giovedì 1 ottobre 2009

Caso De Mauro. Un testimone: "Il fascicolo dell'inchiesta anni fa fu manomesso"

La misteriosa scomparsa di appunti, rapporti investigativi e nastri con intercettazioni telefoniche dagli atti del fascicolo sull'uccisione del cronista Mauro De Mauro, è stata al centro della deposizione del sottufficiale dei carabinieri Enrico Guastini, salito sul banco dei testi davanti ai giudici di Palermo che, per la morte del giornalista, processano il boss Totò Riina. Il testimone, che negli anni '90 coordino' la seconda inchiesta della Procura di Pavia sulla morte dell'ex presidente dell'Eni Enrico Mattei, ha parlato di vera e propria "manomissione" del fascicolo. In sostanza dalle carte del procedimento dei pm siciliani sul caso De Mauro mancherebbero una serie di atti che avrebbero potuto ricollegare Amintore Fanfani, Eugenio Cefis, ex presidente dell'Eni, e l'avvocato siciliano Vito Guarrasi alla morte di Mattei. Il testimone scoprì che il fascicolo era stato saccheggiato quando, nel '94, senti' i magistrati palermitani Ugo Saito e Mario Fratantonio che avevano indagato sulla scomparsa del giornalista. Entrambi gli riferirono che nel corso dell'indagine erano emersi dati interessanti per l'inchiesta Mattei (De Mauro, prima della scomparsa, fece ricerche sulla vicenda per conto del regista Franco Rosi n.d.r.) e che, proprio per questo, una serie di atti erano stati trasmessi agli inquirenti di Pavia titolari dell'indagine. Ma alla procura Lombarda non sarebbe giunto mai nulla. Tutte le carte mancanti inoltre - a dire del teste - avrebbero potuto stabilire un collegamento tra la morte di Mattei e l'ex politico Dc, Guarrasi e Cefis. In particolare dagli atti del fascicolo sarebbero sparite informative e bobine con le intercettazioni di conversazioni del commercialista Nino Buttafuoco, inizialmente coinvolto nell'inchiesta De Mauro. Ma non solo: già nell'immediatezza dell'indagine, condotta a Palermo, gli inquirenti avrebbero accertato la mancanza di un foglio scritto dal cronista sulla vicenda Mattei nel quale si sarebbe fatto il nome di Guarrasi. Dal cassetto della scrivania del giornale del cronista, inoltre, sarebbero stati presi una serie di appunti, alcuni dei quali poi rimessi al loro posto, altri mai trovati. Il testimone non è stato in grado di dire quando il materiale, che sarebbe dovuto arrivare a Pavia, sia stato sottratto. Gli inquirenti lombardi se ne sono accorti solo nel '94 quando su indicazione dei magistrati di Palermo, certi di avere inviato le carte ai colleghi, sono andati a fare dei controlli. Dgli atti della procura era stato eliminato anche il provvedimento di stralcio: l'atto con cui i pm siciliani disponevano la trasmissione dei documenti. Al processo hanno poi deposto due funzionari degli ex Sismi e Sisde. L'audizione si è svolta a porte chiuse per tutelare l'identità dei testi.

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