giovedì 29 aprile 2010

Sicilia. Il Pd voterà la finanziaria solo se l'acqua tornnerà ad essere a gestione pubblica, nelle mani dei comuni

di Ignazio Panzica
Finanziaria regionale 2010. Il Pd ha ribadito le sue quattro proposte qualificanti che dovranno figurare nel testo che, alla fine, dovrà essere esitato dall’Ars. Si tratta di veri e propri “paletti politici di confine”, non contrattabili. Le condizioni necessarie per ottenere il voto di sostegno del Pd siciliano al documento finanziario in discussione:
1) ripubblicizzazione della gestione delle reti idriche; 2) aumento del numero dei siciliani aventi diritto all’esenzione dal ticket sanitario per talune delicate prestazioni mediche e diagnostiche specialistiche (tac, risonanza magnetica, etc); 3) istituzione del tempo prolungato al pomeriggio nelle scuole siciliane ; 4) avvio della revisione e/o accorpamento delle 38 società regionali collaterali, partecipate o controllate, e degli enti pubblici ormai ad attività ridotta tipo l’Esa. Ma è la ripubblicizzazione dell’acqua, l’indicazione politica prioritaria, che darebbe un segno tangibile della “discontinuità” con le precedenti gestioni governative del centrodestra siciliano. Per intanto il Lombardo ter, in Commissione Bilancio, ha fatto propri gli emendamenti Pd sull’acqua, trasformandoli nei corposi articoli 50 e 51 del testo della Finanziaria esitata per la votazione in aula. Per rafforzare ulteriormente la strada odierna della ripubblicizzazione dell’acqua, lo stesso Pd, il segretario regionale Giuseppe Lupo e Giovanni Panepinto hanno già depositato un sub emendamento che propone, ai sensi dell’art.14 dello Statuto autonomo della Regione, di far dichiarare l’acqua e il suo sistema di gestione: “bene e servizio pubblico privo di rilevanza economica”. Ossia riuscire a fissare in una norma di legge di valenza parastatutaria, il principio dell’Onu secondo cui l'acqua è un bene vitale per l'umanità. Come bene collettivo, indisponibile nella sua gestione sia al commercio che al profitto dei privati. Esattamente quello che ha già prodotto - con omologhe modifiche statutarie già approvate in ben 143 comuni siciliani di tutte le nove province dell’Isola - il movimento dei sindaci per “l’acqua bene pubblico”. Opinione che ormai rappresenta fisicamente un milione e mezzo di cittadini siciliani, contrari alla devoluzione ai privati della discrezionalità nella gestione delle reti idriche comunali e regionali. “Con il proposto articolo 50 della Finanziaria ci stiamo impegnando ad identificare il criterio giuridico e contrattuale per potere giungere alla risoluzione, in modo meno oneroso possibile – spiega Giovanni Panepinto deputato regionale del Pd ed uno dei portavoce del “movimento dei 143 comuni” - dei contratti di gestione affidata ai privati, attualmente attivi in sei province su nove. Sfruttando la possibilità di utilizzare, nel frattempo, la decisione del parlamento nazionale che ha recentemente abrogato, comunque, l’articolo 148 del Dlgs n°152/2006, ossia la cancellazione degli Ato idrici”. “Invece, con l’articolo 51 della Finanziaria, con la creazione del Comitato consultivo degli utenti, da allocare presso l’Assessorato regionale all’Energia – incalza Panepinto – abbiamo cercato di realizzare giuridicamente una camera di compensazione regionale permanente, per identificare e porre sotto vigilanza i costi del servizio idrico, a tutela delle tasche e dei diritti civili dei cittadini –consumatori.” Non vi è dubbio che se all’Ars dovessero essere approvate anche queste due norme di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua in Sicilia, ci troveremmo di fronte ad un fatto storico, di valenza politica e di vantaggiosità economica, pari alla già esitata riforma sul sistema regionale dei rifiuti. Che, oltre a cancellare gli Ato, ha posto delle condizioni di legge oggettive per rendere tecnicamente non più praticabile la realizzazione dei termovalorizzatori nell’ambito del territorio regionale.
Da SiciliaInformazione, 27 aprile 2010

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