Corleone, da simbolo della mafia, in questi anni è diventata simbolo e modello del riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. Consorzio Sviluppo e Legalità, Cooperative di giovani del territorio, enti locali e tanti altri soggetti hanno creato un vero e proprio distretto virtuoso, che ha dato un colpo decisivo all’organizzazione criminale di “Cosa Nostra”. Tutto ciò è stato possibile grazie proprio alla legge di iniziativa popolare qual è la 109/1996, che ha segnato la via per il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Da Corleone si è iniziato a raccogliere le firme per questa legge, dal corleonese è partita l’esperienza delle cooperative, delle associazioni che riutilizzano i beni confiscati alla mafia. Oggi non è più una realtà di nicchia, ma esistono realtà in tutta Italia. Parlo da testimone di eventi, perché ho vissuto e sono cresciuto con quest’esperienza, parlo da cittadino che ha visto il cambiamento culturale di Corleone, che da città Far West, nel periodo anni 60, transita a città invasa pacificamente dai volontari, che da tutta Italia vengono per dare una mano ai ragazzi delle cooperative. Parlo da uomo impegnato da sette anni in questa lotta di oppressione che la mia città porta avanti, parlo da Presidente di un Presidio di Libera e responsabile dell’informazione di Libera Palermo. Oggi Corleone è unita contro l’emendamento approvato dal Senato che permetterebbe la vendita dei beni confiscati alla mafia. Lo è perché il Sindaco di Corleone Antonino Iannazzo ha formalmente espresso il suo dissenso, scrivendo al Presidente della Camera Fini, lo è perché il Consigliere Comunale di opposizione, del PD, Dino Paternostro ha presentato un ordine del giorno in merito, lo è perché Corleone Dialogos è contraria come molte altre realtà corleonesi. Come ho detto sempre la lotta alla mafia si vince se contemporaneamente si colpisce la mafia con la repressione, con l’aggressione dei patrimoni, con il cambiamento culturale e con lo sviluppo economico. Con l’emendamento si tornerebbe indietro proprio sull’attacco ai patrimoni acquisiti illecitamente. Siamo contrari perché ci poniamo una domanda: chi comprerebbe la casa di un mafioso? Crediamo che difficilmente troverà un’acquirente, mentre la mafia attraverso prestanomi potrebbe riacquisirla. Sarebbe una doppia sconfitta per lo stato e una svendita alla mafia. Infine siamo contrari anche perché questi beni sono stati tolti a noi e non possono e non devono servire per rimpinguare le casse dello Stato centrale. Non lo accettiamo e anzi chiediamo modifiche alla normativa affinché il patrimonio finanziario confiscato alle mafie sia reinvestito per il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia. Non possiamo permetterci di tornare indietro. Per questo il Presidio di Libera Corleone Dialogos chiede a tutte le forze politiche presenti nel Parlamento Italiano di ascoltare le voci della mobilitazione nazionale, portata avanti da Libera, da Avviso pubblico, da enti locali, da associazioni e da singoli cittadini che sono contrari alla possibilità di vendere i beni confiscati alla mafia. Corleone Dialogos utilizzerà tutti i propri mezzi per sostenere l’iniziativa di Libera e il 28 Novembre saremo alla "Bottega dei Sapori e dei Saperi della Legalità" a P.zza Castelnuovo 13 a Palermo dove "Libera Palermo" organizzerà “un'asta simbolica” dove "verranno svenduti" alcuni beni confiscati alla presenza di personalità del mondo della cultura e dell'informazione.
20 nov. 09Il Presidente di Corleone-Dialogos
Giuseppe Crapisi
NELLA FOTO: Villa Riina a Palermo
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