giovedì 28 febbraio 2008

Termini scaduti, libero Riina jr. E nasce la polemica: "Assurdo"

La Cassazione libera il terzogenito del boss siciliano era in cella dal 2002. Condannato per associazione mafiosa. Ha lasciato il carcere a bordo di una Mercedes. Amato: "Amareggiato per la Polizia". E Scotti chiede notizie

PALERMO - "Salvuccio" Riina è libero. A bordo di una Mercedes nera ha lasciato il carcere di Sulmona. Jeans nero, felpa rosa e giubbotto senza maniche Moncler, Giuseppe Salvatore Riina, 27 anni, il più piccolo dei figli maschi del boss Totò e nipote di Leoluca Bagarella, ha lasciato alla spalle il pesante portone del carcere speciale alle 16 in punto. Libero, per decorrenza termini. Condannato in appello a 8 anni e dieci mesi per associazione mafiosa, in attesa della Cassazione (un secondo passaggio visto che il primo aveva deciso per un rinvio), è passato troppo tempo da quando è stato pronunciato il giudizio di secondo grado senza che sia ancora intervenuto quello definitivo.

Addirittura l'avvocato di fiducia Luca Cianferoni ha "contestato l'ingiusta detenzione almeno a partire dal giugno scorso. I termini prevedono in questo caso due anni oltre le sospensive per la stesura delle sentenze. La sentenza annullata è del 2 luglio 2007, la prima condanna è del 31 dicembre 2004. Abbiamo fatto i nostri conti e alla fine il procuratore generale della Cassazione ci ha dato ragione". Nella pratica significa che Riina jr potrà attendere fuori dal carcere la sentenza definitiva. Senza alcun provvedimento restrittivo. Libero a gestire l'enorme potere della famiglia.

Giuseppe Salvatore Riina era stato arrestato nel 2002. Secondo i magistrati "era diventato il nuovo punto di riferimento della famiglia Riina e protagonista della riorganizzazione della cosca facente capo al padre che egli gestisce come una vera e propria impresa". Accusato di associazione mafiosa ed estorsione, Riina jr era stato condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi. In appello la pena era stata ridotta a 11 anni e 8 mesi. La Corte di Cassazione, però, aveva annullato la condanna per associazione mafiosa e rinviato il processo ad un'altra sezione della Corte d'appello di Palermo che aveva confermato la condanna per associazione mafiosa a 8 anni e 10 mesi. Mancava il pronunciamento della Cassazione che la corte avrebbe dovuto emettere entro un termine fissato per legge. Purtroppo i giudici ancora non hanno sentenziato e per "decorrenza termini", l'imputato ha potuto riottenere la libertà.

E la conclusione della vicenda non ha tardato a provocare reazioni. Dura quella del ministro dell'Interno, "amareggiato", che manda la sua solidarietà alle forze dell'ordine anche se - dice - "sono sicuro che non si scoraggeranno per questo episodio". E il suo collega di governo, il guardasigilli Scotti, ha chiesto "informazioni urgenti su tutto l'iter processuale". Proteste dalle associazioni antimafia mentre l'Unione delle camere penali torna a chiedere processi più rapidi.
(La Repubblica, 28 febbraio 2008)

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