mercoledì 11 marzo 2009

La mappa della nuova sanità siciliana, meno Asl, più dirigenti

di Salvatore D'Anna
10 marzo 2009
Meno manager, meno Asl, ma più dirigenti intermedi. È questa la proposta che il governo regionale ha fatto agli alleati sulla Sanità. Presentato ieri sera, il maxiemendamento è l’ennesimo tentativo di Raffaele Lombardo di porre la parola fine a una telenovela che si trascina da alcuni mesi. Le aziende ospedaliere passano da 29 a 17, nove Asl e otto grandi ospedali. Le strutture rimanenti verranno accorpate all’interno di ciascuna provincia. Secondo la riforma, cui ha lavorato anche l’assessore alla Sanità Massimo Russo, nascono quindi le Asp, le aziende sanitarie provinciali. In pratica si tratta di ospedali “capofila” gestiti dai nove manager di ogni provincia e guidati da un direttore amministrativo. Dagli ospedali capofila dipendenderanno i nosocomi dei centri più piccoli. Saranno quelli di Agrigento e Sciacca; Caltanissetta e Gela; Acireale, Paternò e Caltagirone; Enna; Barcellona e Patti; Partinico, Termini Imerese; Ragusa e Vittoria; Siracusa e Lentini; Trapani e Mazara del Vallo. Quindi 17 aziende guidate da altrettanti manager, nove provinciali, tre policlinici, due grandi aziende ad alta specializzazione: il Civico a Palermo e il Garibaldi a Catania. Tre grandi aziende ospedaliere con Cervello e Villa Sofia insieme a Palermo, con il Cannizzaro a Catania e con il Papardo a Messina. Quelle universitarie gestiranno il Rodolico e il Vittorio Emanuele a Catania, il Martino a Messina e il Policlinico Giaccone a Palermo. Nasce la figura del dirigente intermedio che avrà un ruolo di rilievo in quelle strutture che passeranno sotto la gestione dell’Asl. I nosocomi più piccoli che saranno guidati direttamente dalle Asl verranno raggruppati e guidati a loro volta dal presidio più grande. Secondo Lombardo ciascun capofila verrebbe guidato tecnicamente da un direttore amministrativo delegato della Asl. Resterebbe però anche la figura del direttore sanitario. In questo modo l’ospedale manterrebbe una forte autonomia sul territorio pur muovendosi sotto l’influenza della Asl per la gestione politico economica. Il tutto diviso in due grandi bacini, quello della “Sicilia occidentale”, e quella della “Sicilia orientale”. Prevista contabilità separata per la gestione delle diverse aziende e il monitoraggio informatizzato delle prestazioni erogate dalla varie sanitarie pubbliche e private. Il testo è una sintesi del ddl approvato in commissione da Udc e Pdl. Questo fissa a 23 il numero delle aziende con lo scorporo degli ospedali dalle Asl e il mantenimento nelle sei province non metropolitane di doppie strutture, con aziende sanitarie e aziende ospedaliere. Resta ancora il problema della scelta tra l’accorpamento della gestione di Asl e ospedali, così come previsto inizialmente da Russo o della separazione netta voluta dall’emendamento Leontini-Maira. Il Pdl tende la mano all’assessore, sottolinenando che ci sono “degli aspetti condivisi, che sono sostanziali”, ma anche alcune “parti che meritano una riconsiderazione e una riformulazione”. Domani all’Ars il capogruppo Innocenzo Leontini e altri deputati prenderanno una posizione ufficiale con una conferenza stampa. “Con il contributo di tutti – dicono i deputati del Pdl -, è comunque intervenuto un avvicinamento fra le posizioni originarie”. Molto critica, invece, la Cgil, che non è convinta della nuova proposta del governo. Il sindacato viene però criticato dai partiti di centrodestra. “C’è già chi non ha perso tempo - dice Rudy Maira, capogruppo Udc all’Assemblea regionale siciliana - per dire che la proposta del governatore è da affossare. Così infatti si è espressa la Cgil. Viene da chiedersi come mai il sindacato che finora si è espresso sempre a favore delle scelte dell’assessore Russo, e cioè di un componente del governo presieduto da Raffaele Lombardo, oggi abbandona queste posizioni per criticare così aspramente il lavoro di mediazione del presidente della Regione?”. “La Cgil non prende atto strumentalmente e ipocritamente dello sforzo della mediazione fatta anche dall’Udc. Credo ancora – continua Maira - che la politica non sia geometria né tantomeno matematica, ma finora le posizioni della Cgil le avevamo interpretate sempre come delle equazioni alle iniziative dell’assessore Massimo Russo, quasi fosse un pigmalione del sindacato. Ora, alla luce della sortita odierna, sarebbe interessante capire – conclude Maira - se Russo e la Cgil la pensano sempre allo stesso modo”. Intanto il partito dello scudocrociato prende tempo sulla nuova proposta. “Il nostro giudizio e, quindi la valutazione politica sugli emendamenti del presidente Lombardo al ddl di riforma sanitaria, è ancora sospeso”, dicono quelli dell'Udc. Contro il sindacato rincara la dose il Pdl. “E’ evidente che la Cgil soffre di crisi confusionale, almeno in tema di Sanità. Affermare che Lombardo abbia fatto un patto con Leontini, Maira e Caputo per fare passare la riforma della Sanità sconfessando il suo assessore Massimo Russo, significa che siamo alla farsa - attacca Salvino Caputo -. Forse Lombardo – conclude – ha preso atto che il modello Russo era fallimentare e ha condiviso le proposte della maggioranza”. La Cgil non è però sola. Anche il Pd esprime “fortissime perplessità”, e il maxiemendamento sarebbe “un bluff che lascia immutato l’attuale sistema di potere e di controllo politico nella sanità siciliana”. Secondo l’opposizione, la riforma mette in atto una finta riduzione. La riduzione a 17 aziende farebbe scendere i manager, attualmente 87 tra direttori generali, amministrativi e sanitari, fino a 51, “ma a questi si aggiungeranno i dirigenti amministrativi e sanitari di ognuno dei nuovi 18 ospedali capifila individuati dal governo: altri 36 manager, e il totale fa sempre 87”.
Domani la discussione del disegno di legge sulla riforma del sistema sanitario regionale approderà in Aula.

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