giovedì 30 aprile 2009
Palermo ha ricordato Pio La Torre. Una cerimonia per l'anniversario anche a Corleone
Cerimonia in ricordo di Pio La Torre a Palermo. Ninni Terminelli, segretario cittadino del Pd, ha ricordato il segretario del Pci siciliano ucciso da Cosa nostra 27 anni fa, davanti alla lapide sul luogo del delitto. Breve e semplice la commemorazione davanti a decine di amici e compagni di partito di La Torre. C'erano, tra gli altri, Rita Borsellino, il presidente della commissione antimafia dell' Assemblea regionale Lillo Speziale, il capogruppo del Pd all' Ars, Antonello Cracolici, l'assessore regionale Francesco Scoma in rappresenta del governo regionale. Il ricordo di Terminelli è cominciato dalla figura di Rosario Di Salvo, il collaboratore di La Torre ucciso insieme con l'esponente comunista. Il suo spirito di "militanza" esprimeva quello che Terminelli ha definito un impegno civile portato fino alle rinunce e al sacrificio personale. Per rimarcare il rigore etico di La Torre, Terminelli ha ricordato un episodio riferito da varie testimonianze. Il figlio del deputato del Pci doveva partecipare ad una partita di calcio tra ragazzi. Ma quando La Torre ha saputo che uno dei proprietari del campetto aveva collegamenti con ambienti mafiosi chiese al figlio di rinunciare alla partita perché, gli spiegò, "con la mafia non bisogna avere alcun tipo di contatti". La Torre, a cui si deve il ddl con cui è stato introdotto il reato di associazione mafiosa e la confisca dei patrimoni dei boss, sarà ricordato anche a Roma con una targa nell'atrio di Montecitorio. Anche a Corleone è stato ricordato Pio La Torre, nel corso di un incontro svoltosi alle 18 nella sede della coop “Lavoro e non Solo”, che gestisce terreni confiscati alla mafia. Alla presenza di un gruppo di toscani, organizzati dall’Arci, venuti in Sicilia per visitare i luoghi di resistenza alla mafia, dei soci della cooperativa e di alcuni giovani corleonesi, sono intervenuti Maurizio Poggi, presidente di Arci Firenze, Calogero Parisi, presidente della Coop “Lavoro e non Solo”, e Dino Paternostro, segretario della Camera del lavoro di Corleone. Gli intervenuti hanno sottolineato che l’impegno di La Torre ha prodotto la legge che punisce il reato di associazione mafiosa e che consente di espropriare e confiscare i beni illecitamente accumulati. “Oggi le cooperative che gestiscono i beni confiscati rappresentato un po’ gli eredi del movimento contadino degli anni ‘40”, ha sottolineato Dino Paternostro. Nel pomeriggio, accompagnati dai ragazzi del circolo Dialogos-Arci, la delegazione toscana aveva percorso l’itinerario di mafia e antimafia, visitando i “luoghi” più significativi del paese. Appuntamento per tutti a Portella delle Ginestre…
mercoledì 29 aprile 2009
Volontari Unicoop Tirreno. Una settimana di lavoro a Corleone, nelle terre confiscate alla mafia
Un gruppo di volontarie Unicoop Tirreno in partenza per la Sicilia, a coltivare i campi confiscati alla mafia
L’idea è nata nel luglio 2008, in occasione della visita ai terreni confiscati alla mafia nei pressi di Corleone (Palermo) da parte di una delegazione Unicoop Tirreno: tornare un anno dopo con l’intento di dare una mano concretamente, mettendo a disposizione tempo ed energie sui campi gestiti dalla piccola e coraggiosa cooperativa Lavoro E Non Solo (di cui Unicoop Tirreno è socia sostenitrice). E’ nato così un gruppo di volontarie, tutto al femminile: una squadra di sedici donne che, pagandosi il viaggio e utilizzando le proprie ferie, trascorreranno sei giorni (dal 3 al 9 maggio) a Corleone, alloggiando nella palazzina confiscata al boss Totò Riina e coltivando le vigne di Chardonnay e Nero D’Avola e i campi di pomodori un tempo di proprietà dei prestanome di Bernardo Provenzano. Ci saranno anche lenticchie da insacchettare e un agriturismo da arredare. Le volontarie avranno anche modo di conoscere rappresentanti della lotta alla mafia come Rita Borsellino (sorella del giudice Paolo), il senatore Giuseppe Lumia (Commissione Parlamentare Antimafia), Pippo Cipriani (ex Sindaco di Corleone, oggi sotto scorta), il Sindaco di Gela Rosario Crocetta, gli anziani sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947. Il gruppo delle volontarie, che tra l’altro inaugura la stagione 2009 dei campi organizzati ogni estate dall’Arci “Liberaci Dalle Spine”, è formato da dieci dipendenti Unicoop Tirreno: Giuliana Giuggioli, Lidia Zanaboni, Laura Alberti, Monica Agostini, Fiorenza Dini, Lucilla Ciuchi, Elisabetta Falsettini, Luana Chiappafreddo; Angela Grasso, Margherita Travagli; tre consigliere di amministrazione: Daniela Levantino, Germana Monni e Marilù Ricci; due ex-dipendenti oggi in pensione: Anna Mencarelli e Diva Malotti. Le sedici donne provengono dai territori in cui la Cooperativa è presente: province toscane di Grosseto, Livorno, Lucca; dall’Umbria (Terni) e dal Lazio (Roma e Viterbo). Con loro, a rendere l’esperienza ancora più viva, ci sarà anche una bambina di cinque anni, Domitilla, figlia di una delle partecipanti.
Chiunque fosse interessato a partecipare ai campi di lavoro estivi a Corleone può rivolgersi all’Arci di Piombino (tel. 0565.221310) oppure al sito www.arci.it (Liberarci dalle Spine 2009).
Beatrice Ramazzotti
Ufficio stampa Unicoop Tirreno
Tel. 0565.24324 / 335.6713052
beatrice.ramazzotti@unicooptirreno.coop.it
L’idea è nata nel luglio 2008, in occasione della visita ai terreni confiscati alla mafia nei pressi di Corleone (Palermo) da parte di una delegazione Unicoop Tirreno: tornare un anno dopo con l’intento di dare una mano concretamente, mettendo a disposizione tempo ed energie sui campi gestiti dalla piccola e coraggiosa cooperativa Lavoro E Non Solo (di cui Unicoop Tirreno è socia sostenitrice). E’ nato così un gruppo di volontarie, tutto al femminile: una squadra di sedici donne che, pagandosi il viaggio e utilizzando le proprie ferie, trascorreranno sei giorni (dal 3 al 9 maggio) a Corleone, alloggiando nella palazzina confiscata al boss Totò Riina e coltivando le vigne di Chardonnay e Nero D’Avola e i campi di pomodori un tempo di proprietà dei prestanome di Bernardo Provenzano. Ci saranno anche lenticchie da insacchettare e un agriturismo da arredare. Le volontarie avranno anche modo di conoscere rappresentanti della lotta alla mafia come Rita Borsellino (sorella del giudice Paolo), il senatore Giuseppe Lumia (Commissione Parlamentare Antimafia), Pippo Cipriani (ex Sindaco di Corleone, oggi sotto scorta), il Sindaco di Gela Rosario Crocetta, gli anziani sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947. Il gruppo delle volontarie, che tra l’altro inaugura la stagione 2009 dei campi organizzati ogni estate dall’Arci “Liberaci Dalle Spine”, è formato da dieci dipendenti Unicoop Tirreno: Giuliana Giuggioli, Lidia Zanaboni, Laura Alberti, Monica Agostini, Fiorenza Dini, Lucilla Ciuchi, Elisabetta Falsettini, Luana Chiappafreddo; Angela Grasso, Margherita Travagli; tre consigliere di amministrazione: Daniela Levantino, Germana Monni e Marilù Ricci; due ex-dipendenti oggi in pensione: Anna Mencarelli e Diva Malotti. Le sedici donne provengono dai territori in cui la Cooperativa è presente: province toscane di Grosseto, Livorno, Lucca; dall’Umbria (Terni) e dal Lazio (Roma e Viterbo). Con loro, a rendere l’esperienza ancora più viva, ci sarà anche una bambina di cinque anni, Domitilla, figlia di una delle partecipanti.
Chiunque fosse interessato a partecipare ai campi di lavoro estivi a Corleone può rivolgersi all’Arci di Piombino (tel. 0565.221310) oppure al sito www.arci.it (Liberarci dalle Spine 2009).
Beatrice Ramazzotti
Ufficio stampa Unicoop Tirreno
Tel. 0565.24324 / 335.6713052
beatrice.ramazzotti@unicooptirreno.coop.it
Pio La Torre, 27 anni dopo quel tragico 30 aprile...
di PIETRO ANCONA
Domani ricorre il ventissettesimo anniversario della uccisione di Pio La Torre.Gli anni trascorrono implacabili stratificandosi l'uno sull'altro ed allontanandoci dagli eventi della nostra vita che quasi sbiadiscono nella memoria. Ho conosciuto Pio La Torre dentro la CGIL nei primissimi anni sessanta. Era il Segretario Generale della Cgil siciliana, lottava per migliorare la condizione dei braccianti agricoli e dei contadini ma seguiva con molta attenzione il processo allora crescente di industrializzazione. Tenne a battesimo i primi nuclei di classe operaia, di proletariato industriale che si andavano formando in Sicilia nel fervore delle tante attività che si installavano attorno ai grandi impianti della Chimica. Venne ad Agrigento dove io ero segretario della Camera del Lavoro a seguire la grande vicenda dello sciopero alla Montecatini di Porto Empedocle. L'industrializzazione in corso in Sicilia lo entusiasmava: era enormemente felice della nascita di nuclei di migliaia di lavoratori delle fabbriche e la considerava una svolta epocale dopo un millennio di stasi feudale interrotto all'inizio del novecento dalla stagione dei Florio subito riassorbita e lasciata fallire dallo Stato.
Pio La Torre mi volle nella segreteria regionale della CGIL sin dal 1962 dove poi restai fino al 1986. Quando fu assassinato ero Segretario Generale della CGIL sicilianaed avevo lavorato mesi e mesi con lui nella realizzazione delle iniziative per la pace, contro la base missilistica di Comiso e contro la mafia da lui considerata il tumore che divorava la Sicilia e ne impediva lo sviluppo.
Aveva una capacità di trascinazione straordinaria dovuta alla innocenza e genuinità dei suoi ideali: credeva davvero nelle cose che proponeva. La forza enorme delle sue convinzioni seduceva e mobilitava le persone.
Nella campagna contro i missili di Comiso riusci a far muovere diecine di migliaia di ragazzi e ragazze,compagni e compagne delle sezioni del Partito (che allora era diffuse in tutta l'Isola), le tre confederazioni sindacali e le Acli. Riusci a trascinare anche Salvatore Lauricella ed Anselmo Guarraci eminenti dirigenti socialisti il primo Presidente dell'Assemblea regionale l'altro segretario regionale del PSI assieme ai quali io, segretario socialista della CGIL siciliana, mi beccai un duro e nervoso richiamo di Bettino Craxi che, in un corsivo apparso sull'Avanti!, ci richiamava all'ordine e cioè a disertare la lotta per la pace ed isolare Pio La Torre che agiva peraltro non avendo un consenso pieno ed esplicito della direzione del PCI essendovi in questa molti dubbi e perplessità sulla opportunità della sua frontale contrapposizione ai missili di Comiso.
Pio La Torre mi volle nella segreteria regionale della CGIL sin dal 1962 dove poi restai fino al 1986. Quando fu assassinato ero Segretario Generale della CGIL sicilianaed avevo lavorato mesi e mesi con lui nella realizzazione delle iniziative per la pace, contro la base missilistica di Comiso e contro la mafia da lui considerata il tumore che divorava la Sicilia e ne impediva lo sviluppo.
Aveva una capacità di trascinazione straordinaria dovuta alla innocenza e genuinità dei suoi ideali: credeva davvero nelle cose che proponeva. La forza enorme delle sue convinzioni seduceva e mobilitava le persone.
Nella campagna contro i missili di Comiso riusci a far muovere diecine di migliaia di ragazzi e ragazze,compagni e compagne delle sezioni del Partito (che allora era diffuse in tutta l'Isola), le tre confederazioni sindacali e le Acli. Riusci a trascinare anche Salvatore Lauricella ed Anselmo Guarraci eminenti dirigenti socialisti il primo Presidente dell'Assemblea regionale l'altro segretario regionale del PSI assieme ai quali io, segretario socialista della CGIL siciliana, mi beccai un duro e nervoso richiamo di Bettino Craxi che, in un corsivo apparso sull'Avanti!, ci richiamava all'ordine e cioè a disertare la lotta per la pace ed isolare Pio La Torre che agiva peraltro non avendo un consenso pieno ed esplicito della direzione del PCI essendovi in questa molti dubbi e perplessità sulla opportunità della sua frontale contrapposizione ai missili di Comiso.
Nei ripetuti raduni di migliaia e migliaia di persone a Comiso nasceva una nuova Sicilia. Pio La Torre aveva fatto balenare ai siciliani la possibilità di un profondo storico cambiamento. I missili erano oramai lo scenario in cui si muoveva una nuova politica di dura profonda e vera alternativa alla conservazione ed alla mafia. Niente sarebbe più stato come prima se Pio La Torre non fosse stato ucciso. Il movimento popolare avrebbe potuto sconfiggere il blocco sociale da sempre al potere. Poteva cambiare tutto!! Pio La Torre aveva rotto due fili che non si possono rompere senza pagare con la vita. Il filo di Jalta per il quale il mondo era diviso in sfere di influenza ed ognuno nel suo ambito si organizzava militarmente come riteneva senza intralci interni; ed il filo dell'equilibrio di potere in Sicilia in cui il potere della borghesia mafiosa non deve essere toccato e la dialettica politica non deve superare certi precisi limiti. La rottura di questi due fili gli è stata fatale. Il grande movimento suscitato a Comiso attorno alle sue tre direttrici: mafia, sviluppo, pace fu traumatizzato e letteralmente distrutto dalla sua uccisione. Non si è più mai ripreso. Il PCI siciliano, dopo di lui, si ricorda per due cose: l'appoggio dato al movimento per l'abusivismo edilizio capeggiato dall'Onorevole Monello Sindaco di Vittoria e legittimato dalla segreteria regionale del partito ed il convegno di Villa Witaker con i cavalieri del lavoro catanesi che tracciava un progetto di sviluppo sul modello Catania spacciata per la Milano del Sud, due scelte che hanno inciso profondamente anche all'Assemblea regionale siciliana aprendo una fase di degenerazione dell'Autonomia oggi culminata nel governo Lombardo dopo i governi Capodicasa, Cuffaro...
Oggi la Regione Siciliana è una mostruosa sanguisuga che assorbe le risorse della Sicilia. Spende miliardi di euro per la sua stessa burocrazia e per alcune categorie sussidiate. Sono convinto che se non esistesse i siciliani starebbero assai meglio. Il sogno di Pio di una Sicilia sviluppata dalla sua Autonomia è finito in una palude. Sul versante della lotta alla mafia, l'opera di Pio La Torre ha dato i suoi frutti maggiori non solo per la legge che porta il suo nome ma anche per avere aperto la strada ad una generazione di magistrati che si è impegnata e che ha avuto i suoi martiri da Falcone a Borsellino a tutti gli altri. Sulla lotta alla mafia si è fatto molto, moltissimo ma la partita non è stata vinta dal momento che la mafia è ancora parte integrante dello Stato e che la politica non ha alcuna intenzione di debellarla. Oggi i magistrati più esposti sono sottoposti ad un durissimo stress dalle modifiche che si stanno apportando all'ordinamento giudiziario e dalla mancanza di un riferimento istituzionale di sostegno e supporto alla loro azione. Oggi, ventisette anni dopo, siamo impantanati in una palude e tutto sempra tralignare malignamente dai partiti ai sindacati alle istituzioni. Ma c'è un movimento maturo, colto, generoso, che esiste nella società e che può darci qualche speranza per il futuro.
Pietro Ancona
Oggi la Regione Siciliana è una mostruosa sanguisuga che assorbe le risorse della Sicilia. Spende miliardi di euro per la sua stessa burocrazia e per alcune categorie sussidiate. Sono convinto che se non esistesse i siciliani starebbero assai meglio. Il sogno di Pio di una Sicilia sviluppata dalla sua Autonomia è finito in una palude. Sul versante della lotta alla mafia, l'opera di Pio La Torre ha dato i suoi frutti maggiori non solo per la legge che porta il suo nome ma anche per avere aperto la strada ad una generazione di magistrati che si è impegnata e che ha avuto i suoi martiri da Falcone a Borsellino a tutti gli altri. Sulla lotta alla mafia si è fatto molto, moltissimo ma la partita non è stata vinta dal momento che la mafia è ancora parte integrante dello Stato e che la politica non ha alcuna intenzione di debellarla. Oggi i magistrati più esposti sono sottoposti ad un durissimo stress dalle modifiche che si stanno apportando all'ordinamento giudiziario e dalla mancanza di un riferimento istituzionale di sostegno e supporto alla loro azione. Oggi, ventisette anni dopo, siamo impantanati in una palude e tutto sempra tralignare malignamente dai partiti ai sindacati alle istituzioni. Ma c'è un movimento maturo, colto, generoso, che esiste nella società e che può darci qualche speranza per il futuro.
