustificate. Un esempio su tutti: le piogge alluvionali che negli ultimi due anni hanno pesantemente danneggiato il paese erano diventate l'occasione per distribuire somme agli amici degli amici:, per rimettere in sesto strade e fogne. L'escamotage era semplice. Invece di porre mano a un rifacimento della rete fognaria, ad esempio, il Comune preferiva far disotturare tombino per tombino: interventi da 100 a 200 euro alla volta, ripetuti più volte per decine e decine di tombini. Idem con le strade: singole buche ricoperte più volte, per centinaia di euro distribuiti a imprese in odor di mafia del paese ma anche palermitane.
Tra le carte della commissione edilizia, poi, gli ispettori hanno trovato di tutto: esponenti della giunta comunale con incarichi tecnici privati (ad esempio direttore di lavori) in cantieri che lavorano con abusi edilizi per i quali presentavano poi richiesta di sanatoria, che veniva naturalmente accordata. Per non parlare dell'evasione fiscale, pressoché totale in un Comune ormai prossimo al dissesto finanziario che non si curava minimamente di riscuotere le tasse: né le piccole cifre dovute da anziani e pensionati né tantomeno le grosse cifre di importanti aziende riconducibili a esponenti di Cosa nostra.
Un lavoro difficile e pieno di ostacoli, quello portato a termine dagli ispettori della prefettura, che hanno respirato un clima teso e velenoso registrando un altro episodio significativo: per giorni davanti al municipio ha stazionato una troupe di "Annozero". Fino a quando sono stati lì, le sedute del Consiglio comunale sono andate sempre deserte.
La Repubblica, 10.06.2011

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