mercoledì 24 dicembre 2008

Con Pietro Milazzo per i diritti sociali a Palermo

L’atto con il quale il questore di Palermo rigetta il ricorso di Pietro Milazzo per la revoca dell”’avviso orale” a suo carico è paradossale e inquietante. Infatti è paradossale ed inquietante il modo in cui il questore giustifica tale provvedimento appellandosi a tre denuncie e a cinque segnalazioni di polizia, che riguarderebbero Pietro Milazzo per le attività di protesta sociale e di difesa dei diritti dei ceti più poveri della nostra città poste in essere nel tempo.
Le denuncie riguardano:
1) Una occupazione simbolica di Palazzo Tarallo, occupazione temporanea e simbolica per sollecitare l’assessore alla casa a riprendere il tavolo delle trattative e affrontare in modo civile e democratico un problema di emergenza sociale.
2) A seguito delle contestate elezioni del sindaco Cammarata, relativamente ai brogli elettorali nel corso delle elezioni, un gruppo di cittadini manifestava il proprio dissenso.
Alcuni dei responsabili, rei confessi dei brogli elettorali, sono stati perseguiti, arrestati e condannati successivamente dalla magistratura. Tutti possono vedere chi difende la legalità nella nostra città.
3) Ancora una volta le famiglie del comitato di lotta per la casa manifestavano, esasperate per l’insensibilità manifestata dall’Amministrazione Comunale nei confronti di cittadini che per l’ennesima volte chiedevano di riaprire il dialogo per affrontare il problema dell’emergenza casa.

VIDEO-APPELLO DI PIETRO MILAZZO



Delle tre denuncie, due, riguardano, quindi, un gruppo di famiglie esasperate, e la Rete di sostegno sociale per i diritti negati, (rete a cui appartiene anche Pietro Milazzo), che cercano in modo democratico e non violento di sollecitare l’amministrazione comunale a farsi carico di problemi che la stessa trascura da anni.
La terza denuncia riguarda la presenza di Pietro all’interno di un piccolo gruppo di cittadini che, in occasione della visita del presidente della Repubblica, intendevano protestare per la gravissima violazione della legalità e della democrazia che si era perpetrata attraverso i brogli elettorali.
A questo proposito si precisa che, Pietro Milazzo, da cittadino e da sindacalista, attento ai disagi di coloro che vivono emarginati dalla società, e sensibile alla giustizia sociale e ai diritti democratici, ha partecipato a tali iniziative insieme ad altre persone, in modo non violento, pacifico e esercitando pubblicamente, come altri, il diritto alla protesta e al dissenso.

La qualificazione come sit-in non autorizzato della presenza di un numero limitato di cittadini che in un luogo pubblico esprimono il loro dissenso, e dunque la configurazione di uni pericolo per l’ordine e la sicurezza, paventato dalle note del Questore, rendono bene l’idea di un degrado gravissimo dei rapporti che dovrebbero intercorrere tra cittadini ed istituzioni in uno stato che si vuole ancora definire come stato di diritto.
La valutazione assolutamente discrezionale ed “a posteriori” di un comportamento di protesta di poche persone, per le conseguenze che sta per avere in termini di una possibile dichiarazione di pericolosità sociale, lede diritti costituzionalmente riconosciuti, come il diritto di manifestare il proprio pensiero e la libertà di manifestazione che può assumere forme spontanee non sempre soggette ad una preventiva autorizzazione di polizia, senza per questo violare il codice penale..

Se non verrà revocato l’avviso orale consegnato a Pietro Milazzo, si potrà instaurare una prassi amministrativa in base alla quale, se da un rapporto di polizia risulti la partecipazione di un cittadino ad una pacifica iniziativa di protesta, anche di poche persone, o di carattere simbolico, questa stessa partecipazione potrà essere considerata a posteriori come manifestazione non autorizzata, blocco stradale o sit-in o altro ancora, senza che ci sia neppure una contestazione immediata e la concreta possibilità di difendersi di fronte ad un atto discrezionale dell’amministrazione che lede gravemente diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione.

Con l’avviso orale consegnato a Pietro Milazzo, ed adesso ribadito dal Questore, si mettono sullo stesso piano cittadini che manifestano per il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona con quanti sono “dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”..
Non mancheranno certo le sedi nelle quali si potrà dimostrare l’infondatezza degli assunti giuridici sui quali il questore basa il suo provvedimento, ma la stessa adozione di un tale provvedimento nei confronti di una persona che ha fatto delle lotte sociali la ragione del suo impegno politico e professionale, operando anche all’interno di un sindacato.

La recente conferma del provvedimento da parte del Questore costituisce un gravissimo messaggio in una città come Palermo nella quale la”sicurezza e la tranquillità pubblica” sono messe in pericolo oltre che dalla presenza del sistema mafioso, da una sistematica incapacità di amministrare e rispondere alle domande sociali dei cittadini. Molti dei quali si rivolgono alle organizzazioni malavitose radicate saldamente a livello di territorio di fronte alla incapacità delle istituzioni di fare fronte alle loro responsabilità istituzionali. E nessuno potrà certo negare che la commistione tra disamministrazione e interessi illeciti non si verifichi anche nel settore abitativo a danno dei gruppi sociali più deboli a causa dell’abbandono da parte del comune di una qualsiasi politica di edilizia popolare.