Pietro Ancona
martedì 28 aprile 2009
Il libro di Norma Rangeri sulla TV italiana: Primum auditel, deinde informare
Norma Rangeri è una delle penne più acuminate non solo della critica televisiva, ma del giornalismo italiano. Nell’89 ha scritto Pci, la grande svolta. Autrice di saggi sulla tv (Lo schermo baby-sitter, Il bello addormentato della televisione, Il lavoro nella tv, Politica e internet), dal 1992 commenta velenosamente fatti e misfatti della televisione italiana nella sua rubrica “Vespri” sul “manifesto”. Dal ’98, ogni domenica, racconta la tv sulle pagine culturali del “Tirreno”.
Sinossi
Giornalisti, bellimbusti. Direttori e peones salottieri. Funamboli della politica e conduttori-condottieri. Nientologi, telemammoni e criminologi. Veline, tronisti e comici di regime. Calciopoli, TeleCogne e vanity-reality.
Norma Rangeri trascorre 5-6 ore al giorno davanti al televisore. Dice di essere una persona coraggiosa, forse l’unica in Italia ad aver visto tutte le puntate di Porta a Porta.
Il peggior tg? “Il Tg1 di fine anni Novanta. Dopo due minuti correvi a sprangare le porte per paura che ti arrivasse in casa qualche squartatore, naturalmente albanese.”
Teledivi e mezzibusti.
Donnine senza testa e senza veli. Lolite in lingerie. Quindici anni davanti alla tv, raccontati con coraggio e umorismo, da Porta a Porta all’era dei reality, passando per il divorzio in diretta di Al Bano e Loredana Lecciso.
In questo libro Norma Rangeri, firma pungente del quotidiano “il manifesto”, autrice di una rubrica di culto sulla televisione, compila il suo personale elenco facendo sfilare protagonisti e comprimari del piccolo schermo. Senza pietà, per nessuno. “Al mattino soffritti, soap, oroscopi e massaggi con fondoschiena in primo piano. Nel pomeriggio cronaca, tanga, e starlette. Di sera, la grande fiera del silicone.”
Nel mirino soprattutto l’informazione e la politica-spettacolo: “Uno show completamente sottomesso agli indici di ascolto, che sfiora pericolosamente il porno, condito da agghindate opinioniste e donne sgabello rigorosamente mute”.
Primum auditel, deinde informare: dalle parole dell’autrice emerge un’Italia virtuale dominata dal tubo catodico. Un bel Paese obbediente alla scatola luminosa che Norma Rangeri defi nisce “la succursale di Montecitorio”. I salotti televisivi sono diventati il centro del confronto ideologico e politico della nazione. Arbitri, i conduttori. E chi non si adatta è perduto, anzi, oscurato.
Ma, se la tv di qualità esiste, bisogna continuare a cercarla nel terreno minato dalla guerra dell’audience che ha trasformato il servizio pubblico nazionale in una brutta copia della concorrenza commerciale.
Sinossi
Giornalisti, bellimbusti. Direttori e peones salottieri. Funamboli della politica e conduttori-condottieri. Nientologi, telemammoni e criminologi. Veline, tronisti e comici di regime. Calciopoli, TeleCogne e vanity-reality.
Norma Rangeri trascorre 5-6 ore al giorno davanti al televisore. Dice di essere una persona coraggiosa, forse l’unica in Italia ad aver visto tutte le puntate di Porta a Porta.
Il peggior tg? “Il Tg1 di fine anni Novanta. Dopo due minuti correvi a sprangare le porte per paura che ti arrivasse in casa qualche squartatore, naturalmente albanese.”
Teledivi e mezzibusti.
Donnine senza testa e senza veli. Lolite in lingerie. Quindici anni davanti alla tv, raccontati con coraggio e umorismo, da Porta a Porta all’era dei reality, passando per il divorzio in diretta di Al Bano e Loredana Lecciso.
In questo libro Norma Rangeri, firma pungente del quotidiano “il manifesto”, autrice di una rubrica di culto sulla televisione, compila il suo personale elenco facendo sfilare protagonisti e comprimari del piccolo schermo. Senza pietà, per nessuno. “Al mattino soffritti, soap, oroscopi e massaggi con fondoschiena in primo piano. Nel pomeriggio cronaca, tanga, e starlette. Di sera, la grande fiera del silicone.”
Nel mirino soprattutto l’informazione e la politica-spettacolo: “Uno show completamente sottomesso agli indici di ascolto, che sfiora pericolosamente il porno, condito da agghindate opinioniste e donne sgabello rigorosamente mute”.
Primum auditel, deinde informare: dalle parole dell’autrice emerge un’Italia virtuale dominata dal tubo catodico. Un bel Paese obbediente alla scatola luminosa che Norma Rangeri defi nisce “la succursale di Montecitorio”. I salotti televisivi sono diventati il centro del confronto ideologico e politico della nazione. Arbitri, i conduttori. E chi non si adatta è perduto, anzi, oscurato.
Ma, se la tv di qualità esiste, bisogna continuare a cercarla nel terreno minato dalla guerra dell’audience che ha trasformato il servizio pubblico nazionale in una brutta copia della concorrenza commerciale.
sabato 25 aprile 2009
25 APRILE. Da Napolitano appello all'unità: "Il rispetto deve accomunare tutti"
Il leader del Pd Franceschini apprezza la partecipazione del premier alle celebrazioni, ma chiede coerenza: "La pietà è una cosa, equiparare repubblichini e partigiani un'altra". Poi rivolto a Berlusconi: "Ritiri il disegno di legge su Salò". A Milano contestato Formigoni. A Roma Alemanno rinuncia ad andare a Porta San Paolo. ROMA - La festa della Liberazione deve diventare un'occasione di ricordo, riconoscimento, omaggio per tutte le componenti "di quel gran moto di riscatto patriottico e civile che culminò nella riconquista della libertà e dell'indipendenza del nostro Paese". Aprendo le celebrazioni del 64esimo anniversario del 25 aprile, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pone l'accento sulla condivisione chiedendo - come Silvio Berlusconi, che ha partecipato alla cerimonia per la prima volta - rispetto e pietà per tutti, necessaria base per una "rinnovata unità nazionale". Eventi e manifestazioni in tutto il Paese. Dopo la cerimonia all'Altare della Patria, alla quale hanno partecipato le massime cariche dello Stato, Napolitano si è recato presso il sacrario militare di Mignano Montelungo in provincia di Caserta. Berlusconi è tornato in Abruzzo, a Onna, cittadina distrutta dal terremoto, vicino alla quale avvenne una strage nazista nel giugno del '44. In Abruzzo anche il segretario del Pd, Dario Franceschini, e il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Mentre a Roma, il sindaco Gianni Alemanno ha dovuto rinunciare ad andare a Porta San Paolo, per la mobilitazione dei centri sociali contro la sua presenza. Fischi a Milano, per il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, contestato durante il suo intervento dal palco in piazza Duomo. Napolitano, appello all'unità. Prima all'Altare della Patria, poi al sacrario militare di Mignano Montelungo, nel casertano (dove si costituì nel 1943 il primo raggruppamento motorizzato del nuovo esercito italiano, che riprese le armi dopo l'armistizio per combattere contro l'occupante tedesco) il capo dello Stato ha invitato all'unità, insistendo sulla necessità che rispetto e pietà "accomunino tutti". A nessun caduto negli anni della lotta di liberazione dell'Italia dal nazifascismo si devono negare "rispetto e pietà", ed è questa "la base" necessaria perché il Paese possa uscire da vecchie polemiche e ritrovare unità - ha sottolineato il presidente - non più segnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni".
La prima volta di Berlusconi, reazioni. La partecipazione del premier alle celebrazioni è stata apprezzata da più parti come un significativo passo in avanti sulla via della condivisione. Ma l'idea di equiparare repubblichini e partigiani fa discutere. Franceschini riconosce come dal premier siano venute "parole importanti" anche se sarebbe stato meglio pronunciarle prime. Ma, arrivando alla manifestazione di Milano, il segretario del Pd aggiunge: "Chiedo a lui di essere coerente, e ritirare domani il disegno di legge per l'equiparazione dei repubblichini ai partigiani. La pietà umana è una cosa, equiparare i repubblichini ai partigiani è un'altra".
La prima volta di Berlusconi, reazioni. La partecipazione del premier alle celebrazioni è stata apprezzata da più parti come un significativo passo in avanti sulla via della condivisione. Ma l'idea di equiparare repubblichini e partigiani fa discutere. Franceschini riconosce come dal premier siano venute "parole importanti" anche se sarebbe stato meglio pronunciarle prime. Ma, arrivando alla manifestazione di Milano, il segretario del Pd aggiunge: "Chiedo a lui di essere coerente, e ritirare domani il disegno di legge per l'equiparazione dei repubblichini ai partigiani. La pietà umana è una cosa, equiparare i repubblichini ai partigiani è un'altra".
Convegno del Rotary Club a Corleone: "E' allarme punteruolo ruolo per le palme"
di Cosmo Di Carlo
CORLEONE - E’ allarme per il punteruolo rosso che, dopo aver attaccato le palme di Palermo, minaccia le piante dei paesi dell’entroterra. Se l’infestazione attaccasse le palme della villa comunale questa sarebbe distrutta al 90 per cento. Per fare il punto sui mezzi di contrasto al coleottero, il Rotary Club cittadino ha organizzato un convegno dal titolo “Rete per la cattura massale del punteruolo rosso delle palme, per prevenire l’infestazione nelle aree interne del palermitano”. Nella sala convegni dell’Istituto Santa Chiara, sono intervenuti l’entomologo Stefano Colazza ed il professore Salvatore Raimondi, pedologo, entrambi dell’Università degli Studi di Palermo, Domenico Musacchia, direttore del dipartimento Territorio ed ambiente del comune di Palermo, Agatino Sidoti, dell’Azienda Foreste Demaniali, e Lino Ferrantello, dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. "Abbiamo il dovere di preservare la bellezza ornamentale e monumentale delle nostre piazze, delle nostre ville, dei nostri giardini dall'infestazione del punteruolo rosso - ha detto la presidente del Rotary cittadino, Giuseppina Triolo - è il momento in sinergia con le amministrazioni di avviare una campagna di prevenzione e di vigilanza”. Il “rhynchophorus ferrugineus" apparve per la prima volta in Sicilia, ad Acireale, nel 2005. Fino ad oggi ha fatto strage di dodici mila esemplari su di un patrimonio isolano di trecento mila piante. Colpite inizialmente le fasce costiere, l'infestazione si è spinta celermente nelle aree limitrofe fino ad altitudini di 475 metri sul livello del mare. Domenico Musacchia ha evidenziato come ci sia "poca attenzione per i nostri spazi a verde e scarso senso del bene comune, sacrificato talvolta ad un effimero vantaggio economico. Forse non c'è stato un controllo adeguato, - ha concluso - quando sono state introdotte in Italia palme dall'Egitto al costo di cinquanta euro, contro i settecento euro di costo di quelle nostrane. In quelle d’importazione probabilmente si nascondevano le larve del coleottero”. Dell’invasione ad occidente dell’insetto ha parlato Stefano Colazza, entomologo della Facoltà di Agraria dell'università di Palermo, che ha ripercorso il propagarsi, fin dal 1891 del coleottero, dal sud est asiatico ai paesi rivieraschi del mediterraneo, fino all'ingresso in Italia nel 2005. Vari i mezzi di lotta, anche se non si può ancora parlare di eradicazione. Taglio della pianta infetta, risanamento dendrochirurgico, metodi biologici, biotecnici, trappole. Nell’intervento del sindaco di Marineo, Franco Ribaudo, la preoccupazione per la presenza del punteruolo rosso segnalata già a Bolognetta. Per Salvatore Raimondi, bisogna creare una rete per la cattura massale del punteruolo, monitorare le presenze delle palme nei territori comunali, creare unità di osservazioni intercomunali, effettuare interventi rapidi per eliminare le piante attaccate. (*Co.Di.*)
Nella foto (Di Carlo) un momento del convegno: da sinistra Lino Ferrantello, in piedi Stefano Colazza, Salvatore Raimondi Giuseppina Triolo, Domenico Musacchia, Agatino Sidoti.
CORLEONE - E’ allarme per il punteruolo rosso che, dopo aver attaccato le palme di Palermo, minaccia le piante dei paesi dell’entroterra. Se l’infestazione attaccasse le palme della villa comunale questa sarebbe distrutta al 90 per cento. Per fare il punto sui mezzi di contrasto al coleottero, il Rotary Club cittadino ha organizzato un convegno dal titolo “Rete per la cattura massale del punteruolo rosso delle palme, per prevenire l’infestazione nelle aree interne del palermitano”. Nella sala convegni dell’Istituto Santa Chiara, sono intervenuti l’entomologo Stefano Colazza ed il professore Salvatore Raimondi, pedologo, entrambi dell’Università degli Studi di Palermo, Domenico Musacchia, direttore del dipartimento Territorio ed ambiente del comune di Palermo, Agatino Sidoti, dell’Azienda Foreste Demaniali, e Lino Ferrantello, dell’Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste. "Abbiamo il dovere di preservare la bellezza ornamentale e monumentale delle nostre piazze, delle nostre ville, dei nostri giardini dall'infestazione del punteruolo rosso - ha detto la presidente del Rotary cittadino, Giuseppina Triolo - è il momento in sinergia con le amministrazioni di avviare una campagna di prevenzione e di vigilanza”. Il “rhynchophorus ferrugineus" apparve per la prima volta in Sicilia, ad Acireale, nel 2005. Fino ad oggi ha fatto strage di dodici mila esemplari su di un patrimonio isolano di trecento mila piante. Colpite inizialmente le fasce costiere, l'infestazione si è spinta celermente nelle aree limitrofe fino ad altitudini di 475 metri sul livello del mare. Domenico Musacchia ha evidenziato come ci sia "poca attenzione per i nostri spazi a verde e scarso senso del bene comune, sacrificato talvolta ad un effimero vantaggio economico. Forse non c'è stato un controllo adeguato, - ha concluso - quando sono state introdotte in Italia palme dall'Egitto al costo di cinquanta euro, contro i settecento euro di costo di quelle nostrane. In quelle d’importazione probabilmente si nascondevano le larve del coleottero”. Dell’invasione ad occidente dell’insetto ha parlato Stefano Colazza, entomologo della Facoltà di Agraria dell'università di Palermo, che ha ripercorso il propagarsi, fin dal 1891 del coleottero, dal sud est asiatico ai paesi rivieraschi del mediterraneo, fino all'ingresso in Italia nel 2005. Vari i mezzi di lotta, anche se non si può ancora parlare di eradicazione. Taglio della pianta infetta, risanamento dendrochirurgico, metodi biologici, biotecnici, trappole. Nell’intervento del sindaco di Marineo, Franco Ribaudo, la preoccupazione per la presenza del punteruolo rosso segnalata già a Bolognetta. Per Salvatore Raimondi, bisogna creare una rete per la cattura massale del punteruolo, monitorare le presenze delle palme nei territori comunali, creare unità di osservazioni intercomunali, effettuare interventi rapidi per eliminare le piante attaccate. (*Co.Di.*)
Nella foto (Di Carlo) un momento del convegno: da sinistra Lino Ferrantello, in piedi Stefano Colazza, Salvatore Raimondi Giuseppina Triolo, Domenico Musacchia, Agatino Sidoti.
giovedì 23 aprile 2009
LETTERA APERTA A DINO. Ovvero, storia di Din …Don… Don…Din o … e Don…
di COSMO DI CARLO
Caro Din….o
Ho aspettato che si attenuasse la nuvola scura formata dal nero delle seppie in fuga per scrivere, scrivermi e scriverti queste modeste riflessioni, mentre l’acqua sta schiarendo e gli anonimi si calmano, sul “caso” dei tre ragazzi scout, di Padre Giuseppe Gentile, del giornalista, delle pie donne, dei bigotti e di una comunità…e di una città alla continua ricerca di riscatto dalla mafia e dagli ammiratori e fans dei boss”.
Conosco e stimo Giuseppe Gentile. Egli opera in un quartiere difficile, popolare, e con sacrificio è riuscito a far fare gruppo alla gente, conservando le tradizioni, aggregando i giovani nell’oratorio e nel gruppo degli scout variamente popolato da ragazzi che provengono da famiglie di diversa estrazione sociale. Frequentano la sua parrocchia gran parte dei giovani figli delle 200 famiglie di contrada Poggio. I locali in parrocchia scarseggiano; alcuni sono stati affittati per consentire alla gente di incontrarsi per fare comunità (comune-unità), che significa gioire per gli accadimenti positivi e rattristarsi e partecipare solidali agli affanni degli altri davanti agli accadimenti negativi. Quando ha celebrato il matrimonio famoso, proprio durante la cerimonia, mentre i colleghi filmavano e scrivevano ed i parenti degli sposi gioivano, i mafiosi mafiavano e gli antimafiosi antimafiavano, una pompetta gli “sparava” in corpo le medicine con le quali Don Giuseppe si curava da qualcosa di curabile per fortuna. “Ho gestito male il rapporto con i mass-media. Nessuno mi ha aiutato”, ha confessato al direttore di Città Nuove. Ai colleghi di importanti testate nazionali che in quei giorni mi telefonavano ho detto: “Non pensate che Fra Giuseppe Gentile sia Don Coppola o Don Mario Frittitta (quello che portava la comunione al boss Pietro Aglieri latitante, cognato di Carlo Greco ed accusato di 46 delitti). Ne sono sempre convinto.
