mercoledì 3 marzo 2010

Qual è il vero spirito della riforma “Gelmini”?

di ROSETTA FARAGI
Lo spirito della riforma “Gelmini” non è quello di razionalizzare la scuola, cosa che può trovare anche noi d’accordo, ma è quello di tagliare fondi dalla scuola pubblica per dirottarli, in parte, verso la scuola confessionale e privata. L’esperienza della Lombardia rappresenta, per questo governo, il modello da esportare in tutte le altre regioni. In questa regione abbiamo assistito a un taglio drastico delle risorse alla scuola pubblica, a tutto vantaggio delle scuole private.
In altre parole, le scuole pubbliche si sono ridotte ad essere trasformate in centri, dove scaricare tutte le tensioni sociali ed economiche, per permettere alla scuola privata di portare avanti un progetto culturale e sociale di tipo elitario. In parole povere, mentre nella scuola pubblica vengono dirottati i bambini immigrati, i bambini difficili, i bambini disagiati, nella scuola privata vanno i figli della ricca borghesia lombarda, la cui retta, in parte, viene pagata con i fondi pubblici. Si assiste, inoltre, a delle situazioni quanto meno discutibili, quando, in molte di queste scuole, in dispregio allo spirito solidaristico che dovrebbe animarle, non vengono accolti i bambini portatori di handicap.
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a tagli drastici che hanno profondamente impoverito la qualità didattica dell’istruzione pubblica e che hanno portato l’Italia agli ultimi posti nelle classifiche sulla qualità dell’istruzione. Mentre si parla tanto, ma non solo in Sicilia, di bisogno di cultura della legalità, nei fatti, la riforma “Gelmini”, disattendendo del tutto le raccomandazioni degli Organi dell’Unione Europea, riduce, e in alcuni casi, abolisce del tutto lo studio del diritto. Riducendo le ore alle discipline e riducendo l’obbligo scolastico a 15 anni non miglioreremo certo il livello culturale di base degli studenti, mentre faremo, di certo, un regalo agli industriali del nord che potranno avere a disposizione tanti giovani sedicenni come manovalanza a costo zero, anzi con agevolazioni fiscali. E in Sicilia? Francamente non sappiamo dove questi ragazzi potranno completare tale obbligo scolastico, visto che le poche industrie esistenti stanno chiudendo. Diminuiscono le ore di scienze, di geografia, di diritto, mentre rimangono immutate le ore, anche se facoltative, di religione! Si mette in discussione la teoria darwiniana sulla evoluzione umana e ritorna di nuovo in auge la teoria creazionista che sembrava ormai relegata nell’oscurantismo del passato.
C’è da chiedersi, se dietro questa riforma, ci siano motivi puramente economici o soprattutto “ideologici”. Se, con tale “riforma”, prospereranno tutta una serie di scuole “diplomificio ” , dove, pagando, si potrà ottenere il diploma, dopo un solo anno di frequenza scolastica. In altre parole: “paghi uno, prendi cinque”, in perfetta sintonia con lo spirito mercantile che anima questo governo! E poi non meravigliamoci, se in alcuni concorsi pubblici, di cui di recente si è occupata la stampa, nessun concorrente abbia superato la prova scritta per troppi errori grammaticali. Inoltre, dando sempre più potere ai dirigenti scolastici, si rischia di creare degli indirizzi scolastici che rispondono alle esigenze personalistiche e non alle vocazioni del territorio, in parole povere, si ricreeranno delle cattedrali nel deserto, totalmente slegate dal territorio. Intanto, nonostante la “pseudoriforma ” nasca con tante contraddizioni, il governo, disattendendo tutte le richieste di proroga, procede imperterrito a metterla in pratica già dal prossimo anno scolastico! Perché tanta fretta? Pensare male è un peccato, ma spesso, si va vicini alla realtà. Non vorremmo che tanti genitori di fronte a tanto caos e incertezze decidano di iscrivere i propri figli alla scuola privata.

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