Contro la illegalità diffusa nel territorio e contro la disamministrazione che a quella situazione di illegalità crea le condizioni migliori per prosperare, ha combattuto e combatte Pietro Milazzo, non da solo, ma insieme a tanti altri cittadini di Palermo, che oggi come lui si sentono messi sul banco degli imputati, mentre si tace sulle gravissime responsabilità di chi ha determinato i tutti i settori della città disfunzioni gravissime, e ci si sottrae al doveroso lavoro di mediazione tra istituzioni e cittadini, che appare l’unica via per ricostruire anche nella nostra città condizioni minime di coesione sociale al di fuori delle diffuse pratiche di mediazione clientelare.

Ricordiamo tra l’altro che l’occupazione di edifici pubblici non utilizzati a favore dei senza casa, è stata più volte realizzata, a Palermo come in altre città italiane, in modo pacifico e non violento, anche da altri soggetti vicini al mondo ecclesiastico, ( ad esempio, Biagio Conte) ricevendo non solo l’approvazione dell’opinione pubblica, ma il riconoscimento della giustezza del proprio operato persino dall’Amministrazione .Comunale. che, sia pure a distanza di anni ha legalizzato con un apposito protocollo d’intesa l’avvenuta occupazione. Ed è nota una importante giurisprudenza della Corte di Cassazione che non qualifica come reato l’ occupazione quando questa diventa uno strumento, spesso l’unico strumento, per fare valere diritti fondamentali riconosciuti anche dalla Costituzione, come il diritto alla salute ed il diritto all’abitazione.

Delle cinque segnalazioni di polizia contestate a Pietro Milazzo:
Tre riguardano ancora una volta iniziative di protesta non violente e pacifiche delle famiglie senza casa esasperate per la propria situazione emergenziale.
Una riguarda l’adesione di alcune persone della Rete sociale di sostegno per i diritti negati, tra cui Pietro Milazzo, alle iniziative promosse da un gruppo di cittadini indignati nei confronti dell’allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro, condannato dalla magistratura per favoreggiamento di appartenenti ad organizzazioni mafiose. Anche in questo caso tutti possono vedere da che parte sta la legalità.
L’altra iniziativa, a cui hanno partecipato non più di 30 persone, in modo pacifico, senza intralciare il traffico ma esponendo striscioni e scandendo slogan sul marciapiede accanto all’ingresso del porto, riguardava la presenza di una nave da guerra americana diretta in Iraq.

Contestiamo la frase ricorrente nelle denuncie e nelle segnalazioni, “promuoveva e realizzava” rivolte all’opera di Pietro Milazzo, in quanto essa non risponde a verità, perché non è costume della società civile organizzata e dei movimenti, delegare ad una persona la promozione e la realizzazione, ma per il principio di democrazia partecipata ogni iniziativa viene concordata e realizzata collettivamente dai comitati o movimenti che ne rivendicano l’azione..
Riguardo poi alle iniziative che esulano dalla emergenza casa, le altre iniziative sono state organizzate da altri gruppi di cittadini a cui ha aderito anche la rete di sostegno sociale per i diritti negati.
Riteniamo infine di dover sottolineare come il ruolo di un sindacalista, attento ai disagi sociali e ai diritti negati sia un merito da riconoscere e da proporre come esempio. Pertanto proponiamo che la città di Palermo dia un riconoscimento di merito a Pietro Milazzo per l’opera preziosa e necessaria da lui compiuta in tutti questi anni.

Se rivendicare pacificamente i diritti sociali e civili sia un comportamento degno di denunce e di segnalazioni da parte dell’autorità di polizia, allora anche noi siamo“ personalità propense a seguire determinati comportamenti antigiuridici”, come recita la sentenza del TAR citata dal Questore a sostegno del suo provvedimento, e sottoscrivendo questa lettera ci autodenunciamo per gli stessi fatti contestati a Pietro Milazzo.
Nino Rocca
Fulvio Vassallo Paleologo

Per sottoscrivere l'appello: http://www.kom-pa.net

1 commento:

Anonimo ha detto...

IL NOSTRO MOVIMENTO

Finalmente ci siamo!

E’ nata l’Unione Nazionale Italiana degli Impiegati Statali: "U.N.I.STAT."

Un movimento libero, autonomo ed indipendente: lavoratori e pensionati dello Stato uniti per dare vita alle aspettative del "popolo delle buste paga".

Un popolo fatto di gente che “campa” di stipendio e che non ha la possibilità di adeguare autonomamente le proprie entrate al costo della vita.

Un popolo che non si sente adeguatamente rappresentato in parlamento da “questa” classe politica, nè sufficientemente tutelato sul posto di lavoro da “questi” sindacati che dovrebbero difendere il potere d’acquisto di salari e pensioni.

Un popolo che ha più volte palesato su queste pagine la necessità di un soggetto politico “nuovo”.

Ebbene, adesso, il movimento c'è, è nato!

L’UNISTAT si batte per il miglioramento della qualità della vita dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

Obiettivi primari ed inalienabili dell’UNISTAT sono la democrazia, l'uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale.

L’UNISTAT avversa il tentativo di abbattere gli istituti di democrazia istituzionale vigenti che, anzi, vanno quotidianamente e senza soluzione di continuità, arricchiti di democrazia sostanziale e quindi di contenuto socialmente valido.

Accetta e difende i principi e le finalità della Costituzione Italiana e, pertanto, si proclama pluralista dal punto di vista ideologico, politico e religioso, nel convincimento che la persona umana non ha frontiere, nè barriere fisiche, nè psichiche e che l'individuo deve continuamente anelare alla pace, alla democrazia, alla giustizia ed alla libertà nel completo rispetto delle leggi, ma combattendo con fermezza tutto ciò che ad esse costituisca attentato.

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