I tre ragazzi – Giovanni, Eugenio ed Enrico li ammiro per il coraggio con il quale hanno saputo raccontare i fatti a Dino Paternostro. Credo che non siano alla ricerca di facile notorietà. Vanno ascoltati, compresi e reintegrati nel gruppo. Hanno sofferto per le parole dette da Padre Gentile. Ci tengono tantissimo a far parte degli scout, dove hanno maturato nel tempo amicizie ed affetti. Padre Gentile nell’intervista ha dichiarato di essere disponibile al “perdono” (che io sostituirei da giornalista “a far pace”): non potrebbe essere altrimenti.. Quando è nata la loro amicizia con il parroco noi tutti non c’eravamo, vorremmo essere presenti alla festa di riconciliazione! I tre nostri ragazzi hanno partecipato ai campi di lavoro antimafia in Toscana e fatto conoscere la Corleone Bella, quella che ci piace sapere proiettata nel futuro. Sono andati alla manifestazione antimafia del 21 Marzo 2009 a Napoli. Per ricordare, con Don Luigi Ciotti e Libera, le vittime di tutte le mafie e, in particolare, Don Giuseppe Diana, assassinato a Casal di Principe, nella sua sacrestia, dalla Camorra il 19 marzo del 1994, giorno del suo compleanno, e Don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia a Brancaccio il giorno del suo 56’compleanno, il 15 settembre 1993. I compleanni, a quanto pare, non portano bene ai preti antimafia!
Don Luigi Ciotti. Che non ha ancora incontrato Don Giuseppe Gentile Ha fondato nel 1995 “Libera”, l’associazione delle 1000 associazioni antimafia. Viene spesso a Corleone, dice di “voler legare la terra al cielo” e “ricarica” le nostre batterie. Non parla più di società civile, ma di società responsabile. Se Luigi chiama ed indica una data e un’ora: 400.000 giovani, anche scout, partono da ogni parte d’Italia e si riuniscono nel punto indicato dal prete. E’ facile incontrarlo, basta volerlo. Non è concorrente dei politici, né di nessun altro. La prima associazione fondata a Torino fu ed è il “Gruppo Abele”, che si occupa di giovani difficili…di tossici, di mele marce, che il prete riusciva e riesce a recuperare e reinserire nella società… responsabile. La prima forma di responsabilità è la parola, la firma. Nella società responsabile “cestinansi gli anonimi”. E le seppie, che sono cugine della Piovra, che per scappare dalle responsabilità sputano il nero che hanno dentro e nel buio senza firma si nascondono.
Due parole vanno scritte anche per dare merito a te, Dino, ed a “Città Nuove”. Civiltà è Cultura della Parola. Responsabilità di quello che si dice e si afferma. Quelli che sono stati scritti sul giornale sono fatti veri . A Corleone le parole sono pietre. Sia quando le scrive il giornalista, che quando le dice il prete. E quando si dicono ai ragazzi ed ai bambini, ai quali non bisogna promettere dolcini senza averli (“Un prumettiri missi a santi nè cuddureddì ai picciriddi”). Dino Paternostro non ha bisogno di fare scoop, lo dico ai bloggers paesani anonimi ed alle “pie” donne. Dino è uno che da sempre ci mette la faccia e la firma da giornalista e da scrittore. E tanto basta.. Per le pie donne ed i parrocchiani che si sono levati in “giusta difesa” di Don Giuseppe Gentile (che non ne ha bisogno e, in ogni caso, sa difendersi bene da solo) diciamo che il campo della lotta che intravediamo, dal nostro modesto punto di vista, per la comunità della Madonna delle Grazie è vasto e comprende, oltre all’impegno cristiano per il prossimo, ed al santificare le feste, anche la richiesta di più vivibilità per le periferie, più luoghi ed occasioni d’incontro per i giovani, più collegamenti e servizi per il quartiere e la città. Meno amianto a San Marco, ed anche, e perchè no, ci auguriamo che parta vibrata e forte la richiesta di verità e giustizia per Paola Vernagallo, la parrocchiana assassinata il 7 gennaio del 2007, di cui non si parla più.
Ha scritto Mario Midulla che valgono per la mafia ed i mafiosi (omertosi- latitanti, anonimi) le parole di Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento. “Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Dovremmo convertirci tutti, non al silenzio dell’omertà, ma al silenzio della meditazione e della preghiera, ed imparare a far parte della società responsabile. Quella che non si nasconde, firma, contesta, protesta, riaccoglie, dialoga, perdona e si batte ogni giorno per mettere in pratica le parole (pietre) del Vangelo. Dove c’è scritto, da qualche parte, quello che il palestinese disse agli apostoli che cercavano di non far avvicinare i bambini pensando potessero infastidirLo … ”lasciate che i pargoli vengano a me”!
Cosmo Di Carlo
Caro Din….o
Ho aspettato che si attenuasse la nuvola scura formata dal nero delle seppie in fuga per scrivere, scrivermi e scriverti queste modeste riflessioni, mentre l’acqua sta schiarendo e gli anonimi si calmano, sul “caso” dei tre ragazzi scout, di Padre Giuseppe Gentile, del giornalista, delle pie donne, dei bigotti e di una comunità…e di una città alla continua ricerca di riscatto dalla mafia e dagli ammiratori e fans dei boss”.
Conosco e stimo Giuseppe Gentile. Egli opera in un quartiere difficile, popolare, e con sacrificio è riuscito a far fare gruppo alla gente, conservando le tradizioni, aggregando i giovani nell’oratorio e nel gruppo degli scout variamente popolato da ragazzi che provengono da famiglie di diversa estrazione sociale. Frequentano la sua parrocchia gran parte dei giovani figli delle 200 famiglie di contrada Poggio. I locali in parrocchia scarseggiano; alcuni sono stati affittati per consentire alla gente di incontrarsi per fare comunità (comune-unità), che significa gioire per gli accadimenti positivi e rattristarsi e partecipare solidali agli affanni degli altri davanti agli accadimenti negativi. Quando ha celebrato il matrimonio famoso, proprio durante la cerimonia, mentre i colleghi filmavano e scrivevano ed i parenti degli sposi gioivano, i mafiosi mafiavano e gli antimafiosi antimafiavano, una pompetta gli “sparava” in corpo le medicine con le quali Don Giuseppe si curava da qualcosa di curabile per fortuna. “Ho gestito male il rapporto con i mass-media. Nessuno mi ha aiutato”, ha confessato al direttore di Città Nuove. Ai colleghi di importanti testate nazionali che in quei giorni mi telefonavano ho detto: “Non pensate che Fra Giuseppe Gentile sia Don Coppola o Don Mario Frittitta (quello che portava la comunione al boss Pietro Aglieri latitante, cognato di Carlo Greco ed accusato di 46 delitti). Ne sono sempre convinto.
I tre ragazzi – Giovanni, Eugenio ed Enrico li ammiro per il coraggio con il quale hanno saputo raccontare i fatti a Dino Paternostro. Credo che non siano alla ricerca di facile notorietà. Vanno ascoltati, compresi e reintegrati nel gruppo. Hanno sofferto per le parole dette da Padre Gentile. Ci tengono tantissimo a far parte degli scout, dove hanno maturato nel tempo amicizie ed affetti. Padre Gentile nell’intervista ha dichiarato di essere disponibile al “perdono” (che io sostituirei da giornalista “a far pace”): non potrebbe essere altrimenti.. Quando è nata la loro amicizia con il parroco noi tutti non c’eravamo, vorremmo essere presenti alla festa di riconciliazione! I tre nostri ragazzi hanno partecipato ai campi di lavoro antimafia in Toscana e fatto conoscere la Corleone Bella, quella che ci piace sapere proiettata nel futuro. Sono andati alla manifestazione antimafia del 21 Marzo 2009 a Napoli. Per ricordare, con Don Luigi Ciotti e Libera, le vittime di tutte le mafie e, in particolare, Don Giuseppe Diana, assassinato a Casal di Principe, nella sua sacrestia, dalla Camorra il 19 marzo del 1994, giorno del suo compleanno, e Don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia a Brancaccio il giorno del suo 56’compleanno, il 15 settembre 1993. I compleanni, a quanto pare, non portano bene ai preti antimafia!
Don Luigi Ciotti. Che non ha ancora incontrato Don Giuseppe Gentile Ha fondato nel 1995 “Libera”, l’associazione delle 1000 associazioni antimafia. Viene spesso a Corleone, dice di “voler legare la terra al cielo” e “ricarica” le nostre batterie. Non parla più di società civile, ma di società responsabile. Se Luigi chiama ed indica una data e un’ora: 400.000 giovani, anche scout, partono da ogni parte d’Italia e si riuniscono nel punto indicato dal prete. E’ facile incontrarlo, basta volerlo. Non è concorrente dei politici, né di nessun altro. La prima associazione fondata a Torino fu ed è il “Gruppo Abele”, che si occupa di giovani difficili…di tossici, di mele marce, che il prete riusciva e riesce a recuperare e reinserire nella società… responsabile. La prima forma di responsabilità è la parola, la firma. Nella società responsabile “cestinansi gli anonimi”. E le seppie, che sono cugine della Piovra, che per scappare dalle responsabilità sputano il nero che hanno dentro e nel buio senza firma si nascondono.
Due parole vanno scritte anche per dare merito a te, Dino, ed a “Città Nuove”. Civiltà è Cultura della Parola. Responsabilità di quello che si dice e si afferma. Quelli che sono stati scritti sul giornale sono fatti veri . A Corleone le parole sono pietre. Sia quando le scrive il giornalista, che quando le dice il prete. E quando si dicono ai ragazzi ed ai bambini, ai quali non bisogna promettere dolcini senza averli (“Un prumettiri missi a santi nè cuddureddì ai picciriddi”). Dino Paternostro non ha bisogno di fare scoop, lo dico ai bloggers paesani anonimi ed alle “pie” donne. Dino è uno che da sempre ci mette la faccia e la firma da giornalista e da scrittore. E tanto basta.. Per le pie donne ed i parrocchiani che si sono levati in “giusta difesa” di Don Giuseppe Gentile (che non ne ha bisogno e, in ogni caso, sa difendersi bene da solo) diciamo che il campo della lotta che intravediamo, dal nostro modesto punto di vista, per la comunità della Madonna delle Grazie è vasto e comprende, oltre all’impegno cristiano per il prossimo, ed al santificare le feste, anche la richiesta di più vivibilità per le periferie, più luoghi ed occasioni d’incontro per i giovani, più collegamenti e servizi per il quartiere e la città. Meno amianto a San Marco, ed anche, e perchè no, ci auguriamo che parta vibrata e forte la richiesta di verità e giustizia per Paola Vernagallo, la parrocchiana assassinata il 7 gennaio del 2007, di cui non si parla più.
Ha scritto Mario Midulla che valgono per la mafia ed i mafiosi (omertosi- latitanti, anonimi) le parole di Papa Giovanni Paolo II ad Agrigento. “Convertitevi, un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Dovremmo convertirci tutti, non al silenzio dell’omertà, ma al silenzio della meditazione e della preghiera, ed imparare a far parte della società responsabile. Quella che non si nasconde, firma, contesta, protesta, riaccoglie, dialoga, perdona e si batte ogni giorno per mettere in pratica le parole (pietre) del Vangelo. Dove c’è scritto, da qualche parte, quello che il palestinese disse agli apostoli che cercavano di non far avvicinare i bambini pensando potessero infastidirLo … ”lasciate che i pargoli vengano a me”!
Cosmo Di Carlo
mercoledì 22 aprile 2009
Palermo, novità sulla strage di via D'Amelio
ROMA - Gaspare Spatuzza sarà protetto ed accederà al programma provvisorio di protezione su richiesta della procura della Repubblica di Firenze che indaga sulla strage di via Dei Georgofili del 26-27 maggio del '93.È una delle decisioni assunte nel corso dell'incontro fra alcuni magistrati delle procure di Caltanissetta, Palermo, Roma e Firenze, convocati nella capitale dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso per esaminare la rilevanza delle dichiarazioni che Spatuzza rende da diversi mesi ed indica perfino il mancato attentato alla casa di dante all'inizio di Viale Trastevere a Roma, non realizzato per il "timore" di Cosa Nostra, sostiene Spatuzza, di provocare "troppi morti" perchè in quei giorni si celebrava la festa di quartiere "De noantri". Ma le novità più importanti riguarderebbero la strage di Via D'Amelio. "Stavamo preparando tutti i documenti per chiedere la revisione del processo Borsellino bis. Lo avevamo deciso da tempo. Ora ci si è fermati in attesa di leggere le dichiarazioni dei nuovi pentiti ed in particolare di Spatuzza" dice Rosalba Di Gregorio, legale di Pietro Aglieri, ex capo del mandamento Santa Maria di Gesù- Guadagna, accusato con altri dell'attentato in cui furono uccisi Paolo Borsellino e gli uomini della scorta.De Gregorio spera di riaprire il processo, quella parte almeno che per le "rivelazioni" di un ex pentito, Vincenzo Scarantino, portò alla condanna all'ergastolo di Aglieri e di altre cinque persone (Gaetano Murana, Cosimo Vernengo omonimo del presunto boss, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino e Giuseppe Urso detto "Franco"), considerate vicino al capo mandamento e condannati definitivamente, soltanto per la strage di Via D'Amelio, all'ergastolo e che, secondo le nuove rivelazioni di Spatuzza, non c'entrano nulla. Così a diciassette anni dalla strage in cui furono uccisi Paolo Borsellino e i cinque poliziotti della scorta, l'inchiesta sugli autori sta per ripartire. I magistrati di Caltanissetta sono alle prese con il "dichiarante" Gaspare Spatuzza, il killer di don Puglisi.L'ex vice capo del mandamento di Brancaccio, infatti, da mesi sta riempiendo pagine e pagine di verbali raccontando la sua vita criminale e quella di alcune famiglie di Cosa Nostra protagoniste delle "stragi" che nei primi anni novanta insanguinarono l'Italia. Se le sue dichiarazioni verranno confermate, la storia della strage di Via D'Amelio, e non solo di questa, dovrà in buona parte essere riscritta.Spatuzza sostiene, infatti, che fu lui a rubare la 126 Fiat che imbottita di tritolo fu utilizzata per l'attentato del 19 luglio 1992 in via D'Amelio e di avere ricevuto l'incarico dai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Ha indicato ai magistrati di Caltanissetta il luogo esatto dove l'auto fu rubata. Dichiarazioni che sconfessano Vincenzo Scarantino.L'ex pentito che sta scontando 18 anni - e che si autoaccusò del furto, salvo, successivamente, ritrattare tutto - , raccontò (e la sua verità è stata fatta propria anche dalle sentenze della Cassazione), invece, di avere incaricato del furto dell'auto due balordi, su input del boss Salvatore Profeta: un tossicodipendente a cui vendeva la droga, Salvatore Candura (che oggi collabora con la giustizia e che avrebbe confermato le nuove rivelazioni di Spatuzza), e Luciano Valenti. Scarantino successivamente ritrattò tutto e accusò magistrati e investigatori di averlo "addestrato". Alcuni magistrati all'indomani di queste accuse furono inquisiti dalla procura di Catania, ma la vicenda si chiuse con una archiviazione perchè Scarantino puntualizzò che non si riferiva ai magistrati di Caltanissetta.Ma le "verità"processuali non cambiarono. Anche Giovanni Brusca, uno dei pentiti più accreditati da diverse procure, ha sollevato più di un dubbio e in due occasioni. La prima nel corso di un processo a Catania sulle "stragi", qualche anno fa dichiarò: "Ci sono innocenti in carcere per l´eccidio di via D´Amelio".La seconda quando riferì di aver chiesto a Totò Riina se "quelli si sono fatti sentire" (cioè se Aglieri e il vicecapo del mandamento Carlo Greco avessero o meno partecipato alla strage) e di aver avuto per risposta: "non li ho chiamati e non si sono fatti sentire". Ad aggiungere "dubbi" e riserve le dichiarazioni rese a "La Stampa" dall'ex piemme, "in applicazione", di Caltanissetta Ilda Boccassini.Il magistrato ha sostenuto che le dichiarazioni di Scarantino non l'hanno mai convinta, tanto è vero che prima di lasciare, per scadenza dell'incarico, la procura nissena, nel '94 in dieci pagine di verbale espresse tutte le sue riserve. Verbale del quale avrebbe ancora copia ma del quale non c'è più traccia a Caltanissetta. A far dubitare dell'attendibilità di Scarantino già nel '94, secondo la Boccassini, furono le dichiarazioni del "pentito" su presunti mandanti le "stragi": Fininvest, Marcello Dell'utri ecc... Tesi, invece, alle quali diedero spazio alcuni suoi colleghi che si occupavano delle indagini su via D'Amelio: i piemme Nino Di Matteo e Anna Maria Palma (oggi consulente della commissione parlamentare Antimafia).Saranno ora la Direzione nazionale antimafia, la procura di Caltanissetta, quella di Palermo, di Roma e di Firenze a decidere cosa fare: Spatuzza, infatti, da un lato "assolve" alcuni (già condannati definitivamente) dall'altro inserisce fatti, episodi e personaggi mai sfiorati prima dalle indagini e dai processi.
martedì 21 aprile 2009
Terremoto in Abruzzo. Gli aiuti degli italo-americani
Il grido angosciante partito dall’Abruzzo ha fatto il giro del mondo ed e’ arrivato anche qui a New York, citta’ che accoglie milioni di italo-americani. Tramite la CNN e i vari TG di RAI International, siamo stati anche noi testimoni, di tante tragedie che hanno colpito notevolmente gente di ogni eta’. Nessun essere umano puo’ rimanere indifferente a queste storie che ci sono state raccontate dalle immagini che la TV ci ha fatto vedere. “Non ci lasciate da soli“ la frase che spesso e’ stata detta e ripetuta dalla gente terremotata, e’ stata recepita alla lettera dagli italo-americani che in un batter d’occhio si son messi da fare per raccogliere fondi. Sono tante le iniziative a favore dell’Abruzzo di associazioni, club, societa’ di origini italiane che hanno la presenza su tutto il territorio americano. Qui a New York l’Associazione Culturale Italiana in collaborazione con i Com.It.Es di NY e Conn. il 10 Maggio 2009 presentera’ un concerto di beneficenza “UNA CANZONE PER L’ABRUZZO“ con la partecipazione dall’Italia di Fiordaliso e Marisa Laurito. I cantanti si esibiranno gratuitamente. Presto l’Associazione comunichera’ il progetto collegato a questa campagna di solidarieta’.
