venerdì 28 agosto 2009

Corleone. Diario dai campi di lavoro antimafia. Tutti a Cinisi per Roberto Saviano

Oggi ci siamo svegliati pensando: è un giorno come un altro…e invece… A noi volontari, con gli occhi ancora un po’ cisposi, danno il buongiorno i filari infiniti e i secchi da riempire. Anche stamani ci siamo divisi in due gruppi: il sole, il caldo e l’attesa del camion del rivenditore! Trafelati ritorniamo alla cooperativa, dove ci aspetta il solito pranzo ristoratore preparato a regola d’arte. Il programma pomeridiano è decisamente intenso: Rita Borsellino dovrebbe venire a trovarci alle sei (e non vi anticipiamo la serata!). L’eccitazione per l’imminente incontro permea il nostro tempo libero. Purtroppo all’ultimo Rita Borsellino ci annuncia che un contrattempo le impedisce di raggiungerci. Nel giro di pochi minuti siamo già sui pulmini per recarci a Cinisi: alla pizzeria di Giovanni Impastato, fratello di Peppino ci sarà la presentazione del suo libro “Resistere a Mafiopoli” a cui parteciperanno in via eccezionale Pietro Grasso e Roberto Saviano… pensate che dopo la vicenda di Gomorra, quest’ultimo non era ancora stato in Sicilia. La sua presenza è davvero un onore per Cinisi, tanto che per l’occasione gli viene conferita la cittadinanza onoraria. La gente è tantissima, qualcuno arriva anche da lontano e quando gli ospiti prendono la parola la sala si riempie di emozione. Il libro di Giovanni è un’intervista condotta da Franco Vassia, in cui il fratello difende la memoria di Peppino che più volte dalle Istituzioni inadempienti e dai media è stata calpestata. Di grande contributo è stato l’intervento di Pietro Grasso, Procuratore Nazionale Antimafia e giudice del maxi processo che tuttora lotta per difendere chi, come i presenti, racconta verità scomode. Questa è proprio la storia vissuta negli ultimi anni da Saviano. “La libertà della parola non fa prigionieri. Io so, ho le prove e quindi racconto” (Gomorra) . Dalle sue parole emerge la volontà di andare avanti nonostante le conseguenze estreme per la vita privata che la sua attività gli ha comportato. Sentire tutto ciò, vedere i loro volti pieni di coraggio - che non significa essere sprezzanti nei confronti della vita ma sapere che c’è qualcosa di più importante della paura - ci sprona a continuare la strada appena intrapresa. L’onore, un concetto che la mafia ci ha rubato, è in realtà ciò che dobbiamo difendere quotidianamente…fare la cosa giusta anche solo perché è il nostro dovere, senza cedere davanti alle conseguenze. La serata si conclude con una visita del gruppo volontari alla casa-museo di Peppino e con l’immancabile conteggio dei cento passi.
Giulia, Antonino e Pietro

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