Per una domenica, Milano batte Roma, quanto alle folle radunate per ascoltare l'Angelus del Papa. Questa mattina, infatti, più di 50 mila fedeli - tra cui 15 mila ex alpini - erano radunati in piazza del Duomo per la beatificazione di don Carlo Gnocchi, presieduta dal card. Dioniogi Tettamanzi, quando - poco prima delle 12 - sui maxi schermi è comparso il Papa che dal sagrato della Basilica Vaticana ha guidato la preghiera dell'Angelus al termine della messa conclusiva del Sinodo Africano. Al tradizionale appuntamento con il Papa c'erano oggi a piazza San Pietro circa 40 mila persone. Dopo la preghiera, Benedetto XVI ha salutato la folla di Milano e, ricordando don Gnocchi, ha esortato a seguire il suo moto «Accanto alla vita sempre». I reduci di quel terribile inverno russo 1942/'43 in Piazza del Duomo a Milano non sono in molti. Quei pochi "veci" sopravvissuti ai congelamenti, alla fame e alle armi dei russi, e anche all'età, però, arrivano, con il cappello alpino in testa, per ricordare e rendere omaggio al loro sacerdote: quel don Carlo Gnocchi che li confortò durante la ritirata di Russia, raccolse le ultime parole di tante "penne mozze" - così si chiamano gli alpini caduti i battaglia - e che oggi è diventato beato. Delle 40mila persone che hanno prenotato un posto per partecipare alla cerimonia, 15 mila saranno alpini. Le "penne nere" sono state protagoniste di due momenti salienti della mattinata: quando l'urna con il corpo del sacerdote entrerà in piazza Duomo per essere deposta sul sagrato, il coro alpino ha intonato "Stellutis Alpinis" e alla fine "Signora delle nevi", due delle più belle e commoventi canzoni di montagna. La messa è stata celebrata dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, con 200 concelebranti, tra i quali monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Il corteo con l'urna con il corpo di don Gnocchi, portata a spalle dagli alpini, è partito dalla chiesa di Santo Stefano fino a piazza Duomo. Numerose le autorità presenti in piazza: il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, il sottosegretario Ferruccio Fazio, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Letizia Moratti e il presidente della Provincia, Guido Podestà. Una cerimonia che riporterà alla memoria il giorno dei funerali di don Gnocchi, nel febbraio 1956. Anche quel giorno la piazza era stracolma di alpini, di mutilatini accolti alla Pro Juventute e di tante persone, non necessariamente credenti ma che con la loro presenza intesero riservare un tributo al sacerdote che, anche dopo la fine della Seconda guerra mondiale, si prodigò a consolare le madri, i padri e i figli dei caduti, dedicando il resto della sua vita a loro e ai bambini mutilati nel corso del conflitto e vittime della poliomielite. Giovanni Battista Montini, quando era arcivescovo di Milano, proprio parlando agli alpini disse: «Eroi eravate tutti; ma lui, per giunta, era un santo». Fece eco al futuro papa un mutilatino che emozionato disse: «Fino ad ora ti abbiamo chiamato don Carlo, ora sarai San Carlo». Oggi, la beatificazione, dopo un processo durato 22 anni, ma alpini e mutilatini auspicano, come Corrado Perona, presidente nazionale dell'Ana (Associazione nazionale alpini), che don Carlo Gnocchi possa presto diventare santo.
L'Unità, 25 ottobre 2009
domenica 25 ottobre 2009
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