mercoledì 3 febbraio 2010

Intervista al sen. Giuseppe Lumia: "Fare le riforme in Sicilia significa restituire la libertà di scelta democratica ai cittadini"

di IGNAZIO PANZICA
“In Sicilia, esiste un sistema di potere, radicato e capillare, che impedisce alla politica di svolgere la sua funzione costituzionale e democratica; indifferentemente, che ci si trovi al Governo o all’opposizione. Un sistema avvolto dalla pesante patina del condizionamento delle collusioni mafiose. Allora, la principale posta politica in gioco, oggi, è proprio quella di restituire la piena agibilità democratica all’elettorato siciliano, liberandolo dagli innumerevoli ricatti clientelari e dall’oppressione mafiosa”. Parte da questa constatazione, la riflessione di Beppe Lumia – Vicepresidente della Commissione nazionale antimafia ed uno dei leader regionali del Pd – sulla condizione politica della Sicilia, sull’esistente situazione, sul tema della“sfida per le riforme” all’Ars, sul Lombardo–ter, sulle polemiche interne al Pd siciliano.
Dove e come funziona questo sistema di potere antidemocratico?
Nella Sanità, nella Pubblica amministrazione, nella filiera dei rifiuti, nell’acqua, nel settore dell’energia, nell’agricoltura, nella formazione professionale, nel rapporto tra i veterinari e gli allevatori. In tutte queste zone socio-economiche si è creato un rapporto malato, e perverso, di intermediazione burocratica, clientelare e, spesso, affaristico-mafiosa. Un sistema pervasivo, capillare, che ha prodotto un contesto che punta a relegare la politica entro i limiti di una scatola sigillata, colma di materia appiccicosa ed indistinta. Con la priorità di cancellare, di fatto, nella percezione della gente, l’esistenza delle “differenze in politica”. Un sistema di potere senza un progetto di sviluppo. Senza una cultura politica. Che nega il lavoro ai giovani. Che ha ammorbato qualsiasi prassi legale di tutela dei diritti: quasi tutto in Sicilia, nell’ultimo decennio, è diventato una elargizione di favori o una graziosa concessione amicale. Applicando il modello e la sceneggiatura bipolare tipica del Berlusconismo: un teatrino dove si possono recitare solo ruoli fissi, predeterminati. Il potere di governo è arrogante, ed all’opposizione si concede solo qualche flebile protesta, o brandelli insignificanti di consociativismo, prontamente subito dopo irrisi come una possibile forma di accattonaggio. La Mafia, con il suo sistema di disvalori ed interessi, accentua il degrado generale rendendo, persino, rischioso l’ordinario perseguimento delle più elementari forme di legalità. Si comprende, a questo punto, perché, sino ad oggi in Sicilia, governare male contro gli interessi dei siciliani non ha mai portato in sé il rischio di perdere una maggioranza elettorale ! Ecco perché servono le grandi riforme, le “innovazioni di sistema”, le uniche scelte in grado di “far respirare” i siciliani e di riportare la Sicilia in Europa.
E perché mai oggi sarebbe possibile rompere le connessioni di questo sistema di Potere ereditato dalla prima Repubblica ed, altamente, perfezionato dagli epigoni della seconda?
Per quattro ragioni di contesto appalesatesi di recente:
1) l’unità d’Italia sta venendo meno. I poteri forti ed economico-produttivi del Nord-Italia non hanno più bisogno del tradizionale mercato interno – “garantito” dall’assistenzialismo – rappresentato dai consumi del Sud-Italia. Il mezzogiorno è stato mollato. La globalizzazione ha aperto loro più ampi e facili mercati internazionali. Il patto di solidarietà alla base “dell’idea Italia” è evaporato. Ecco, perché dobbiamo accettare e fare nostra la sfida del federalismo. L’esigenza di trasformare il Sud e la Sicilia, in terre di alta ed autonoma produttività tecnologica ed industriale. La classe politica e dirigente siciliana, perciò, deve smettere di pensare di poter continuare ad utilizzare l’autonomia regionale siciliana come una alcova dell’assistenzialismo e delle collusioni mafiose;
2) la frantumazione dell’alleanza politica del centrodestra siciliano: tra i suoi vari capi, ormai, intercorre astio, diffidenza , incomunicabilità;
3) la crisi economica generale e quella finanziaria dello Stato, sommata al montare del federalismo, rendono materialmente impossibile che questo sistema di potere possa, economicamente, sopravvivere alle sue peculiari caratteristiche di spreco e favoritismi clientelari. La soluzione politica è una sola: “coniugare sviluppo e legalità”. Nessuno può pensare di continuare a gestire la spesa pubblica regionale a prescindere da una azione di governo che sia capace di innescare uno sviluppo reale;
4) i tradizionali mugugni della gente, si stanno trasformando sempre di più in protesta dei cittadini per sostenere il loro diritto a sopravvivere, civilmente. Si riscontra nella società siciliana la crescita di una forte e diffusa domanda di cambiamento, più ampia e progettuale, persino di quella che era emersa nel 1992/93, per reazione popolare dopo le stragi mafiose, che pur allora alimentò la svolta della cosiddetta “stagione dei sindaci”.
