
La questione dell’edizione siciliana di Repubblica non è certo nuova: viene anzi sollevata puntualmente ogni cinque gennaio. Il quotidiano, come è noto, ha stretto da anni un accordo con il giornale “La Sicilia”: l’editore Ciancio mette a disposizione la sua tipografia per stampare a Catania le copie da distribuire in tutta l’isola, in modo che queste arrivino in edicola già nelle prime ore del mattino. Ma, in cambio, “Repubblica” si impegna a non distribuire l’edizione siciliana nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa.
Accade dunque un fatto paradossale: nella tipografia catanese si stampa un giornale con 16 pagine in più – le pagine siciliane, appunto – ma i catanesi, come i ragusani o i siracusani, trovano in edicola solo le pagine nazionali. Diversa la situazione a Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina e Trapani, dove invece viene diffusa l’edizione completa.
Non sono mancati negli anni passati raccolte di firme, convegni, spot video di denuncia. Due anni anni fa Sebastiano Messina, ospite della Facoltà di Lingue, si dichiarò contrario all’accordo sottoscritto dal suo editore, invitando i catanesi a far sentire la loro voce. L’anno scorso è stata Liberainformazione a occuparsi della vicenda, organizzando anche un convegno a Catania. A pochi giorni dall’evento, sulle pagine della “Sicilia” apparve una singolare manchette che recitava: «Da martedì 19 febbraio negli aeroporti e nelle principali stazioni ferroviarie siciliane sarà possibile trovare il quotidiano “la Repubblica, edizione di Palermo”». Una risposta quasi beffarda – a Catania si può comprare l’edizione completa, ma soltanto in stazione o all’aeroporto – che può essere letta, però, come un segnale del fatto che la questione catanese, per Repubblica, resta un nervo scoperto.
L'annuncio di Roberto Natale costituisce, in ogni caso, un fatto nuovo. È la prima volta che a prendere una posizione così forte sul caso Repubblica è il massimo esponente nazionale del sindacato dei giornalisti. Natale, durante l’incontro per il premio Fava, ha anche detto di non essere a Catania a titolo personale, bensì a nome della categoria che lo ha eletto. Parole impegnative, senza dubbio, quelle del presidente della Fnsi. Non resta che attendere i fatti che ne seguiranno.
da Step1
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