L’Order Sons of Italy ha gia’ avviato una raccolta di fondi attraverso le Lodge sparse su tutto il territorio statunitense, come ha spiegato il responsabile dell’iniziativa John Fratta che invita “gli americani e gli italo-americani a dimostrare la propria generosita’ mettendo mano al portafogli per cercare di aiutare la popolazione abruzzese. Nessuna donazione - ha precisato - e’ troppo modesta, inviate quello che potete”.
Continua il fund raising promosso dall’Italian American Museum di New York. “Gli assegni - ha spiegato la vicepresidente Maria Fosco - possono essere spediti o lasciati direttamente al museo, che si trova al 155 di Mulberry St., intestati a “I.A.M. Earthquake Relief Fund 2009. Attiva anche l’Italian Academy Foudation, la Niaf (National Italian American Foudation) e la Italian Hospital Society. Queste alcune delle tante associazioni che si son messe in moto a raccogliere fondi per aiutare e ridare un briciolo di quotidiana normalita’ a quelle decine di migliaia di abruzzesi, i quali insistono nel ripetere che “Non ci muoveremo da qui finche’ non avranno costruito anche l’ultima casa“.
Sal Palmeri
L’Order Sons of Italy ha gia’ avviato una raccolta di fondi attraverso le Lodge sparse su tutto il territorio statunitense, come ha spiegato il responsabile dell’iniziativa John Fratta che invita “gli americani e gli italo-americani a dimostrare la propria generosita’ mettendo mano al portafogli per cercare di aiutare la popolazione abruzzese. Nessuna donazione - ha precisato - e’ troppo modesta, inviate quello che potete”.
Continua il fund raising promosso dall’Italian American Museum di New York. “Gli assegni - ha spiegato la vicepresidente Maria Fosco - possono essere spediti o lasciati direttamente al museo, che si trova al 155 di Mulberry St., intestati a “I.A.M. Earthquake Relief Fund 2009. Attiva anche l’Italian Academy Foudation, la Niaf (National Italian American Foudation) e la Italian Hospital Society. Queste alcune delle tante associazioni che si son messe in moto a raccogliere fondi per aiutare e ridare un briciolo di quotidiana normalita’ a quelle decine di migliaia di abruzzesi, i quali insistono nel ripetere che “Non ci muoveremo da qui finche’ non avranno costruito anche l’ultima casa“.
Sal Palmeri
E´ L'ORA DELLA RESPONSABILITA´
di Lillo Marino
Ho seguito con amarezza la vicenda che ha interessato Fra Giuseppe Gentile e la sua parrocchia. Forse non immaginavamo nemmeno quale forza dirompente potesse avere questo strumento (internet) anche all'interno di una comunità cittadina. Ebbene lo abbiamo sperimentato. Ognuno ha detto la propria, ha difeso o ha condannato secondo la propria opinione. Come cristiano prima e come rappresentante delle istituzioni poi e con il grande rispetto che ho per l'informazione e per le opinioni di tutti voglio provare a dare a questa vicenda un contributo (spero positivo) evitando in primo luogo di esprimere qualsiasi tipo di giudizio nei confronti di alcuno non per spirito di imparzialità ma per evitare di dare un´ulteriore contributo alle polemiche e invitando tutti a concedersi una pausa di riflessione per ristabilire quel livello minimo di serenità che consenta di evitare nel modo più assoluto che questa piena cancelli in qualche giorno quello che di buono è stato realizzato in tanti anni di lavoro non solo da Fra Giuseppe ma da tante altre persone impegnate nel contesto Parrocchiale della Grazia. Da umile cristiano penso che il demonio in questa vicenda ci stia sguazzando parecchio, come cittadino e rappresentante delle istituzioni mi sento in dovere di lanciare un caloroso appello a un grande senso di responsabilità. Non escludo che Fra Giuseppe possa aver commesso qualche errore, non escludo che possa averne commesso più di uno, non escludo nemmeno che possa avere qualche opinione o metodo poco condivisibile - ma è chiaro che solo chi non fa nulla non sbaglia mai ..... o invece, sbaglia tantissimo con la differenza che non se ne accorge nessuno. Ci vuole molto a costruire e pochissimo a distruggere. Leggendo gli innumerevoli commenti pubblicati mi sono seriamente preoccupato quando qualcuno ha ipotizzato addirittura spirali di odio e di invidia fra le parrocchie. Abbiamo forse perso la ragione? E´ arrivato il momento della responsabilità e di ridare voce al buon senso e alla ragionevolezza. A Fra Giuseppe voglio esprimere tutta la mia personale vicinanza per la inevitabile sofferenza che tutto questo gli sta causando. Incitarlo nella maniera più categorica a desistere da qualsiasi tentazione di mollare. A lei Sig. Direttore faccio un accorato invito a sospendere immediatamente la pubblicazione dei commenti anonimi e gratuitamente offensivi perché servono solo ad alimentare un clima di veleni che alla fine non gioverà a nessuno.A tutti gli altri rivolgo l´invito a non alimentare ulteriormente le polemiche e ad abbassare i toni convinto che questo possa favorire l´apertura di un dialogo sereno e costruttivo capace di superare questo momento di grave difficoltà all´interno e fuori della Parrocchia e invito tutti soprattutto i credenti a pregare abbondantemente affinchè il Signore ci metta la Sua Mano.
Ho seguito con amarezza la vicenda che ha interessato Fra Giuseppe Gentile e la sua parrocchia. Forse non immaginavamo nemmeno quale forza dirompente potesse avere questo strumento (internet) anche all'interno di una comunità cittadina. Ebbene lo abbiamo sperimentato. Ognuno ha detto la propria, ha difeso o ha condannato secondo la propria opinione. Come cristiano prima e come rappresentante delle istituzioni poi e con il grande rispetto che ho per l'informazione e per le opinioni di tutti voglio provare a dare a questa vicenda un contributo (spero positivo) evitando in primo luogo di esprimere qualsiasi tipo di giudizio nei confronti di alcuno non per spirito di imparzialità ma per evitare di dare un´ulteriore contributo alle polemiche e invitando tutti a concedersi una pausa di riflessione per ristabilire quel livello minimo di serenità che consenta di evitare nel modo più assoluto che questa piena cancelli in qualche giorno quello che di buono è stato realizzato in tanti anni di lavoro non solo da Fra Giuseppe ma da tante altre persone impegnate nel contesto Parrocchiale della Grazia. Da umile cristiano penso che il demonio in questa vicenda ci stia sguazzando parecchio, come cittadino e rappresentante delle istituzioni mi sento in dovere di lanciare un caloroso appello a un grande senso di responsabilità. Non escludo che Fra Giuseppe possa aver commesso qualche errore, non escludo che possa averne commesso più di uno, non escludo nemmeno che possa avere qualche opinione o metodo poco condivisibile - ma è chiaro che solo chi non fa nulla non sbaglia mai ..... o invece, sbaglia tantissimo con la differenza che non se ne accorge nessuno. Ci vuole molto a costruire e pochissimo a distruggere. Leggendo gli innumerevoli commenti pubblicati mi sono seriamente preoccupato quando qualcuno ha ipotizzato addirittura spirali di odio e di invidia fra le parrocchie. Abbiamo forse perso la ragione? E´ arrivato il momento della responsabilità e di ridare voce al buon senso e alla ragionevolezza. A Fra Giuseppe voglio esprimere tutta la mia personale vicinanza per la inevitabile sofferenza che tutto questo gli sta causando. Incitarlo nella maniera più categorica a desistere da qualsiasi tentazione di mollare. A lei Sig. Direttore faccio un accorato invito a sospendere immediatamente la pubblicazione dei commenti anonimi e gratuitamente offensivi perché servono solo ad alimentare un clima di veleni che alla fine non gioverà a nessuno.A tutti gli altri rivolgo l´invito a non alimentare ulteriormente le polemiche e ad abbassare i toni convinto che questo possa favorire l´apertura di un dialogo sereno e costruttivo capace di superare questo momento di grave difficoltà all´interno e fuori della Parrocchia e invito tutti soprattutto i credenti a pregare abbondantemente affinchè il Signore ci metta la Sua Mano.
lunedì 20 aprile 2009
Battendo il Prizzi, il Corleone marcia decisamente verso la promozione
Il Corleone sul campo neutro di Misilmeri ha battuto il Prizzi per due reti a zero con un gol per tempo. Il primo segnato al 43’ da Alberto Galluzzo che superava con un pallonetto Piazza in uscita. La seconda rete su punizione di D’Amico al 36’ della ripresa. Domenica prossima, quindi i giallo-rossi di Antony Venezia incontreranno l’Agrigentina per la partita che deciderà chi andrà a prendere l’ultimo autobus per andare in promozione. L’U.S.D. Prizzi esce a testa alta da un campionato strano dove è stato difficile per gli addetti ai lavori stabilire tassi tecnici diversi tra le squadre partecipanti. Il Corleone schierava la linea difensiva senza Francesco Venezia infortunatosi in allenamento. A Misilmeri il Prizzi ed il Corleone hanno giocato con i nervi a fior di pelle per tutta la prima frazione di giuoco per merito o demerito di nessuno, se non di un “regolamento bugiardo” che dà sia alle partite dei play off che a quelli dei play out l’impressione dell’ultima spiaggia. Buona l’azione di contrasto dei centrali del Prizzi meno bene in attacco dove le punte hanno tirato poco e male per impensierire Dario Pomilla. La seconda rete del Corleone realizzata da D’Amico ha definitivamente chiuso una partita spigolosa, nervosa, giocata con grande agonismo ma nonostante tutto senza cattiveria. Ai giocatori dell’USD Prizzi ed alla società va dato atto di grande lealtà sportiva e di merito per aver portato la squadra ai vertici di un campionato difficile. Generoso Ferrandelli, sino all’ultimo così come i ragazzi della difesa: Di Franco, Tirrito, Peri, Tuzzolino, ma una menzione va anche a Rizza, Romano. Di Giovanni e Cannella: da non dimenticare il numero 9 Buscemi che anche se arrivato tardi ha saputo integrarsi . Il Corleone ha giocato con il cuore giallo-rosso di Di Palermo che ha dato il massimo,ma un elogio va anche a Graziano Scrò, Cerniglia a Cosimo Mondello e Governali, a Picano, ai fratelli Dario e Marco Pomilla ad Alberto e Carmelo Galluzzo che hanno dato lo sprint finale alla squadra. In bocca al lupo…a tutti.
Cosmo Di Carlo
Cosmo Di Carlo
Si deve parlare di America o di Americhe?
di Agostino Spataro
C’è da sperare che il recente “Vertice delle Americhe” di Trinidad e Tobago, dove si è posta l’esigenza di un approccio nuovo, paritario delle relazioni fra Usa e i diversi Paesi latino-americani, a cominciare da Cuba, serva a far entrare nella testa di alcuni giornalisti, uomini politici e ministri italiani che di Americhe ve ne sono più d’una. Un’ovvietà, si potrebbe osservare. Purtroppo, così non è, visto che inviati e commentatori blasonati continuano ad identificare l’America con gli Stati Uniti d’America (Usa). Acronimo che si consiglia di declinare per esteso per non far confusione con i confinanti Stati Uniti del Messico. Insomma, errori grossolani che alle elementari sarebbero segnati in rosso. Ma si tratta di un errore di geografia o c’è dell’altro? Cercheremo di scoprirlo nel seguito. Intanto, rileviamo che è inaccettabile, o se si vuole, poco professionale che qualificati giornalisti, anche del TG1, ministri e capi di governo usino il termine totalizzante di “America” per indicare gli Usa i quali, per quanto importante sia il loro ruolo nel mondo, sono soltanto uno dei 33 Paesi sovrani in cui si suddivide il continente americano. Nemmeno i presidenti Usa, solitamente, sono incorsi in tale scorrettezza, per altro offensiva della dignità politica ed etnica degli altri 32 Stati che, con gli Usa, fanno parte di diverse organizzazioni panamericane, fra cui l’Osa. Così come è notorio che, per una consolidata convenzione geo-politica, il continente viene suddiviso in tre grandi ripartizioni, in tre Americhe: del Nord, del Centro e del Sud. Quindi, più che di un errore geografico, si tratta di un errore politico davvero pacchiano che nemmeno i nostri vecchi contadini, emigrati ed analfabeti, commettevano, poiché distinguevano fra “America bona”, alias ricca, riferita ad Usa e Canada, e le altre nazioni (soprattutto del sud) che indicavano con America-Argentina, Americazuela, (Venezuela), Brasile, ecc. Insomma, comunque la si giri, nessuna ripartizione del continente americano giustifica l’assurda identificazione.
Ovviamente, l’errore non è commesso per ignoranza (che sarebbe un’attenuante) ma per piaggeria (che è un’aggravante) verso il paese più potente del mondo e i suoi governanti che, fino ad oggi, hanno interpretato questo ruolo in chiave imperiale, considerando il resto delle Americhe come dipendenze esotiche da sfruttare e dominare anche col tallone di ferro di sanguinose dittature. A chi, come la piccola Cuba, ha avuto l’ardire di ricercare una via autonoma e sovrana si è risposto con un blocco economico totale che dura, inutilmente, da oltre mezzo secolo. Forse, Obama si sarà reso conto che il blocco non paga o che, comunque, non è servito ad abbattere il regime castrista il quale, nonostante i diversi errori commessi, è ancora in sella, legittimato a trattare con gli Usa sulla base dei principi di pari dignità e sovranità. Dopo questo deludente vertice, la nuova amministrazione Usa sa che senza sciogliere positivamente il nodo cubano non potrà giocare un ruolo di riferimento nei rapporti con l’America latina che oggi è la realtà politicamente e socialmente più interessante del pianeta.
Ma torniamo al tema iniziale: America o Americhe? Per evitare confusioni e tante brutte figure, meglio sarebbe chiamare gli Stati, come si fa con le persone, col loro nome ufficiale, di battesimo. Non si darebbe - come in questo caso - l’impressione d’inchinarsi troppo di fronte al trono, più di quanto richiede il cerimoniale di corte. In ogni caso, chi in vario modo rappresenta l’Italia e i suoi organismi dovrà sempre mantenere, di fronte a chicchessia, un comportamento sobrio, degno delle nostre tradizioni storiche e culturali, della nostra democrazia che, se ben applicata, certo non sfigura nel confronto con altre. Tutto ciò non per orgoglio, ma per rispetto dovuto agli altri popoli e paesi. Ricchi e poveri. In particolare, verso gli altri 32 Stati americani che percepiscono questo “errore” come una grave offesa alla loro dignità di stato e di nazione, giacché gli Usa non sono l’America, ma solo una sua parte. L’altro giorno, sul volo Buenos Aires- Roma, me lo ha fatto notare il mio amico Eduardo Fernandez, presidente del Foro argentino degli inventori, il quale aggiunse che gli Usa sono l’unico paese al mondo a non avere un nome proprio che li caratterizzi in base al dato etnico e territoriale. Esempio: l’Italia si chiama così perché abitata da italiani, la Cina da cinesi, il Cile da cileni, ecc. Quel grande territorio fra il Canada e il Messico è chiamato Stati Uniti d’America, ma non rappresentando - come abbiamo visto - l’intero continente americano non si può loro attribuire la qualifica di “americani” per antonomasia. Dettagli, si potrà dire. Tuttavia, la questione merita una riflessione non solo di natura semantica, ma culturale e politica, specie in questo momento in cui tante cose date per eterne si stanno dimostrando molto caduche.
Agostino Spataro
C’è da sperare che il recente “Vertice delle Americhe” di Trinidad e Tobago, dove si è posta l’esigenza di un approccio nuovo, paritario delle relazioni fra Usa e i diversi Paesi latino-americani, a cominciare da Cuba, serva a far entrare nella testa di alcuni giornalisti, uomini politici e ministri italiani che di Americhe ve ne sono più d’una. Un’ovvietà, si potrebbe osservare. Purtroppo, così non è, visto che inviati e commentatori blasonati continuano ad identificare l’America con gli Stati Uniti d’America (Usa). Acronimo che si consiglia di declinare per esteso per non far confusione con i confinanti Stati Uniti del Messico. Insomma, errori grossolani che alle elementari sarebbero segnati in rosso. Ma si tratta di un errore di geografia o c’è dell’altro? Cercheremo di scoprirlo nel seguito. Intanto, rileviamo che è inaccettabile, o se si vuole, poco professionale che qualificati giornalisti, anche del TG1, ministri e capi di governo usino il termine totalizzante di “America” per indicare gli Usa i quali, per quanto importante sia il loro ruolo nel mondo, sono soltanto uno dei 33 Paesi sovrani in cui si suddivide il continente americano. Nemmeno i presidenti Usa, solitamente, sono incorsi in tale scorrettezza, per altro offensiva della dignità politica ed etnica degli altri 32 Stati che, con gli Usa, fanno parte di diverse organizzazioni panamericane, fra cui l’Osa. Così come è notorio che, per una consolidata convenzione geo-politica, il continente viene suddiviso in tre grandi ripartizioni, in tre Americhe: del Nord, del Centro e del Sud. Quindi, più che di un errore geografico, si tratta di un errore politico davvero pacchiano che nemmeno i nostri vecchi contadini, emigrati ed analfabeti, commettevano, poiché distinguevano fra “America bona”, alias ricca, riferita ad Usa e Canada, e le altre nazioni (soprattutto del sud) che indicavano con America-Argentina, Americazuela, (Venezuela), Brasile, ecc. Insomma, comunque la si giri, nessuna ripartizione del continente americano giustifica l’assurda identificazione.