Nasce così, allora, la vostra valutazione politica circa l’indispensabilità di dover, anzitutto, propiziare all’ARS delle “riforme” nei settori strategici?
Infatti. Se liberiamo la montante domanda popolare di cambiamento dai diffusi meccanismi di intermediazione parassitaria, clientelare e mafiosa, si romperanno per forza tutti i precostituiti equilibri che costituiscono l’immutabile potere politico siciliano. Quei vincoli, materiali ed a volte impalpabili, che sino ad oggi hanno incatenato – impedendolo – l’espressione e la prassi del libero consenso elettorale. E’ certo che con le riforme saremo in grado di spezzare le catene dello sviluppo deviato. Vi appare una cosa da poco? Ripeto se sapremo dare rappresentazione all’innovazione, coniugando legalità e sviluppo, potremo cambiare il corso della storia nel Sud-Italia ed in Sicilia.
E’ questa l’analisi che ha portato il PD nella maggioranza di governo del Lombardo-ter?
Ma quale maggioranza politica di governo! Non vi è nessun accordo di governo. Non c’è stato alcun “ribaltone”, come lamentano gli inconsolabili orfani del “cuffarismo”. All’ARS stiamo parlando di “riforme di sistema”, necessarie a ripristinare il gioco democratico previsto dalla Costituzione. Per il quale, chi ben governa viene apprezzato e vince le elezioni, chi malgoverna perde le elezioni e va a casa. In Sicilia la situazione politico-elettorale è cristallizzata, non accade “nulla di diverso” da decenni. Tutto il resto è disinformazione. Con Lombardo il discorso è stato chiaro : il PD non gli ha concesso nessuna cambiale firmata in bianco. C’è una sfida, progettuale e politica, in corso all’ARS, alla luce del sole : riuscire a portare a termine delle grandi riforme strutturali entro il 30 giugno prossimo. Una ventata di rinnovamento ed innovazione sostanziale che possa cambiare i tratti del volto, le caratteristiche, gli equilibri, il peso specifico, del sistema di governo della Sicilia, collocando la Regione all’opposto del suo tradizionale sistema di potere di riferimento, clientelare e mafioso.
E a chi la contesta dicendo che si tratta di “pie intenzioni” e di “chiacchiere”, rimproverandole di essere uno degli artefici di questo “salto nel buio” del PD siciliano, cosa risponde?
Le paiono “chiacchiere” aver già azzerato l’assurdo “piano regionale rifiuti” del 2002 fondato su quattro termovalorizzatori ecologicamente devastanti e da sprechi multimiliardari, scegliendo, invece, la raccolta differenziata generalizzata in Sicilia, e avviando la riduzione del numero degli ATO ed il loro risanamento? Le paiono “pie intenzioni” avere già risparmiato 800 milioni di euro di sprechi nella Sanità regionale ? Può mai apparire un “atto irrisorio” avere già fatto partire dall’1 gennaio una “riforma della burocrazia regionale”, in direzione di un iter riformista di progressiva maggiore efficienza e semplificazione dell’Amministrazione ? Dove si intravede in tutto ciò un “salto nel buio”? Al contrario, si tratta di fatti politici estremamente concreti. Propiziati negli ultimi mesi, anzitutto, dall’impegno del gruppo PD all’ARS, guidato con mano esperta e sicura da Antonello Cracolici, supportato dalla disponibilità di uno straordinario gruppo parlamentare che ha saputo costruire scelte di inusitata importanza storica, cominciando a sradicare le tipiche logiche compromissorie del centrodestra. Ma non ha del “miracoloso” essere riusciti a rompere il “sistema cuffariano” nella Sanità o a far sciogliere un “super potere come l’Agenzia ARRA”, riconducendolo nell’alveo ordinario della pubblica amministrazione regionale? Non le pare una scelta strategica avere bloccata la deriva mafiosa dell’eolico, ponendo le basi concrete di una prospettiva di vera industria del fotovoltaico, aprendo un autonomo futuro energetico ai siciliani, con schemi lontani dal solito e becero metodo di governo affaristico-mafioso? Per non parlare, sempre in materia di energia, dell’unanime rifiuto politico espresso dal Parlamento siciliano alla folle scelta berlusconiana del nucleare.
