La protesta che vogliamo portare avanti non si presta a nessuna strumentalizzazione politica: il nostro diritto allo studio non sta né a destra né a sinistra. Chiediamo una politica che tenga conto dei problemi reali: l’istruzione della futura classe dirigente è così importante che non ci si può perdere in discorsi di parte, tanto meno la si può affrontare in termini prettamente economici. I tagli ai fondi per la scuola manifestano una chiara mancanza di denaro nelle casse dello stato. Allora perché non frenare le spese interne riducendo il numero di coloro che approvano in un Parlamento strapieno o vacante (fate voi) decreti e disegni di legge ridicoli, inapprovabili e soprattutto destinati a impoverire la vera ricchezza delle risorse dello stato? Non abbiamo intenti di polemica fine a se stessa, ma intendiamo semplicemente manifestare il nostro punto di vista chiaro, diretto e soprattutto indipendente e apolitico. Abbiamo assistito in questi giorni a molteplici atti di protesta studentesca. Scuole intere dalle primarie alle università, sono scese in piazza per manifestare il proprio sdegno nei confronti di una brutale amministrazione delle “cose della scuola”. Questa riforma rischia di rovinare il presente e il futuro delle scuole italiane. La struttura della scuola primaria e secondaria subirà una modifica radicale. La scelta del maestro unico, apparentemente dettata da motivi pedagogici, è in realtà frutto di ragioni sostanzialmente economiche. La valutazione del comportamento degli studenti rischia di diventare uno strumento ideologico di ricatto se non se ne dà un’interpretazione pragmatica. La motivazione di risolvere il problema del bullismo può anzi creare docenti o dirigenti scolastici “bulli”, che fanno un uso dispotico della loro autorità. Lo studente ha diritto allo studio, uno studio che va tutelato. Una politica che vuole migliorare la scuola può proporre la riduzione dell’età dell’obbligo scolastico? Tutelare il diritto allo studio sembra l’ultima preoccupazione di questa riforma! Infine, il taglio delle risorse economiche destinate all’università pubblica può essere facilmente inteso come una lesione inferta al principio costituzionale che garantisce eguaglianza e pari dignità tra i cittadini. L’università diventerà una fondazione di diritto privato, aperta solo a chi può permettersela, creando uno studio d’èlite. E’ bene che i nostri cari politici ricordino che l’istruzione non si baratta né con la politica né tanto meno con i soldi.! Sembra quasi una politica di difesa: i despoti gelosi del loro potere non permettono la creazione di presenti menti pensanti e future menti politiche. Vuole veramente questo, Ministro Gelmini???
Marino Pasquale, Matteini Francesco, Palmeri Giuseppe, Marcellino Marika, Cannucio Giusy
Istituto Istruzione Secondaria Superiore “Don G. Colletto” Corleone
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