Ovviamente, l’errore non è commesso per ignoranza (che sarebbe un’attenuante) ma per piaggeria (che è un’aggravante) verso il paese più potente del mondo e i suoi governanti che, fino ad oggi, hanno interpretato questo ruolo in chiave imperiale, considerando il resto delle Americhe come dipendenze esotiche da sfruttare e dominare anche col tallone di ferro di sanguinose dittature. A chi, come la piccola Cuba, ha avuto l’ardire di ricercare una via autonoma e sovrana si è risposto con un blocco economico totale che dura, inutilmente, da oltre mezzo secolo. Forse, Obama si sarà reso conto che il blocco non paga o che, comunque, non è servito ad abbattere il regime castrista il quale, nonostante i diversi errori commessi, è ancora in sella, legittimato a trattare con gli Usa sulla base dei principi di pari dignità e sovranità. Dopo questo deludente vertice, la nuova amministrazione Usa sa che senza sciogliere positivamente il nodo cubano non potrà giocare un ruolo di riferimento nei rapporti con l’America latina che oggi è la realtà politicamente e socialmente più interessante del pianeta.
Ma torniamo al tema iniziale: America o Americhe? Per evitare confusioni e tante brutte figure, meglio sarebbe chiamare gli Stati, come si fa con le persone, col loro nome ufficiale, di battesimo. Non si darebbe - come in questo caso - l’impressione d’inchinarsi troppo di fronte al trono, più di quanto richiede il cerimoniale di corte. In ogni caso, chi in vario modo rappresenta l’Italia e i suoi organismi dovrà sempre mantenere, di fronte a chicchessia, un comportamento sobrio, degno delle nostre tradizioni storiche e culturali, della nostra democrazia che, se ben applicata, certo non sfigura nel confronto con altre. Tutto ciò non per orgoglio, ma per rispetto dovuto agli altri popoli e paesi. Ricchi e poveri. In particolare, verso gli altri 32 Stati americani che percepiscono questo “errore” come una grave offesa alla loro dignità di stato e di nazione, giacché gli Usa non sono l’America, ma solo una sua parte. L’altro giorno, sul volo Buenos Aires- Roma, me lo ha fatto notare il mio amico Eduardo Fernandez, presidente del Foro argentino degli inventori, il quale aggiunse che gli Usa sono l’unico paese al mondo a non avere un nome proprio che li caratterizzi in base al dato etnico e territoriale. Esempio: l’Italia si chiama così perché abitata da italiani, la Cina da cinesi, il Cile da cileni, ecc. Quel grande territorio fra il Canada e il Messico è chiamato Stati Uniti d’America, ma non rappresentando - come abbiamo visto - l’intero continente americano non si può loro attribuire la qualifica di “americani” per antonomasia. Dettagli, si potrà dire. Tuttavia, la questione merita una riflessione non solo di natura semantica, ma culturale e politica, specie in questo momento in cui tante cose date per eterne si stanno dimostrando molto caduche.
Agostino Spataro
domenica 19 aprile 2009
Corleone. Parla fra Giuseppe Gentile: "I ragazzi non rispettavano le regole degli Scout!"
CORLEONE - «Si, è vero, ho detto ai tre ragazzi “Se non la pensate come me potete andare via, non mi servite!”, ma non mi riferivo alla “Giornata della Memoria” di Napoli, bensì al loro ripetuto non rispetto delle regole e degli impegni all’interno del gruppo degli Scout», dice fra Giuseppe Gentile, parroco della Chiesa di Maria SS. delle Grazie. Lo abbiamo incontrato domenica pomeriggio, poche ore dopo il suo rientro a Corleone, per sentire la sua opinione su quanto avevano denunciato Giovanni ed Enrico Labruzzo, i due giovani studenti corleonesi che l’avevano accusato di essere stati cacciati via dagli scout perché avevano partecipato alla “XIV Giornata della Memoria e dell’Impegno” del 21 marzo, promossa dall’Associazione “Libera” di don Luigi Ciotti. «A me piace – aggiunge il sacerdote - che le scelte che ognuno di noi fa siano serie e motivate, ma quando ho chiesto ai tre ragazzi perché volevano andare a Napoli, mi hanno risposto: “Per divertirci!”. Per questo li ho redarguiti ed ho espresso con nettezza la mia contrarietà. Perchè dovrei avercela con don Ciotti e con l’antimafia? A don Luigi potrei rimproverare semmai che, quando viene a Corleone, non passa mai a trovarmi. L’antimafia noi la pratichiamo tutti i giorni. Lo sa che il prossimo 23 maggio i nostri scout faranno il servizio d’ordine alla manifestazione di Palermo per ricordare Giovanni Falcone? Io personalmente sono stato amico di padre Pino Puglisi. Ho imparato da lui a lavorare con i giovani. Oggi nella nostra parrocchia abbiamo 80 scout e circa 300 giovani che svolgono diverse attività. In questi anni ho cercato di coinvolgere il quartiere, le famiglie, le singole persone, spingendo tutti alla solidarietà, all’amore fraterno…».
È un fiume in piena fra Gentile. «Giovanni ed Enrico hanno voluto il loro momento di celebrità… ma io non ce l’ho con loro, li perdono e sono sempre pronto ad incontrarli», dice. L’ultima precisazione il frate la riserva al matrimonio della figlia del “capo dei capi” di Cosa Nostra, da lui celebrato nello scorso luglio. «È venuta a trovarmi in chiesa con la sua famiglia e quella dello sposo – racconta – e mi ha chiesto di officiare il suo matrimonio. Io nemmeno la conoscevo. Ma che motivi avevo per rifiutarmi? Qualche errore l’avrò commesso nella gestione dei rapporti con i mass-media. Ma non ero preparato e nessuno mi ha aiutato…».
Dino Paternostro
NELLA FOTO: Fra Giuseppe Gentile
È un fiume in piena fra Gentile. «Giovanni ed Enrico hanno voluto il loro momento di celebrità… ma io non ce l’ho con loro, li perdono e sono sempre pronto ad incontrarli», dice. L’ultima precisazione il frate la riserva al matrimonio della figlia del “capo dei capi” di Cosa Nostra, da lui celebrato nello scorso luglio. «È venuta a trovarmi in chiesa con la sua famiglia e quella dello sposo – racconta – e mi ha chiesto di officiare il suo matrimonio. Io nemmeno la conoscevo. Ma che motivi avevo per rifiutarmi? Qualche errore l’avrò commesso nella gestione dei rapporti con i mass-media. Ma non ero preparato e nessuno mi ha aiutato…».
Dino Paternostro
NELLA FOTO: Fra Giuseppe Gentile
LA LETTERA. Stefano Comajanni: "Fra Giuseppe Gentile ha fatto rinascere un quartiere!"
Caro direttore, ho sempre pensato, e lei lo sa perché in passato ho scritto diverse lettere per il suo giornale, che l’informazione pubblica è libera, dove ogni soggetto, può esprimere la propria conoscenza, la propria opinione, ed ogni altro pensiero alla luce dei fatti e delle ragioni. Il suo articolo, riferente all’allontanamento dei tre scout mi lascia perplesso. Mi chiedo se da buon reporter ha analizzato i fatti o semplicemente ha pensato all’opportunità di far notizia su un sacerdote, un ministro di Dio, che ha solamente la “colpa” di aver osservato la propria regola ed ha amministrato un sacramento, in questo caso il matrimonio, ad una coppia dal nome “famosa”. Credo, che prima di creare allarmismo, giudicare, o solamente far notizia, bisogna appurare, la veridicità delle affermazioni, sentendo come dice qualcuno l’altra campana. (e mai affermazione fu più veritiera)
Lei sostiene che non ha potuto rintracciare il parroco, (che sicuramente non è espatriato) ma almeno avrebbe potuto aspettare il suo rientro per fare chiarezza, prima di mandarlo alla berlina.
Io esprimo, la mia misera opinione, non da praticante, non da amico del sacerdote, ma semplicemente da conoscente dei fatti. E sa quali sono i fatti?. Fra Giuseppe ha trovato un quartiere, una parrocchia, dove le celebrazioni spesso erano quasi deserte, dove i giovani non si accostavano neanche lontanamente alla vita parrocchiale o alle altre attività sociali., oggi le funzioni sono praticate con la chiesa strapiena, dove la gente non trova neanche posto a sedere e dove la presenza di quei giovani, che a par suo o di chi ….. sono bistrattati e allontanati, è cresciuta a dismisura. Si informi sulle attività frequentate e partecipate dai giovani dell’intero comune tutti i giorni, si informi sulle vicende dove il parroco più di una volta si è trovato a difendere “i suoi ragazzi” dai problemi quotidiani più o meno importanti. Si informi, su quanto si è fatto in parrocchia per crescere, educare e sensibilizzare i giovani a condurre una vita all’insegna della Cristianità e della Legalità.
Tornando al suo Blog , chi scrive e si occupa o si preoccupa delle vicende altrui abbia il coraggio di firmarsi, a mio avviso anche questa è omertà, ci nascondiamo dietro la mano che tira il sasso.
Il suo giornale dovrebbe evitare di pubblicare articoli o commenti non firmati. Ma comunque, questo non fa notizia ne per il suo giornale ne per qualche TV locale. La lascio con la speranza che la Sua voga e di qualche altro “giornalista” si accanisca sulla conoscenza reale dei fatti e non sul far notizia. (siete ormai famosi).
Sul contenuto del suo articolo vorrei chiederle, da persona a cui piace far politica, (con cortesia di rispondere da politico), perché se Berlusconi fa un consiglio dei ministri straordinario nei luoghi della tragedia del terremoto è propaganda elettorale, mentre se Don Ciotti con tutte le sigle di sinistra organizza una marcia a Napoli è ……… mi dica lei.
Vuole sapere come la penso? Ognuno a suo modo porta acqua al proprio mulino.
E poi mi tolga una curiosità (scusi l’ignoranza) chi finanzia e chi gestisce i soldi di queste giornate?. Io penso che in entrambi le circostanze si vogliano attenzionare agli occhi degli italiani e del mondo dei problemi reali. Lei che ne pensa?.
La ringrazio come sempre per l’opportunità di scrivere sul suo sito.
Stefano Comajanni
***
Concordo con l’osservazione che sarebbe stato corretto sentire anche l’opinione di fra Gentile, prima di pubblicare l’articolo di sabato. Ci ho provato, ma non era a Corleone. Un suo confratello mi ha detto che non sarebbe tornato prima di domenica e non ha voluto darmi il numero del suo cellulare. Insieme alla redazione de “La Sicilia”, abbiamo deciso di pubblicare lo stesso l’articolo, con l’impegno di sentire il sacerdote non appena fosse rientrato a Corleone. Cosa che ho fatto già domenica pomeriggio. E il nuovo articolo con le posizioni di fra Gentile è già on-line su Città Nuove. Io non ho pregiudizi sui preti e la chiesa (ho tanti amici frati e sacerdoti), ma sarebbe bello che nemmeno tanti parrocchiani della Grazia ne avessero nei confronti di tre giovani, che hanno fatto i campi di volontariato antimafia in Toscana e a Corleone e che hanno voluto partecipare alla Giornata della Memoria di Napoli. Fanno questo e si divertono anche? E dov’è lo scandalo? Non è meglio così? Non conosco gli orientamenti politici di don Luigi Ciotti, ma so per certo che alla Giornata della Memoria di quest’anno a Napoli (così come degli altri anni in altre città d’Italia) hanno partecipato politici e rappresentanti delle istituzioni senza nessuna distinzione tra destra, sinistra e centro (c’era pure l’amministrazione comunale di Corleone, che non mi pare sia di sinistra!). D’altra parte, non diciamo tutti che l’antimafia non deve avere colore politico? Chi finanzia la “Giornata”? Lo chieda al Comune di Corleone, che ha pagato i biglietti della nave alla delegazione di circa 20 volontari. Lo chieda ai volontari che si sono pagati di tasca propria panini e bibite. Lo chieda ai 50 studenti del liceo di Corleone, che hanno pagato circa 40 euro a testa per il biglietto della nave e che si sono pagati pure il vitto…
(d.p.)
Lei sostiene che non ha potuto rintracciare il parroco, (che sicuramente non è espatriato) ma almeno avrebbe potuto aspettare il suo rientro per fare chiarezza, prima di mandarlo alla berlina.
Io esprimo, la mia misera opinione, non da praticante, non da amico del sacerdote, ma semplicemente da conoscente dei fatti. E sa quali sono i fatti?. Fra Giuseppe ha trovato un quartiere, una parrocchia, dove le celebrazioni spesso erano quasi deserte, dove i giovani non si accostavano neanche lontanamente alla vita parrocchiale o alle altre attività sociali., oggi le funzioni sono praticate con la chiesa strapiena, dove la gente non trova neanche posto a sedere e dove la presenza di quei giovani, che a par suo o di chi ….. sono bistrattati e allontanati, è cresciuta a dismisura. Si informi sulle attività frequentate e partecipate dai giovani dell’intero comune tutti i giorni, si informi sulle vicende dove il parroco più di una volta si è trovato a difendere “i suoi ragazzi” dai problemi quotidiani più o meno importanti. Si informi, su quanto si è fatto in parrocchia per crescere, educare e sensibilizzare i giovani a condurre una vita all’insegna della Cristianità e della Legalità.
Tornando al suo Blog , chi scrive e si occupa o si preoccupa delle vicende altrui abbia il coraggio di firmarsi, a mio avviso anche questa è omertà, ci nascondiamo dietro la mano che tira il sasso.
Il suo giornale dovrebbe evitare di pubblicare articoli o commenti non firmati. Ma comunque, questo non fa notizia ne per il suo giornale ne per qualche TV locale. La lascio con la speranza che la Sua voga e di qualche altro “giornalista” si accanisca sulla conoscenza reale dei fatti e non sul far notizia. (siete ormai famosi).
Sul contenuto del suo articolo vorrei chiederle, da persona a cui piace far politica, (con cortesia di rispondere da politico), perché se Berlusconi fa un consiglio dei ministri straordinario nei luoghi della tragedia del terremoto è propaganda elettorale, mentre se Don Ciotti con tutte le sigle di sinistra organizza una marcia a Napoli è ……… mi dica lei.
Vuole sapere come la penso? Ognuno a suo modo porta acqua al proprio mulino.
E poi mi tolga una curiosità (scusi l’ignoranza) chi finanzia e chi gestisce i soldi di queste giornate?. Io penso che in entrambi le circostanze si vogliano attenzionare agli occhi degli italiani e del mondo dei problemi reali. Lei che ne pensa?.
La ringrazio come sempre per l’opportunità di scrivere sul suo sito.
Stefano Comajanni
***
Concordo con l’osservazione che sarebbe stato corretto sentire anche l’opinione di fra Gentile, prima di pubblicare l’articolo di sabato. Ci ho provato, ma non era a Corleone. Un suo confratello mi ha detto che non sarebbe tornato prima di domenica e non ha voluto darmi il numero del suo cellulare. Insieme alla redazione de “La Sicilia”, abbiamo deciso di pubblicare lo stesso l’articolo, con l’impegno di sentire il sacerdote non appena fosse rientrato a Corleone. Cosa che ho fatto già domenica pomeriggio. E il nuovo articolo con le posizioni di fra Gentile è già on-line su Città Nuove. Io non ho pregiudizi sui preti e la chiesa (ho tanti amici frati e sacerdoti), ma sarebbe bello che nemmeno tanti parrocchiani della Grazia ne avessero nei confronti di tre giovani, che hanno fatto i campi di volontariato antimafia in Toscana e a Corleone e che hanno voluto partecipare alla Giornata della Memoria di Napoli. Fanno questo e si divertono anche? E dov’è lo scandalo? Non è meglio così? Non conosco gli orientamenti politici di don Luigi Ciotti, ma so per certo che alla Giornata della Memoria di quest’anno a Napoli (così come degli altri anni in altre città d’Italia) hanno partecipato politici e rappresentanti delle istituzioni senza nessuna distinzione tra destra, sinistra e centro (c’era pure l’amministrazione comunale di Corleone, che non mi pare sia di sinistra!). D’altra parte, non diciamo tutti che l’antimafia non deve avere colore politico? Chi finanzia la “Giornata”? Lo chieda al Comune di Corleone, che ha pagato i biglietti della nave alla delegazione di circa 20 volontari. Lo chieda ai volontari che si sono pagati di tasca propria panini e bibite. Lo chieda ai 50 studenti del liceo di Corleone, che hanno pagato circa 40 euro a testa per il biglietto della nave e che si sono pagati pure il vitto…
(d.p.)
mercoledì 15 aprile 2009
La Rai "punisce" Santoro e sospende Vauro
Il direttore generale: "Nella prossima puntata i doverosi riequilibri informativi". La replica: "Una decisione che produce una ferita per il pubblico e l'immagine dell'azienda". Il giornalista: "E' una grave censura". Uno dei disegni del vignettista "gravemente lesivo dei sentimenti di pietà dei defunti"
ROMA - Viale Mazzini ha deciso. Santoro dovrà riparare, Vauro è sospeso perché una sua vignetta ha offeso le vittime e chi le piange. E' il risultato della riunione che si è tenuta oggi alla Rai dopo le polemiche seguìte alla puntata di Annozero dedicata al terremoto in Abruzzo. "Indegna" secondo Gianfranco Fini, "non da servizio pubblico" secondo Silvio Berlusconi, e poi via via giudizi analoghi da altre voci del Pdl nei giorni scorsi. Il provvedimento è in una lettera del direttore generale Rai, Mauro Masi. Santoro, dalla prossima puntata (cioè domani), dovrà "attivare i necessari e doverosi riequilibri informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda dall'Abruzzo". Vauro, invece, non ci sarà. Non mancano le reazioni al provvedimento. Nella giornata che registra anche un botta e risposta fra Santoro e Bruno Vespa, quest'ultimo autore di un attacco al collega ("E' un privilegiato"), poi ridimensionato dopo la replica pubblicata sul sito di Annozero. Legittime le critiche, ma no alla censura politica aveva detto in mattinata Dario Franceschini che, pur ammettendo "a me Annozero non piace", aveva ribadito la necessità di rispettare la libertà di informazione. La vignetta di Vauro (fra quelle mostrate, come di consueto, alla fine della trasmissione, a corredo e conclusione del dibattito), che ha motivato il provvedimento di sospensione, è quella in cui si parla di "Aumento delle cubature. Dei cimiteri", giudicata "gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la misione del servizio pubblico". Quanto a Vespa, il conduttore di Porta a porta ha scritto una lettera a Giorgio Dell'Arti, autore e conduttore del programma di Radio1 Ultime da Babele. Smentisce che Porta a porta sia prodotto da una società esterna. E precisa le differenze tra la sua posizione in Rai e quella di Santoro: "Se io avessi fatto programmi come i suoi, da tempo avrei dovuto abbandonare la Rai. Santoro risponde al direttore generale, io rispondo al direttore di rete. Lui ha tutta la redazione con contratto giornalistico, che ai miei non viene riconosciuto: tant'è che quando fanno causa alla Rai, la vincono, proprio grazie al confronto con la redazione di Santoro. Infine, quando io fui epurato dalla Rai mi fu ridotto lo stipendio, mentre Santoro - conclude Vespa - ha beneficiato di un risarcimento di milioni di euro".