Quindi chi nel PD alza la voce e solleva perplessità sbaglia, e basta?
La risposta non è semplice. Di fronte ad un esperimento politico così inedito, e delicatissimo, il PD siciliano deve evitare di cadere in due facili trappole, entrambe particolarmente insidiose.
Quali?
La prima trappola, è quella di coloro che urlano “al voto! al voto!”;che non si rendono conto che potrebbero favorire, ancora, una ennesima operazione di “trasformismo” alla siciliana, secondo il classico principio : “cambiamo tutto per non cambiare nulla”, agevolando il ritorno politico di quelli che ci sono stati sempre al potere. Ricompattando il centrodestra siciliano. UDC compresa, oggi in crisi di astinenza da poltrone, ed allo sbando per la perdita materiale della “forte” leadership di Cuffaro.
La seconda trappola, è quella di coloro che mormorano “al governo! al governo!”; una strada di ragionamento politico che porta dritti all’omologazione, sic et simpliciter, con Lombardo. Rischiando di trasformare l’opzione politica del PD siciliano nella mera ricerca di occupazione di posti di governo e sottogoverno, vanificando l’attuale, forte, progettualità riformista.
Ed invece l’unica strada da imboccare è quella di riuscire a fare le “riforme di sistema”. Far percepire, concretamente, ai cittadini siciliani, la forza e l’indispensabilità del riformismo, che è la mission e l’essenza del PD, che ne giustifica l’esistenza e la peculiarità politica, che deve far dire ai tanti cittadini oggi amareggiati e disillusi : “può valere la pena di puntare sul PD”.
Altre importanti scommesse, nel prossimo futuro, sulle quali pensa si potrà misurare l’efficacia del Lombardo ter?
Oltre al completamento delle riforme già avviate, ci sono tre ulteriori appuntamenti politici decisivi: superare le contraddizioni e gli sprechi del sistema agricolo regionale; irrobustire la quantità e la qualità dell’Istruzione che viene offerta ai giovani siciliani; infine, il tema dirimente della “liberazione dell’acqua”, oggi finita, in modo insensato, nelle mani dei privati di “Sicilia-Acque” e di altri organismi equivalenti sparsi sul territorio.
E che privati! Una multinazionale di azionisti senza volto e dei partner del Nord-Italia, taluni definiti pure vicini al suo Partito.
Non mi interessa se qualche azionista del Nord-Italia potrebbe essere anche vicino al mio partito; non cambio opinione. L’acqua è un bene pubblico di proprietà dei cittadini siciliani, per diritto costituzionale e, oserei dire, per diritto divino. E’ indispensabile, perciò, fare degli ATO idrici, quello che si sta facendo degli ATO rifiuti : semplici autorithy di vigilanza ed indirizzo politico. Ritornando, pur in una chiave moderna ed efficiente, alla gestione pubblica delle acque. Riaffidandola direttamente ai singoli comuni (se grandi come Palermo) o a loro liberi consorzi territoriali. Con gestioni manageriali intestate a tecnici a questo fine formati, e di già comprovata esperienza professionale maturata nel settore.
Ma come la mettiamo con la “storiella che si racconta” dei privati necessari perché investono sulle bucherellate ed inefficienti reti idriche siciliane, nella loro riparazione e ricostruzione?
