giovedì 4 agosto 2011

Domani a Palermo sarà ricordato l'agente Nino Agostino

Antonino Agostino, chiamato da tutti Nino (1960 – Villagrazia di Carini, 5 agosto 1989), è stato un poliziotto italiano. Agostino è stato anche un agente dei servizi (SISDE) e un "cacciatore di latitanti". Il delitto
Il 5 agosto 1989 Antonino Agostino, agente PS alla questura di Palermo, era a Villagrazia di Carini con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima. La sua consorte era incinta di cinque mesi di una bambina. Mentre entravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motocicletta arrivarono all'improvviso e cominciarono a sparare sui due. Agostino venne colpito da vari proiettili, mentre la Castelluccio venne raggiunta da un solo colpo e cominciò a strisciare per terra per avvicinarsi al marito morente. I genitori di Agostino, uditi gli spari, andarono a soccorrere il figlio e la nuora ma non c'era più niente da fare: erano morti. Quel giorno, Agostino non portava armi addosso. La squadra mobile di Palermo seguì inutilmente per mesi un'improbabile "pista passionale".
I misteri intorno all'omicidio
La notte della morte di Antonino Agostino e della moglie, alcuni ignoti "uomini dello Stato" riuscirono ad entrare nell'abitazione dei defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stava conducendo Agostino. Ai funerali di Antonino Agostino e Ida Castelluccio, tenutisi il 10 agosto 1989, erano presenti i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo stesso Falcone disse ad un amico commissario, pure presente al funerale: «Io a quel ragazzo gli devo la vita». Ad un funzionario di polizia avrebbe anche confidato: «Questo omicidio l'hanno fatto contro di me e contro di lei». Antonino Agostino stava indagando sul fallito attentato dell'Addaura: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta trovarono su una spiaggia dell'Addaura un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. In quella stessa spiaggia si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. Sicuramente Agostino aveva scoperto qualcosa di importante su quel borsone-bomba dell'Addaura e per questo è stato eliminato. Attualmente i mandanti e gli esecutori dell'omicidio di Agostino e della Castelluccio sono ignoti. Vincenzo Agostino, il padre di Antonino, ha giurato di non tagliarsi più la barba finché non verrà scoperta la verità sulla morte del figlio e della nuora.

Secondo il pentito di mafia Giovanbattista Ferrante, Totò Riina ordinò un'indagine interna a Cosa Nostra per individuare i responsabili dell'omicidio del poliziotto, ma «Anche lui non riuscì a sapere nulla». Il collaboratore di giustizia Oreste Pagano ha dichiarato che «è stato ucciso perché voleva rivelare i legami mafiosi con alcuni della questura di Palermo. Anche sua moglie sapeva: per questo hanno ucciso anche lei»[1].

Indiscrezioni giornalistiche[1] ipotizzano che Agostino, insieme con un collega, Emanuele Piazza, anch'egli agente del SISDE, si trovassero nei pressi dell'Addaura la mattina del 20 giugno 1989, il giorno prima del fallito attentato a Falcone. Nuove ipotesi investigative avallerebbero la ricostruzione che i due agenti riuscirono ad impedire che l'attentato si compiesse, fingendosi sommozzatori e rendendo inoffensivo l'ordigno nelle ore notturne antecedenti al ritrovamento.
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