OAS_RICH('Middle');La replica del diretto interessato non tarda ad arrivare. Sul sito di Annozero. "Dopo Fini, Berlusconi, Gasparri, Cicchitto e Carra, non poteva mancare Bruno Vespa - si legge - comprendiamo le ragioni per le quali a lui converrebbe che Annozero non esistesse ma noi siamo per il libero mercato. Se dovessimo inoltre giudicare la sua qualità giornalistica dalle false notizie e dalle considerazioni infondate che fa sui contratti in vigore nella nostra redazione, dovremmo dedurne che deve rifare l'esame. Invece continuiamo ad avere un certo rispetto delle sue capacità e lo invitiamo a venire da noi con i suoi redattori, in modo che ci possa essere un amichevole confronto sulle rispettive posizioni e sulla realtà delle cose. P.S. Non dimentichi di portare il suo contratto". Michele Santoro tornerà ad occuparsi del sisma in Abruzzo nella puntata di domani di Annozero. La decisione, a quanto si apprende, era già stata presa ieri, prima della richiesta di riequilibrio arrivata dal vertice Rai. Nella trasmissione si parlerà della ricostruzione che costerà secondo una prima stima 12 miliardi di euro, e del rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi. Non ci sarà Vauro ma non mancherà la satira con Sabina Guzzanti. In collegamento da L'Aquila ci sarà Sandro Ruotolo, e tra gli ospiti sono previste le presenze di Niccolò Ghedini del Pdl, Antonio Di Pietro dell'Idv, il giornalista del sole24ore Mariano Maugeri e il capo della sala italia della protezione civile Titti Postiglione.
(La Repubblica, 15 aprile 2009)
ROMA - Viale Mazzini ha deciso. Santoro dovrà riparare, Vauro è sospeso perché una sua vignetta ha offeso le vittime e chi le piange. E' il risultato della riunione che si è tenuta oggi alla Rai dopo le polemiche seguìte alla puntata di Annozero dedicata al terremoto in Abruzzo. "Indegna" secondo Gianfranco Fini, "non da servizio pubblico" secondo Silvio Berlusconi, e poi via via giudizi analoghi da altre voci del Pdl nei giorni scorsi. Il provvedimento è in una lettera del direttore generale Rai, Mauro Masi. Santoro, dalla prossima puntata (cioè domani), dovrà "attivare i necessari e doverosi riequilibri informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda dall'Abruzzo". Vauro, invece, non ci sarà. Non mancano le reazioni al provvedimento. Nella giornata che registra anche un botta e risposta fra Santoro e Bruno Vespa, quest'ultimo autore di un attacco al collega ("E' un privilegiato"), poi ridimensionato dopo la replica pubblicata sul sito di Annozero. Legittime le critiche, ma no alla censura politica aveva detto in mattinata Dario Franceschini che, pur ammettendo "a me Annozero non piace", aveva ribadito la necessità di rispettare la libertà di informazione. La vignetta di Vauro (fra quelle mostrate, come di consueto, alla fine della trasmissione, a corredo e conclusione del dibattito), che ha motivato il provvedimento di sospensione, è quella in cui si parla di "Aumento delle cubature. Dei cimiteri", giudicata "gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto con i doveri e la misione del servizio pubblico". Quanto a Vespa, il conduttore di Porta a porta ha scritto una lettera a Giorgio Dell'Arti, autore e conduttore del programma di Radio1 Ultime da Babele. Smentisce che Porta a porta sia prodotto da una società esterna. E precisa le differenze tra la sua posizione in Rai e quella di Santoro: "Se io avessi fatto programmi come i suoi, da tempo avrei dovuto abbandonare la Rai. Santoro risponde al direttore generale, io rispondo al direttore di rete. Lui ha tutta la redazione con contratto giornalistico, che ai miei non viene riconosciuto: tant'è che quando fanno causa alla Rai, la vincono, proprio grazie al confronto con la redazione di Santoro. Infine, quando io fui epurato dalla Rai mi fu ridotto lo stipendio, mentre Santoro - conclude Vespa - ha beneficiato di un risarcimento di milioni di euro".
OAS_RICH('Middle');La replica del diretto interessato non tarda ad arrivare. Sul sito di Annozero. "Dopo Fini, Berlusconi, Gasparri, Cicchitto e Carra, non poteva mancare Bruno Vespa - si legge - comprendiamo le ragioni per le quali a lui converrebbe che Annozero non esistesse ma noi siamo per il libero mercato. Se dovessimo inoltre giudicare la sua qualità giornalistica dalle false notizie e dalle considerazioni infondate che fa sui contratti in vigore nella nostra redazione, dovremmo dedurne che deve rifare l'esame. Invece continuiamo ad avere un certo rispetto delle sue capacità e lo invitiamo a venire da noi con i suoi redattori, in modo che ci possa essere un amichevole confronto sulle rispettive posizioni e sulla realtà delle cose. P.S. Non dimentichi di portare il suo contratto". Michele Santoro tornerà ad occuparsi del sisma in Abruzzo nella puntata di domani di Annozero. La decisione, a quanto si apprende, era già stata presa ieri, prima della richiesta di riequilibrio arrivata dal vertice Rai. Nella trasmissione si parlerà della ricostruzione che costerà secondo una prima stima 12 miliardi di euro, e del rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei fondi. Non ci sarà Vauro ma non mancherà la satira con Sabina Guzzanti. In collegamento da L'Aquila ci sarà Sandro Ruotolo, e tra gli ospiti sono previste le presenze di Niccolò Ghedini del Pdl, Antonio Di Pietro dell'Idv, il giornalista del sole24ore Mariano Maugeri e il capo della sala italia della protezione civile Titti Postiglione.
(La Repubblica, 15 aprile 2009)
martedì 14 aprile 2009
Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito che la indica...
A proposito della risposta del sindaco Iannazzo all’interrogazione sul caso di abusivismo edilizio della figlia dell’assessore ai Lavori Pubblici Stefano Gambino, verrebbe da dire che «quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito che la indica». Infatti, che la materia dell’abusivismo edilizio sia di competenza dei dirigenti del Comune, non ci sono dubbi. E che gli stessi avrebbero adottato i provvedimenti tecnico-giuridici del caso è altrettanto lapalissiano. La domanda dei consiglieri interroganti (e la nostra) su «quali provvedimenti intenda adottare» era, invece, rivolta al sindaco in quanto capo dell’amministrazione comunale di cui fa parte l’assessore Gambino. Si tratta di una richiesta di provvedimenti politici, stante l’insostenibilità morale della presenza in giunta dell’assessore ai Lavori Pubblici, una cui «parente in primo grado in linea retta» (per dirla con le parole del sindaco) si sia resa colpevole di un abuso edilizio. Gli antichi romani dicevano che sulla moglie di Cesare non deve aleggiare nemmeno l’ombra del sospetto. Qui ci troviamo di fronte alla denuncia dei Carabinieri e ad una ordinanza di demolizione delle opere abusivamente realizzate dalla figlia di un assessore, ma il sindaco di Corleone (città della legalità!) non sente il dovere morale di “licenziare” l’assessore in questione, trincerandosi dietro contorsionismi tecnico-linguistici. Ma con questi comportamenti che esempio si da all’opinione pubblica e alle giovani generazioni? Quale coerenza c’è tra questi comportamenti e le “prediche” sulla legalità? (d.p.)
Corleone. Il Sindaco Iannazzo si tiene in giunta l'assessore ai LL.PP. Gambino perchè l'abuso edilizio l'ha commesso la figlia non convivente
Lo scorso 16 marzo i consiglieri di opposizione Leo Colletto, Franco Di Giorgio e Salvatore Schillaci hanno presentato al sindaco di Corleone Nino Iannazzo un’interrogazione con richiesta di risposta scritta, in merito ad un caso di abusivismo edilizio relativo ad un fabbricato sito in piazza Sant’Agostino. In particolare gli interroganti hanno chiesto al sindaco se responsabile dell’abuso edilizio è la stretta parente di un assessore in carica. E, nel caso di risposta affermativa, quali provvedimenti intenda adottare.
Ecco la risposta scritta del sindaco, in data 18 marzo, di cui ha dato lettura il presidente del consiglio comunale nella seduta consiliare dello scorso 6 aprile, su richiesta del consigliere di opposizione Dino Paternostro:
«In riferimento all’interrogazione in oggetto segnata, acquisita al protocollo n. 4384 del 16 marzo 2009, si relaziona quanto segue.
L’edificio è di proprietà di un parente in primo grado in linea retta dell’assessore Gambino Stefano.
La trasgreditrice non risulta in atto convivere con l’amministratore essendo residente in Palermo, in nucleo familiare autonomo, fin dal 20 ottobre 1999, come da certificato di stato di famiglia dell’assessore allegato alla presente.
Nel rappresentare che la materia dell’abusivismo edilizio è di competenza esclusiva dei dirigenti si rassegna che sono stati posti in essere i seguenti atti:
a) provvedimento dirigenziale n. 360 del 6 marzo 2009 (in atti) di sospensione cautelativa dei lavori;
b) in data 13 marzo (nota protocollo n. 128/GAB del 13 marzo 2009) il Sindaco ha trasmesso, per gli adempimenti consequenziali, al responsabile del IV settore la nota protocollo n. 75/1-3 del 12 marzo 2009 della locale Stazione dei Carabinieri acquisita al protocollo generale di questo Comune n. 4325 del 13 marzo 2009 (in atti);
c) provvedimento dirigenziale n. 444 del 17 marzo 2009 (in atti) del responsabile del IV settore per la demolizione delle opere abusivamente realizzate ed il ripristino dei luoghi entro 90 giorni dalla notifica dello stesso.
Tanto si doveva e si rappresenta.
La presente risposta è trasmessa al primo interrogante e, per conoscenza, al Presidente del Consiglio Comunale.
Il Sindaco
Dott. Antonino IANNAZZO
Ecco la risposta scritta del sindaco, in data 18 marzo, di cui ha dato lettura il presidente del consiglio comunale nella seduta consiliare dello scorso 6 aprile, su richiesta del consigliere di opposizione Dino Paternostro:
«In riferimento all’interrogazione in oggetto segnata, acquisita al protocollo n. 4384 del 16 marzo 2009, si relaziona quanto segue.
L’edificio è di proprietà di un parente in primo grado in linea retta dell’assessore Gambino Stefano.
La trasgreditrice non risulta in atto convivere con l’amministratore essendo residente in Palermo, in nucleo familiare autonomo, fin dal 20 ottobre 1999, come da certificato di stato di famiglia dell’assessore allegato alla presente.
Nel rappresentare che la materia dell’abusivismo edilizio è di competenza esclusiva dei dirigenti si rassegna che sono stati posti in essere i seguenti atti:
a) provvedimento dirigenziale n. 360 del 6 marzo 2009 (in atti) di sospensione cautelativa dei lavori;
b) in data 13 marzo (nota protocollo n. 128/GAB del 13 marzo 2009) il Sindaco ha trasmesso, per gli adempimenti consequenziali, al responsabile del IV settore la nota protocollo n. 75/1-3 del 12 marzo 2009 della locale Stazione dei Carabinieri acquisita al protocollo generale di questo Comune n. 4325 del 13 marzo 2009 (in atti);
c) provvedimento dirigenziale n. 444 del 17 marzo 2009 (in atti) del responsabile del IV settore per la demolizione delle opere abusivamente realizzate ed il ripristino dei luoghi entro 90 giorni dalla notifica dello stesso.
Tanto si doveva e si rappresenta.
La presente risposta è trasmessa al primo interrogante e, per conoscenza, al Presidente del Consiglio Comunale.
Il Sindaco
Dott. Antonino IANNAZZO
lunedì 13 aprile 2009
Il Presidente della Provincia de L'Aquila: "Non capisco questo processo ad Annozero"
di Ginevra Cede
Presidente Pezzopane, lei l’altra sera era in studio ad Annozero, è vero che c’è stato un processo nei confronti dei volontari della Protezione Civile?
Assolutamente no, non l’ho percepito in queste dimensioni, i servizi hanno evidenziato alcune falle che ci sono state, ma in più occasioni sono emersi complimenti sia da parte di Santoro che da Ruotolo che era in collegamento, nei confronti di questa massa enorme di volontari che è venuta qui ad aiutarci.
Trova giusto che si sia aperta un’istruttoria nei confronti della trasmissione da parte dei vertici Rai?
Penso che bisogna aprire indagini su ben altre questioni. Le nostre richieste, mia come Presidente della Provincia dell’Aquila e del Sindaco della città, sono state disattese e vorrei capire perché.
In questo momento una voce critica può aiutare o no a comprendere cosa sia realmente accaduto?
Non capisco perché l’informazione non possa evidenziare problemi che stiamo vivendo, ci sono ed è giusto che una trasmissione ne parli. Al contrario io ho notato uno scaricamento di responsabilità sul comune dell’Aquila sia da parte del sottosegretario sia da parte del membro della Commissione grandi rischi, presenti in studio. Questa lettura unilaterale non ci serve, ribadisco che lo sforzo è enorme, ma abbiamo bisogno di solidarietà e non di usare il terremoto per un regolamento di conti con il giornalismo.
Da: Articolo21
Presidente Pezzopane, lei l’altra sera era in studio ad Annozero, è vero che c’è stato un processo nei confronti dei volontari della Protezione Civile?
Assolutamente no, non l’ho percepito in queste dimensioni, i servizi hanno evidenziato alcune falle che ci sono state, ma in più occasioni sono emersi complimenti sia da parte di Santoro che da Ruotolo che era in collegamento, nei confronti di questa massa enorme di volontari che è venuta qui ad aiutarci.
Trova giusto che si sia aperta un’istruttoria nei confronti della trasmissione da parte dei vertici Rai?
Penso che bisogna aprire indagini su ben altre questioni. Le nostre richieste, mia come Presidente della Provincia dell’Aquila e del Sindaco della città, sono state disattese e vorrei capire perché.
In questo momento una voce critica può aiutare o no a comprendere cosa sia realmente accaduto?
Non capisco perché l’informazione non possa evidenziare problemi che stiamo vivendo, ci sono ed è giusto che una trasmissione ne parli. Al contrario io ho notato uno scaricamento di responsabilità sul comune dell’Aquila sia da parte del sottosegretario sia da parte del membro della Commissione grandi rischi, presenti in studio. Questa lettura unilaterale non ci serve, ribadisco che lo sforzo è enorme, ma abbiamo bisogno di solidarietà e non di usare il terremoto per un regolamento di conti con il giornalismo.