Tutti questi investimenti privati, di tasca loro, sulle reti idriche siciliane io non li ho visti. Gira e rigira, si tratta sempre di usare e maneggiare solo risorse pubbliche; statali, piuttosto che regionali o europee. La privatizzazione non ha affatto migliorato né la qualità della gestione a favore dei cittadini , né le condizioni di funzionamento delle reti idriche. Sono solo aumentate, troppo, le tariffe per i cittadini. In nome del legittimo “profitto privato” si sono disinvoltamente “disdettate” utenze, lasciando senz’acqua famiglie di poveri con tanto di figli piccoli, vedove e pensionati, nell’impossibilità di pagare bollette lievitate, all’improvviso, come un pan di spagna ben riuscito. Vergogna! Pensare di poter far dissetare e far lavare la gente in base al loro reddito capiente. Mi pare una follia! Siamo, di fatto, tornati alle logiche mafiose del “controllo discrezionale” della gestione dell’acqua, come accadeva in Sicilia nel primo dopoguerra, ancor prima della costruzione delle dighe. Trovo tutto ciò inaccettabile.
Prima ha parlato di scuola, a cosa pensa?
Ad una scuola siciliana che sappia efficacemente contrastare la dispersione scolastica. Fondata sul “tempo pieno”, con gli istituti aperti anche di pomeriggio, punto di riferimento concreto dei giovani. Con programmi di studio qualitativamente superiori all’istruzione del centro-nord. Non è un progetto impossibile, basta lavorarci con determinazione, mettendo in campo uno sforzo straordinario come quello che abbiamo già fatto per sanità, rifiuti, pubblica amministrazione. Quando si parla di istruzione e giovani, si parla di come poter rendere il futuro della Sicilia, possibile e migliore. Potremmo costruire il tempo pieno, cominciando a riassorbire ed riutilizzare quei docenti precari licenziati dalla Gelmini, ma anche tutto quella massa di docenti che dovrebbe fuoriuscire dal sistema della Formazione professionale regionale.
Quindi l’azione del PD siciliano, lungo il cammino delle riforme, garantisce da sola, di per sé, il conseguimento del risultato pieno, e senza alcun intoppo?
Certo che non può bastare da sola l’azione del PD. Senza la “partecipata vigilanza della società civile”, passo dopo passo, nessun risultato può mai considerarsi certo. L’azione riformista va condotta con il massimo rigore e trasparenza. Anche guardando con attenzione dentro il PD, sia chiaro! Considero il fenomeno del “crisafullismo”, una sfaccettatura del “cuffarismo”, appartenente allo stesso sistema di collusioni, perché dentro lo stesso sistema di potere. Come, anche, nessuno è autorizzato a pensare di poter smantellare il “cuffarismo”, per poi vederlo sostituito da un nascente “lombardismo”. Parimenti, deve essere chiaro a tutti che questa esperienza siciliana di innovazione, all’ARS e con il Lombardo-ter, con il senatore dell’Utri non può avere nulla a che spartire, perché lui esprime una idea della politica ed un “sistema di collusioni”, mafiose, che sono le prime avversarie che dobbiamo combattere per poter costruire una Sicilia libera, autonoma e moderna. In questo senso, è fondamentale il ruolo di vigilanza e stimolo delle testate giornalistiche d’informazione, per poter mantenere dritta la barra del percorso riformista e di innovazione.
A proposito di Lombardo, che impressione le ha fatto la denuncia del Presidente della Regione in Commissione nazionale Antimafia su le “infiltrazioni” nella sanità, e nelle filiere dell’acqua e dei rifiuti?
Mi ha stupito positivamente. Non è facile imbattersi in un Presidente della Regione siciliana in carica che assuma la responsabilità personale di denunciare il sistema di collusioni politico-mafiose. Ma, adesso, la sua denuncia deve trasformarsi in un duraturo progetto politico, una permanente rottura nei metodi e negli interessi. So bene che , in tema di lotta alla mafia, in Sicilia, dal dire al fare, vi sono sempre per lo mezzo troppe incognite, da non sottovalutare mai. Ma, da oggi a domani, si sta configurando un tempo di scelte radicali, che segneranno la storia del futuro prossimo. Mi ha, perciò, sconcertato, la sottovalutazione che questa notizia ha subito nelle testate giornalistiche siciliane, anche nell’impaginazione. Onore, dunque, a “SiciliaInformazioni.com” che – lo dico scevro da inutili piaggerie – questa notizia ha tenuto in apertura della sua prima pagina, per quasi una giornata intera.
Da un’intervista a cura di Ignazio Panzica su Siciliainformazioni.com

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