sabato 29 maggio 2010

Il popolo delle primarie tradito dai dirigenti

di Francesco Palazzo
C´è un virus che si è inserito nel corpo del Pd regionale e di tutto il centrosinistra. Riguarda proprio lo strumento principe che il centrosinistra si è dato per far decidere i cittadini e non tenerli lontani dalle stanze del potere. Parliamo delle primarie. Per carità, sull´uso fattone sinora si possono avanzare tanti rilievi. Se passiamo in rassegna gli appuntamenti siciliani passati, possiamo vedere che non sempre si è trattato di vere e proprie competizioni. Spesso, o quasi sempre, il vincitore, o la vincitrice, erano già abbondantemente annunciati. Tuttavia sono stati sempre momenti di partecipazione e di festa, tanto che ogni volta ci si sorprende delle lunghe file ai gazebo. Sorpresa, per la verità, abbastanza eccentrica, visto che è proprio il popolo che vota centrosinistra a richiedere con insistenza di poter decidere direttamente. Poi, magari, non si è saputo capitalizzare questo fiume umano che ogni volta si è presentato pagando l´obolo. Se, per caso, chiedessimo come sono state utilizzate le liste dei votanti, ci renderemmo conto che giacciono in qualche cassetto. Eppure una base di decine e decine di migliaia di persone potrebbe costituire un volano portentoso per costruire veramente i partiti sul territorio e non solo sui giornali. Sinora però si erano sempre rispettati i risultati delle consultazioni. Negli ultimi tempi, invece, sono accadute due vicende che ripongono tutto in discussione. Sono due circostanze abbastanza importanti, verso le quali sia il Pd che l´intero centrosinistra non hanno posto la dovuta attenzione. E non è che siano accadute in piccoli centri di secondaria importanza. Parliamo di Enna, capoluogo di provincia, e di Gela, sesto comune della Sicilia. I fatti sono noti. A Enna il deputato Vladimiro Crisafulli si è candidato alle primarie per concorrere alla guida della sua città. Le ha vinte con il 61 per cento, poi ha fatto un passo indietro dopo che alcuni esponenti del suo partito avevano investito della vicenda la segreteria nazionale. Cosa avranno pensato gli ennesi che si erano mobilitati per questa elezione primaria? Forse che la democrazia partecipata è solo un passaggio che può essere macinato negli scontri interni di un partito e di una coalizione. Se la prossima volta non si presenteranno a votare ai gazebo, potremmo fargliene una colpa? Certamente no. A Gela abbiamo registrato un caso contrario. Il parlamentare regionale e presidente della commissione Antimafia, Calogero Speziale, volendo partecipare alle amministrative della sua città e desiderando competere per ricoprire quella che fu la poltrona di Rosario Crocetta, si è anche lui confrontato con le primarie. Uscito perdente, seppure per pochi voti, ha comunque deciso di partecipare alle elezioni contro il suo partito. Due casi che sottolineano, se ve ne fosse ancora bisogno, lo stato confusionale in cui versa il Pd. E, appresso a lui, tutto quello che fu il centrosinistra. Perché non si possono annullare, di fatto, le primarie a Enna, con il timbro della dirigenza nazionale del partito, e poi chiederne il sacro rispetto a Gela, minacciando espulsioni dal Pd. Delle due l´una. O le primarie sono uno strumento di importanza centrale nella vita del partito, e allora se ne rispetta sempre il responso, così come si fa con le elezioni vere e proprie. Oppure sono un altro modo di condurre, successivamente ai risultati, le lotte politiche all´interno del partito. Se ne è visto un esempio, abbastanza lampante, dopo le primarie con cui si è scelto il segretario regionale dei democratici. Dove il congresso, che doveva soltanto registrare il risultato uscito fuori dai gazebo, se lo è cucinato come ha voluto. Con i risvolti politici a livello regionale che ben conosciamo. Se le primarie sono soltanto un pretesto per consumare faide interne, non ci può meravigliare se prevalgono, su tutto, gli umori personali e gli interessi di cordata. I due casi di Enna e Gela declinano in tal senso. Sarebbe il caso che il Pd regionale, tra una riforma e l´altra, ci riflettesse un attimo. Altrimenti prevarrà, ci vuole poco a
ipotizzarlo, la progressiva disaffezione verso una pratica di democrazia diretta della quale non ci si fiderà più.
LA REPUBBLICA PALERMO, SABATO 29 MAGGIO 2010
NELLA FOTO: da sx. Rosario Crocetta, Calogero Speziale.

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