Da: Articolo21
A proposito di "Annozero", diciamo no alla via disciplinare al giornalismo
di Giuseppe Giulietti
Quando fu eletto il nuovo gruppo dirigente della Rai non abbiamo esitato a esprimere i nostri auguri e a rendere pubblici i rapporti di conoscenza e di stima professionale che avevamo e abbiamo nei confronti del presidente e del direttore generale. In quella stessa occasione, tuttavia, ci riservammo di esprimere un giudizio sui singoli atti e sulle singole delibere, dal momento che viviamo in una Italia fortemente segnata dal conflitto di interesse e dalla pretesa del presidente del consiglio di espellere dal video gli autori e i temi a lui sgraditi, "quelli che gli fanno venire l'ansia", come ha avuto modo di affermare, senza neppure sentire il bisogno di ricorrere alla consueta finta rettifica. Per questa ragione, in modo assolutamente sereno, dobbiamo esprimere il nostro radicale dissenso dal comunicato con il quale, ieri sera, il presidente e il direttore generale della Rai, con un comunicato congiunto, e dunque volutamente solenne e impegnativo, hanno sentito il bisogno di annunciare che l' azienda aprirà una istruttoria a carico di Michele Santoro e della trasmissione "Annozero", dedicata al terremoto. Tale scelta non ci ha convinto nel merito e nel metodo,come abbiamo immediatamente scritto in un comunicato congiunto con Vincenzo Vita, senatore del PD e coordinatore dei parlamentari iscritti alla associazione Articolo21. La trasmissione,infatti, è andata in onda giovedì scorso, come mai l'annuncio è arrivato la domenica? Per quale ragione il comunicato è stato battuto dalle agenzie dopo che Berlusconi, già autore dl primo editto bulgaro, aveva scagliato l'ennesimo anatema contro Santoro? Perché si è voluto dare la impressione che i due comunicati fossero già stati concordati? Ed ancora per quale ragione la Rai continua ad esprimere il suo apprezzamento per la protezione civile?Chi scrive ha una grande ammirazione per i volontari e per il ruolo della protezione civile, ma cosa c'entrano i vertici della Rai con questa discussione? Qualsiasi trasmissione deve essere sottoposta a pubblica critica, non possono esserci autori e luoghi protetti da una sorta di immunità, ma per quale motivo il dito viene puntato sempre contro chi tenta di dare voce e spazio alle voci critiche, alle preoccupazioni, alle ansie di tanti cittadini e mai contro chi, anche in questi giorni, ha spesso superato i confini della piaggeria e del ridicolo, consentendo che il teatro delle operazioni di pronto intervento diventassero, in modo plateale, teatro della propaganda. In Abruzzo abbiamo visto all'opera straordinari tecnici, volontari, corpi dello stato, giornalisti generosi e corretti, ma non sono mancate le cadute di stile, ed è sempre più plateale il tentativo di usare il terremoto ad altri fini, anche elettorali, essendo ormai prossima la scadenza elettorale per le elezioni europee. Se una istruttoria doveva essere aperta (già il termine ci sembra sgradevole applicato alla informazione) avrebbe dovuto forse essere aperta sulle modalità più opportune per continuare a seguire il terribile evento, per non spegnere i riflettori, per dare voce a chi davvero sta operando per la ricostruzione a partire proprio dagli amministratori locali, e dai tecnici della protezione civile. Magari sarebbe stato opportuno promuovere qualche approfondimento che ci facesse capire le ragioni profonde di un simile disastro, le eventuali inadempienze, l'assenza di una cultura della prevenzione, che è stato il vero motivo conduttore dell'ultima trasmissione di Michele Santoro. Ci saremmo aspettati, infine, una nota che ricordasse a tutte le strutture aziendali che è già scattata la par condicio e che bisognerebbe interrompere i continui comizi da quella terra.Al limite ci saremmo aspettati un invito a Santoro a tornare sull'argomento e a dare voce a chi si è sentito offeso, invito tuttavia che andrebbe rivolto anche a tutte quelle trasmissioni che non hanno voluto ospitare le voci critiche, che pure non sono mancate e non mancano, come è giusto che sia in un paese che non ha ancora definitivamente abrogato l'Art. 21 della Costituzione. No, questa iniziativa non ci è piaciuta, così come non condivideremo mai qualsiasi iniziativa che dovesse avere lo sgradevole sapore della "via disciplinare al giornalismo", fosse pure rivolta contro il nostro più acerrimo avversario. Naturalmente speriamo di esserci sbagliati e di non aver ben interpretato la nota o di averne letto solo la prima parte, può darsi che la versione corretta sarà resa nota solo nelle prossime ore,saremmo davvero lieti di poter essere smentiti. Nel frattempo teniamoci ben stretta questa nostra associazione che può ancora permettersi, di volta in volta,di esprimere liberamente le proprie opinioni senza dover rispettare convenienze di parte o di partito.
Da: Articolo21
Quando fu eletto il nuovo gruppo dirigente della Rai non abbiamo esitato a esprimere i nostri auguri e a rendere pubblici i rapporti di conoscenza e di stima professionale che avevamo e abbiamo nei confronti del presidente e del direttore generale. In quella stessa occasione, tuttavia, ci riservammo di esprimere un giudizio sui singoli atti e sulle singole delibere, dal momento che viviamo in una Italia fortemente segnata dal conflitto di interesse e dalla pretesa del presidente del consiglio di espellere dal video gli autori e i temi a lui sgraditi, "quelli che gli fanno venire l'ansia", come ha avuto modo di affermare, senza neppure sentire il bisogno di ricorrere alla consueta finta rettifica. Per questa ragione, in modo assolutamente sereno, dobbiamo esprimere il nostro radicale dissenso dal comunicato con il quale, ieri sera, il presidente e il direttore generale della Rai, con un comunicato congiunto, e dunque volutamente solenne e impegnativo, hanno sentito il bisogno di annunciare che l' azienda aprirà una istruttoria a carico di Michele Santoro e della trasmissione "Annozero", dedicata al terremoto. Tale scelta non ci ha convinto nel merito e nel metodo,come abbiamo immediatamente scritto in un comunicato congiunto con Vincenzo Vita, senatore del PD e coordinatore dei parlamentari iscritti alla associazione Articolo21. La trasmissione,infatti, è andata in onda giovedì scorso, come mai l'annuncio è arrivato la domenica? Per quale ragione il comunicato è stato battuto dalle agenzie dopo che Berlusconi, già autore dl primo editto bulgaro, aveva scagliato l'ennesimo anatema contro Santoro? Perché si è voluto dare la impressione che i due comunicati fossero già stati concordati? Ed ancora per quale ragione la Rai continua ad esprimere il suo apprezzamento per la protezione civile?Chi scrive ha una grande ammirazione per i volontari e per il ruolo della protezione civile, ma cosa c'entrano i vertici della Rai con questa discussione? Qualsiasi trasmissione deve essere sottoposta a pubblica critica, non possono esserci autori e luoghi protetti da una sorta di immunità, ma per quale motivo il dito viene puntato sempre contro chi tenta di dare voce e spazio alle voci critiche, alle preoccupazioni, alle ansie di tanti cittadini e mai contro chi, anche in questi giorni, ha spesso superato i confini della piaggeria e del ridicolo, consentendo che il teatro delle operazioni di pronto intervento diventassero, in modo plateale, teatro della propaganda. In Abruzzo abbiamo visto all'opera straordinari tecnici, volontari, corpi dello stato, giornalisti generosi e corretti, ma non sono mancate le cadute di stile, ed è sempre più plateale il tentativo di usare il terremoto ad altri fini, anche elettorali, essendo ormai prossima la scadenza elettorale per le elezioni europee. Se una istruttoria doveva essere aperta (già il termine ci sembra sgradevole applicato alla informazione) avrebbe dovuto forse essere aperta sulle modalità più opportune per continuare a seguire il terribile evento, per non spegnere i riflettori, per dare voce a chi davvero sta operando per la ricostruzione a partire proprio dagli amministratori locali, e dai tecnici della protezione civile. Magari sarebbe stato opportuno promuovere qualche approfondimento che ci facesse capire le ragioni profonde di un simile disastro, le eventuali inadempienze, l'assenza di una cultura della prevenzione, che è stato il vero motivo conduttore dell'ultima trasmissione di Michele Santoro. Ci saremmo aspettati, infine, una nota che ricordasse a tutte le strutture aziendali che è già scattata la par condicio e che bisognerebbe interrompere i continui comizi da quella terra.Al limite ci saremmo aspettati un invito a Santoro a tornare sull'argomento e a dare voce a chi si è sentito offeso, invito tuttavia che andrebbe rivolto anche a tutte quelle trasmissioni che non hanno voluto ospitare le voci critiche, che pure non sono mancate e non mancano, come è giusto che sia in un paese che non ha ancora definitivamente abrogato l'Art. 21 della Costituzione. No, questa iniziativa non ci è piaciuta, così come non condivideremo mai qualsiasi iniziativa che dovesse avere lo sgradevole sapore della "via disciplinare al giornalismo", fosse pure rivolta contro il nostro più acerrimo avversario. Naturalmente speriamo di esserci sbagliati e di non aver ben interpretato la nota o di averne letto solo la prima parte, può darsi che la versione corretta sarà resa nota solo nelle prossime ore,saremmo davvero lieti di poter essere smentiti. Nel frattempo teniamoci ben stretta questa nostra associazione che può ancora permettersi, di volta in volta,di esprimere liberamente le proprie opinioni senza dover rispettare convenienze di parte o di partito.
Da: Articolo21
domenica 12 aprile 2009
Intervista al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ad un anno dalla sua elezione
di Antonello Piraneo
«Ce la faremo. Abbiamo la capacità e le risorse. Abbiamo la passione per riuscirci». Raffaele Lombardo lo dice di sé, del governo regionale che presiede ormai da uno anno esatto, della Sicilia. Ma, in partenza per le zone terremotate, lo dice anche degli abruzzesi, sentendosi anch'egli abruzzese, un po' come tutti in questi giorni di lacrime e dolore. Lì, a Tornimparte, oggi porterà idealmente l'abbraccio dell'Isola tutta, trascorrendo il giorno di Pasqua nel Campo Sicilia che vede impegnati i tecnici della Protezione Civile, guidati sul posto da Salvatore Cocina, i volontari. «Quella siciliana in Abruzzo è stata una presenza importante, da subito. Interventi operativi e di solidarietà. Adesso una cinquantina di nostri uomini sono impegnati in un ruolo delicato: accertatori dell'agibilità degli immobili».Una giornata e un pranzo, oggi, diversi. Per forza di cose diversi. E dire che sui classici dolci di marzapane Lombardo avrebbe potuto pure mettere la candelina del primo compleanno da Governatore. Ma non è certo tempo di celebrazioni. Senza dimenticare che Lombardo ama poco, come dire, la "scenografia" e, soprattutto, che ai presidenti della Regione Siciliana non porta bene posare tra i dolci. Così, eletto nella tornata del 14 aprile, Lombardo oltrepassa in maniera necessariamente sobria la boa dei dodici mesi alla guida della Regione. In visita a La Sicilia passa in rassegna le cose fatte e le cose da fare, con toni più istituzionali rispetto a quelli usati, poco prima, per arringare il popolo del Mpa in una convention nel corso della quale mette l'accento sui blocchi di potere che ritiene di avere toccato, dalla sanità alla formazione, e dei conseguenti rischi che corre, per la stabilità del suo governo intanto, ma non soltanto.E in maniera certo non casuale trova anche parole e memoria per spezzare una lancia nei confronti dell'ex sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, in giorni in cui tutti, adesso anche l'attuale primo cittadino, Raffaele Stancanelli, gli scaricano addosso le colpe del caso Catania.
L'Abruzzo, intanto, la cui tragedia ci ha ricordato che viviamo in una terra ad alto rischio sismico. Il Piano casa della Regione ci aiuterà farne memoria?
«L'uomo, fin quando ha memoria, è attento. Poi il tempo passa, dimentica e sbaglia - ammette Lombardo - . Catania, che era una città di borghi, negli anni del boom edilizio è diventata città di palazzi. Il Piano casa servirà a incentivare il consolidamento, il restauro degli immobili dei centri storici e il risparmio energetico, ma anche a porre regole certe sull'inedificabilità in zone abusive sanate, spingendosi a fornire aiuti a chi abbatte una casa costruita abusivamente e decide di costruirne un'altra in regola. Soprattutto il Piano deve rendere automatici maggiori controlli e penalizzazioni per chi costruisce fuori dalle regole».
Alla Regione un anno dopo: la scommessa vinta può essere la riforma sanitaria. Quella persa può essere la litigiosità nella maggioranza? S'è aperto un altro fronte di polemica, sulla formazione, appena superato lo scoglio della riforma sanitaria...
«Non sono cose distinte. Sono due facce della stessa medaglia, della lotta agli sprechi, delle necessità di razionalizzare e migliorare l'efficienza dei servizi. Prendiamo il piano formativo: abbiamo stoppato l'aggravio di ulteriori spese che sarebbero scaturite da nuovi enti formativi, addirittura un centinaio, e dall'assunzione di nuovi formatori. In una regione che ne conta già settemila, peraltro con risultati sul piano della formazione non lusinghieri. E' stato invece garantito il pagamento delle spettanze a questi formatori, puntando a una revisione dell'intero impianto, con una formazione che sia più funzionale per i giovani e per il territorio, che non crei assistenzialismo, piuttosto riqualifichi anche l'esistente e dia un senso alla presenza, per esempio, dell'esercito di Forestali. E chi dice che è un piano pensato in chiave elettorale mente sapendo di mentire: si punta a risparmiare per reinvestire in una formazione migliore, per l'industria ma anche per l'agricoltura. E il prossimo passo sarà il controllo degli enti formativi esistenti. Che devono essere di qualità, non una miriade indistinta. Certo, si interviene in un campo che è stato un feudo di An e Fi».
Si ripeteranno le stesse tensioni vissute nel laborioso varo della riforma sanitaria?
«Quel piano è il frutto di una sintesi, dopo una stagione di bugie. Nessuno, per esempio, voleva smantellare la sanità privata, che peraltro pesa appena per il 5% sulle casse della Regione. In realtà si voleva razionalizzare e migliorare il servizio. Come per le aziende ospedaliere, argomento sul quale la polemica, come avviene a Caltagirone, viene ancora oggi portata avanti da una classe dirigente fallimentare. Io mi chiedo e chiedo: chi va in ospedale cerca un buon medico o un manager? Non s'intaccano i servizi, anzi si mira a migliorarli: su Caltagirone la sfida deve essere adesso un'altra, la realizzazione di un Centro di riabilitazione d'eccellenza a Santo Pietro. La sfida è evitare che un politraumatizzato per curarsi e guarire debba arrivare sino a Innsbruck».
La sfida è anche sui Fas, sugli Ato, sulla manovra finanziaria.
«I Fas sono stati fermati da un falso pregiudizio, quello che i fondi sarebbero destinati alla stabilizzazione del precariato. Falso, appunto. Con quei fondi faremo investimenti infrastrutturali vitali e penso per esempio alla seconda circonvallazione di Palermo, altamente strategica per aumentare il traffico dello scalo aero di Punta Raisi, altrimenti troppo distante per una parte importante della fascia tirrenica. E poi investimenti anche nel patrimonio boschivo. Tutto questo comporterà assunzioni sì, ma non stabilizzazione di precari. Lavoro vero, produttivo, non un posto per gli amici. Ne ho parlato con Berlusconi, gli ho chiesto di valutare le nostre proposte, peraltro già vagliate positivamente dal Cipe. Gli ho ricordato anche che la Sicilia si servirà poco degli ammortizzatori sociali, avendo poche industrie e, al contrario, molta manodopera ferma».
Risposte?
«Nessuna. Ma non voglio fare polemica, non tocca a me. Le faccia l'opposizione di Sinistra, se ritiene».
Eppure siamo immancabilmente alla vigilia di una stagione elettorale. Chi saranno i candidati del Mpa alle Europee?
«Temo io - abbozza Lombardo -. E ci saranno l'uscente Eleonora Lo Curto, l'ex presidente della Provincia di Palermo, Francesco Musotto, l'assessore alla Cooperazione, Roberto Di Mauro, Nello Musumeci, che nella Sicilia orientale continua ad avere un forte seguito...».
Quello stesso Nello Musumeci che in Consiglio comunale ha avuto parole durissime nei confronti del sindaco di Catania, Stancanelli.
«Sì, ho saputo».
Insomma, mani libere. Ma al di là di ogni polemica i nodi sono tanti. Dicevamo degli Ato rifiuti. Ma dobbiamo dire anche di una nuova prospettiva per la Sicilia, anche perché nel frattempo siamo entrati nell'era del federalismo.
«Per gli Ato, in attesa della riforma, troveremo come inserire in Finanziaria una norma che ne preveda il commissariamento. Per il futuro le parole d'ordine dovranno essere "efficienza" e "sburocratizzazione" - dice Lombardo che insiste sulla formazione, nuovo cavallo di battaglia, e sulla sanità, cavallo appena cavalcato - Contenere la spesa per la sanità significa liberare risorse per potere ridurre le tasse, per esempio l'Irap, aiutare gli investimenti, le imprese. E snellire la burocrazia significa spingere verso il risparmio energetico, che parte dal piccolo impianto. A proposito: forse non tutti sanno che il nostro piano energetico è stato lodato, oltre che da un guru del'economia come Jeremy Rifkin, financo dal Financial Times e da Le Monde, che certo non sono teneri con l'Italia e con la Sicilia in particolare. E il piano sanitario è guardato con grande attenzione da regioni, per definizione, virtuose come Lombardia ed Emilia. La Finanziaria: conterrà misure importanti per l'agricoltura, mutui, assicurazioni, controlli. Anche perché le campagne non resteranno mai più a secco: risolto il nodo del Biviere di Lentini, i fondi che chiediamo ci serviranno per ultimare le dighe Blufi e Pietrarossa. Soprattutto, sarà una manovra improntata al rigore finanziario, alla legalità, magari prevedendo una qualche premialità per chi rispetta le regole e, al contrario, penalizzando chi le aggira, anche attraverso la pubblicizzazione delle sanzioni amministrative».
Presidente Lombardo: ce la farà? La Sicilia ce la farà?
«Non subiamo la sindrome degli ultimi. Abbiamo le risorse umane, naturali, anche tributarie, adesso che è stato approvato il federalismo. Abbiamo la passione. Ce la faremo, per non farci saccheggiare».
