domenica 24 aprile 2011

Tranchina adesso collabora: "Ho comprato io i telecomandi per la strage di via D’Amelio. Per chi si votava? Per Forza Italia"

Fabio Tranchina
PALERMO - Dopo l'arresto con l'accusa di mafia e concorso nella strage di via D'Amelio a Palermo Fabio Tranchina ha raccontato ai pubblici ministeri di Firenze, Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi: "Dopo la strage di Capaci e prima, o subito dopo, la strage di via D'Amelio, ma mi sembra dopo, Giuseppe Graviano mi chiese di comprargli un telecomando Uht che gli serviva, mi disse, per un cancello". Il suo ruolo sarebbe stato quello di acquistare i telecomandi per gli attentati, anche se Tranchina non ricorda il periodo. "Mi mandò da Pavan a Palermo e costò un milione e 400 mila lire o un milione e 600 mila lire - ha raccontato -. Mi disse di non dare il mio nome e infatti dissi al negozio che mi chiamavo Terrano o simile. Prima me ne chiese uno e poi un altro. Questo fatto dell'acquisto dei telecomandi lo sappiamo solo io e Giuseppe Graviano". "Mi disse di non aprirli che dovevano essere modificati e che erano ottimi - ha affermato -. Di qui ho capito che servivano per gli attentati". Tranchina ha anche detto ai pm che "una settimana prima della strage di Capaci Giuseppe Graviano mi disse di non passare dall'autostrada e poi compresi l'avvertimento dopo che avvenne l'attentato. Lo stesso per la morte del dottor Borsellino". "Più volte prima mi fece passare da via D'Amelio riaccompagnandolo e io non capivo cosa dovesse vedere. Poi, mi chiese di trovargli un appartamento in via D'Amelio, e infine, visto che non l'avevo trovato, ebbe a dirmi che allora si sarebbe messo comodo in giardino. In via D'Amelio dove è avvenuta la strage in effetti c'è un muro e un giardino". Ancora Fabio Tranchina ha raccontato: "Un giorno Giuseppe Graviano mi disse di andare a un villino di Triscina dove venne Matteo Messina Denaro a prenderlo. Io rimasi con la fidanzata di Graviano, ora sua moglie. Dopo un paio d'ore li vidi tornare e mi dissero che era andata male e che il tizio era ancora vivo. Io non sapevo di cosa si trattava. Poi vedo sul giornale dell'attentato e chiesi a Graviano cosa era successo e mi disse che delle tre armi usate due si erano inceppate". Nel racconto di Tranchina anche la politica: "Ricordo che alle elezioni venivano indicazioni di voto per Forza Italia. Giuseppe Graviano adorava Riina, ebbe a dirmi che eravamo tutti figli suoi. Il giorno dell'arresto di Riina, Graviano mi disse che ci sarebbe stata una guerra, nel senso che come fare le leggi glielo dovevano fare capire loro, anche se avevano le loro assicurazioni". "Il motivo dei movimenti dei Graviano del '93 nel centro e Nord Italia era anche per sfuggire alla pressione su Palermo che dopo le stragi siciliane del 1992 era particolarmente forte - ha detto Tranchina -. Alle pressioni i Graviano risposero a modo loro portando avanti le stragi per trovare una trattativa con lo Stato".

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