La Sicilia, 12 aprile 2009
La Sicilia, 12 aprile 2009
sabato 11 aprile 2009
"Il boss si traveste da frate". Blitz a vuoto nel monastero di Piana degli Albanesi
di Gabriele Isman
Blitz dei carabinieri nel monastero greco ortodosso di Piana degli Albanesi, in cerca del boss Domenico Raccuglia. Un centinaio di militari, col supporto di un elicottero, hanno perlustrato anche la cripta, senza successo. Secondo alcuni testimoni, in passato il latitante si è travestito da frate
Un boss che si in passato si era travestito da frate per allungare la propria latitanza. Un monastero importante ma con molti spazi utili per nascondere un uomo in fuga. I carabinieri che partono in una maxi perlustrazione e che, soltanto per un soffio, mancano l´obiettivo. Sembra la trama di un romanzo giallo, ma invece è esattamente quanto accaduto giovedì, due giorni fa, a Piana degli Albanesi. Intorno alle tre del pomeriggio un centinaio di carabinieri ha perlustrato da cima a fondo il monastero cercando tracce del superlatitante Domenico "Mimmo" Raccuglia, il boss quarantacinquenne nato ad Altofonte e che, secondo diversi investigatori, sarebbe l´uomo forte della mafia in provincia. Una perlustrazione davvero accurata, in base a quanto si mormora nel paese a 24 chilometri da Palermo. I carabinieri, alcuni arrivati in macchine di servizio e altri in vetture senza contrassegni, coadiuvati da un elicottero che a lungo ha volteggiato sui cieli di Piana, sono entrati nel monastero, dove però hanno trovato soltanto il custode e alcuni operai che stavano eseguendo lavori nella struttura risalente al 1590. Pochissimi i sacerdoti, e, soprattutto, nessuna traccia di Raccuglia. Dopo aver visitato l´interno del monastero i carabinieri hanno anche ispezionato i cunicoli sotterranei che dal luogo caro alla fede circondano Piana, ma non è servito a nulla. Il giorno dopo gli investigatori si rifiutano di rispondere a qualsiasi domanda sulla perlustrazione. «C´era un uomo mai visto fino a qualche giorno fa, ma poi, come era arrivato, così è sparito. Pare che fosse davvero Raccuglia», dice un anziano del paese che naturalmente preferisce non essere citato. Il boss sarebbe arrivato da solo, si sarebbe nascosto per qualche tempo dentro al monastero, eclissandosi qualche giorno fa, sempre da solo, così come era arrivato. In passato si sarebbe anche travestito da frate per evitare di essere arrestato e allungare la sua latitanza che dura da 13 anni.
"U veterinario" - come tanti dentro Cosa nostra chiamano Raccuglia - è latitante dal 1996. Condannato a tre ergastoli per associazione di stampo mafioso, rapina, estorsione e omicidio, non è soltanto l´erede di Giovanni Brusca alla guida del mandamento di Altofonte. Due anni fa sembrava molto vicino ad assumere l´eredità di potere di Binnu Provenzano: il progetto, secondo quanto risulta dalle indagini, sarebbe fallito soltanto per la mancanza di potere economico e di killer abili. Lui stesso ha ucciso: il suo primo ergastolo arrivò dopo che, nel 1994, per ordine di Brusca, uccise Girolamo La Barbera, padre di quel Gioacchino che si era pentito. Il secondo ergastolo è per gli omicidi degli anni Novanta, il terzo per aver partecipato al sequestro e all´uccisione di Giuseppe Di Matteo, sciolto nell´acido ad appena 11 anni per vendetta nei confronti del padre, Santo, un altro pentito eccellente.Anche Giusy Vitale, la sorella di Vito che ha scelto di collaborare con la giustizia, ha parlato di Raccuglia, raccontando ai magistrati il suo tentativo - assieme ad altre figure di primo piano di Cosa Nostra come lo stesso Brusca e Matteo Messina Denaro - di mettere da parte Provenzano. Progetto poi fallito. Eppure resta l´immagine del super boss vestito da frate. Un rapporto complesso quello tra mafia e religione. Quando Provenzano fu sorpreso a Montagna dei Cavalli, aveva cinque Bibbie con sé: quella piena di annotazioni è ancora allo studio degli esperti per capire se possa nascondere un codice segreto. Difficile dimenticare i continui incipit dei suoi pizzini - «Carissimo, con gioia ho ricevuto tue notizie, mi compiaccio tanto nel sapervi a tutti in ottima salute. Lo stesso, grazie a Dio, posso dire di me» - o la vera e propria conversione religiosa che colpì Pietro Aglieri. Con Raccuglia è arrivato anche il travestimento da frate.
(La Repubblica, 11 aprile 2009)
Blitz dei carabinieri nel monastero greco ortodosso di Piana degli Albanesi, in cerca del boss Domenico Raccuglia. Un centinaio di militari, col supporto di un elicottero, hanno perlustrato anche la cripta, senza successo. Secondo alcuni testimoni, in passato il latitante si è travestito da frate
Un boss che si in passato si era travestito da frate per allungare la propria latitanza. Un monastero importante ma con molti spazi utili per nascondere un uomo in fuga. I carabinieri che partono in una maxi perlustrazione e che, soltanto per un soffio, mancano l´obiettivo. Sembra la trama di un romanzo giallo, ma invece è esattamente quanto accaduto giovedì, due giorni fa, a Piana degli Albanesi. Intorno alle tre del pomeriggio un centinaio di carabinieri ha perlustrato da cima a fondo il monastero cercando tracce del superlatitante Domenico "Mimmo" Raccuglia, il boss quarantacinquenne nato ad Altofonte e che, secondo diversi investigatori, sarebbe l´uomo forte della mafia in provincia. Una perlustrazione davvero accurata, in base a quanto si mormora nel paese a 24 chilometri da Palermo. I carabinieri, alcuni arrivati in macchine di servizio e altri in vetture senza contrassegni, coadiuvati da un elicottero che a lungo ha volteggiato sui cieli di Piana, sono entrati nel monastero, dove però hanno trovato soltanto il custode e alcuni operai che stavano eseguendo lavori nella struttura risalente al 1590. Pochissimi i sacerdoti, e, soprattutto, nessuna traccia di Raccuglia. Dopo aver visitato l´interno del monastero i carabinieri hanno anche ispezionato i cunicoli sotterranei che dal luogo caro alla fede circondano Piana, ma non è servito a nulla. Il giorno dopo gli investigatori si rifiutano di rispondere a qualsiasi domanda sulla perlustrazione. «C´era un uomo mai visto fino a qualche giorno fa, ma poi, come era arrivato, così è sparito. Pare che fosse davvero Raccuglia», dice un anziano del paese che naturalmente preferisce non essere citato. Il boss sarebbe arrivato da solo, si sarebbe nascosto per qualche tempo dentro al monastero, eclissandosi qualche giorno fa, sempre da solo, così come era arrivato. In passato si sarebbe anche travestito da frate per evitare di essere arrestato e allungare la sua latitanza che dura da 13 anni.
"U veterinario" - come tanti dentro Cosa nostra chiamano Raccuglia - è latitante dal 1996. Condannato a tre ergastoli per associazione di stampo mafioso, rapina, estorsione e omicidio, non è soltanto l´erede di Giovanni Brusca alla guida del mandamento di Altofonte. Due anni fa sembrava molto vicino ad assumere l´eredità di potere di Binnu Provenzano: il progetto, secondo quanto risulta dalle indagini, sarebbe fallito soltanto per la mancanza di potere economico e di killer abili. Lui stesso ha ucciso: il suo primo ergastolo arrivò dopo che, nel 1994, per ordine di Brusca, uccise Girolamo La Barbera, padre di quel Gioacchino che si era pentito. Il secondo ergastolo è per gli omicidi degli anni Novanta, il terzo per aver partecipato al sequestro e all´uccisione di Giuseppe Di Matteo, sciolto nell´acido ad appena 11 anni per vendetta nei confronti del padre, Santo, un altro pentito eccellente.Anche Giusy Vitale, la sorella di Vito che ha scelto di collaborare con la giustizia, ha parlato di Raccuglia, raccontando ai magistrati il suo tentativo - assieme ad altre figure di primo piano di Cosa Nostra come lo stesso Brusca e Matteo Messina Denaro - di mettere da parte Provenzano. Progetto poi fallito. Eppure resta l´immagine del super boss vestito da frate. Un rapporto complesso quello tra mafia e religione. Quando Provenzano fu sorpreso a Montagna dei Cavalli, aveva cinque Bibbie con sé: quella piena di annotazioni è ancora allo studio degli esperti per capire se possa nascondere un codice segreto. Difficile dimenticare i continui incipit dei suoi pizzini - «Carissimo, con gioia ho ricevuto tue notizie, mi compiaccio tanto nel sapervi a tutti in ottima salute. Lo stesso, grazie a Dio, posso dire di me» - o la vera e propria conversione religiosa che colpì Pietro Aglieri. Con Raccuglia è arrivato anche il travestimento da frate.
(La Repubblica, 11 aprile 2009)
Corleone, il consiglio comunale ha approvato una variazione del regolamento ICI
COMUNE DI CORLEONE
Gruppo Consiliare PD
COMUNICATO STAMPA
Nella seduta del Consiglio Comunale di Martedì 6 aprile è stata approvata all’unanimità una importante variazione al regolamento I.C.I. fortemente voluta dai consiglieri Schillaci, Di Giorgio e Marino.
Tale variazione consiste principalmente in due parti:
la prima riguarda le pertinenze e cioè, a seguito della modifica vengono considerate tali anche quei locali che pur non facendo parte della stessa unità immobiliare sono comunque destinate ad esclusivo servizio dell’abitazione principale che si trovino in prossimità della stessa e comunque non oltre 300 metri.
La seconda importante variazione consiste nell’avere esteso i benefici di abitazione principale , con la conseguente esenzione dal pagamento della tassa, gli immobili che vengono concessi ad uso gratuito a parenti in linea retta fino al 2° grado intendendosi padre/madre e figli e viceversa, tra fratelli e sorelle, tra nonno e nipote a condizione che il nipote o fratello sia residente e coniugato. Gli affini entro il primo grado di parentela intendendosi tra suocero/a e Genero/nuora vedovo/a permanendo la condizione di residenza.
Il capo gruppo del PD Salvatore Schillaci esprime soddisfazione per la modifica al regolamento che di fatto ripristina quasi del tutto la situazione che era in atto prima del 2004.
Dopo anni di aumento delle tasse locale, questa è la prima vera azione di contenimento della pressione fiscale fatta dal Comune. In un periodo di grave crisi anche questo rappresenta un piccolo aiuto per le famiglie, alle giovani coppie e alle persone che hanno avuto la disgrazia di perdere il coniuge. Unico neo è che la maggioranza consiliare, per problemi legati al bilancio di previsione 2009, ha voluto che l’entrata in vigore delle modifiche avvenisse con decorrenza 1° Gennaio 2010.
Credo inoltre che dovere di ogni consigliere comunale, sia esso di opposizione che di maggioranza, è quello di essere costruttivi, proponendo ed esitando favorevolmente gli atti che vanno incontro al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, e di conseguenza non avere posizione preconcette che portano solo a dire dei “NO“ questo naturalmente nel rispetto dei diversi ruoli assegnati dagli elettori.
Tale modifica è stato frutto di un lungo e travagliati iter che ha visto coinvolti oltre che i componenti delle 1° commissione consiliare altri consiglieri gli uffici ed alcuni rappresentanti sindacali.
(08 Aprile 2009)
Gruppo Consiliare PD
COMUNICATO STAMPA
Nella seduta del Consiglio Comunale di Martedì 6 aprile è stata approvata all’unanimità una importante variazione al regolamento I.C.I. fortemente voluta dai consiglieri Schillaci, Di Giorgio e Marino.
Tale variazione consiste principalmente in due parti:
la prima riguarda le pertinenze e cioè, a seguito della modifica vengono considerate tali anche quei locali che pur non facendo parte della stessa unità immobiliare sono comunque destinate ad esclusivo servizio dell’abitazione principale che si trovino in prossimità della stessa e comunque non oltre 300 metri.
La seconda importante variazione consiste nell’avere esteso i benefici di abitazione principale , con la conseguente esenzione dal pagamento della tassa, gli immobili che vengono concessi ad uso gratuito a parenti in linea retta fino al 2° grado intendendosi padre/madre e figli e viceversa, tra fratelli e sorelle, tra nonno e nipote a condizione che il nipote o fratello sia residente e coniugato. Gli affini entro il primo grado di parentela intendendosi tra suocero/a e Genero/nuora vedovo/a permanendo la condizione di residenza.
Il capo gruppo del PD Salvatore Schillaci esprime soddisfazione per la modifica al regolamento che di fatto ripristina quasi del tutto la situazione che era in atto prima del 2004.
Dopo anni di aumento delle tasse locale, questa è la prima vera azione di contenimento della pressione fiscale fatta dal Comune. In un periodo di grave crisi anche questo rappresenta un piccolo aiuto per le famiglie, alle giovani coppie e alle persone che hanno avuto la disgrazia di perdere il coniuge. Unico neo è che la maggioranza consiliare, per problemi legati al bilancio di previsione 2009, ha voluto che l’entrata in vigore delle modifiche avvenisse con decorrenza 1° Gennaio 2010.
Credo inoltre che dovere di ogni consigliere comunale, sia esso di opposizione che di maggioranza, è quello di essere costruttivi, proponendo ed esitando favorevolmente gli atti che vanno incontro al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini, e di conseguenza non avere posizione preconcette che portano solo a dire dei “NO“ questo naturalmente nel rispetto dei diversi ruoli assegnati dagli elettori.
Tale modifica è stato frutto di un lungo e travagliati iter che ha visto coinvolti oltre che i componenti delle 1° commissione consiliare altri consiglieri gli uffici ed alcuni rappresentanti sindacali.
(08 Aprile 2009)
giovedì 9 aprile 2009
Corleone, il consiglio comunale ha approvato all'unanimità il Prg di contrada Chiosi
di Cosmo Di Carlo
Dopo 15 anni votata all’unanimità dal Consiglio Comunale la variante del piano regolatore relativa a contrada Chiosi.. Nella stessa seduta il Consiglio ha approvato le modifiche al regolamento edilizio ed alle norme tecniche di attuazione dello stesso P.R.G. I due documenti di pianificazione urbanistica sono stati redatti dai funzionari dell’ufficio tecnico del comune La variante relativa a contrada Chiosi risolve un problema che ha paralizzato l’espansione della zona di edilizia residenziale estiva del Comune di Corleone e potrebbe contribuire a sbloccare gran parte dei programmi di lottizzazione in attesa da tre lustri. Per arrivare al risultato molte sono state le tappe burocratiche da superare. Tra queste l’aggiornamento del piano agricolo-forestale e l’acquisizione del parere del competente Ufficio del Genio Civile di Palermo. Ora, dopo le pubblicazioni di rito, tutto verra trasmesso all’assessorato regionale territorio e ambiente per le valutazione da parte del C.R.U (Comitato Regionale Urbanistica). Per l’assessore all’urbanistica Pippo Cardella. (nella foto Di Carlo).” Questi due atti – rilanceranno le commesse delle ditte artigiane locali e daranno nuove opportunità di lavoro». Dino Paternostro consigliere di opposizione del PD ha dichiarato che: ” Il provvedimento completa il progetto di città libera e produttiva varato dalle amministrazioni di centro sinistra”. «Ringrazio l’assessore Cardella i funzionari del Comune e l’intero consiglio per la serietà e la tempestività con cui hanno approvato le varianti al piano regolatore. – ha dichiarato il sindaco Nino Iannazzo – Un altro obiettivo programmatico è raggiunto. Anni fa, sarebbe stato impossibile a Corleone esitare con tale serenità una variante al PRG» (*Co.Di*).
Dopo 15 anni votata all’unanimità dal Consiglio Comunale la variante del piano regolatore relativa a contrada Chiosi.. Nella stessa seduta il Consiglio ha approvato le modifiche al regolamento edilizio ed alle norme tecniche di attuazione dello stesso P.R.G. I due documenti di pianificazione urbanistica sono stati redatti dai funzionari dell’ufficio tecnico del comune La variante relativa a contrada Chiosi risolve un problema che ha paralizzato l’espansione della zona di edilizia residenziale estiva del Comune di Corleone e potrebbe contribuire a sbloccare gran parte dei programmi di lottizzazione in attesa da tre lustri. Per arrivare al risultato molte sono state le tappe burocratiche da superare. Tra queste l’aggiornamento del piano agricolo-forestale e l’acquisizione del parere del competente Ufficio del Genio Civile di Palermo. Ora, dopo le pubblicazioni di rito, tutto verra trasmesso all’assessorato regionale territorio e ambiente per le valutazione da parte del C.R.U (Comitato Regionale Urbanistica). Per l’assessore all’urbanistica Pippo Cardella. (nella foto Di Carlo).” Questi due atti – rilanceranno le commesse delle ditte artigiane locali e daranno nuove opportunità di lavoro». Dino Paternostro consigliere di opposizione del PD ha dichiarato che: ” Il provvedimento completa il progetto di città libera e produttiva varato dalle amministrazioni di centro sinistra”. «Ringrazio l’assessore Cardella i funzionari del Comune e l’intero consiglio per la serietà e la tempestività con cui hanno approvato le varianti al piano regolatore. – ha dichiarato il sindaco Nino Iannazzo – Un altro obiettivo programmatico è raggiunto. Anni fa, sarebbe stato impossibile a Corleone esitare con tale serenità una variante al PRG» (*Co.Di*).