di Agostino Spataro
C’è da sperare che il recente “Vertice delle Americhe” di Trinidad e Tobago, dove si è posta l’esigenza di un approccio nuovo, paritario delle relazioni fra Usa e i diversi Paesi latino-americani, a cominciare da Cuba, serva a far entrare nella testa di alcuni giornalisti, uomini politici e ministri italiani che di Americhe ve ne sono più d’una. Un’ovvietà, si potrebbe osservare. Purtroppo, così non è, visto che inviati e commentatori blasonati continuano ad identificare l’America con gli Stati Uniti d’America (Usa). Acronimo che si consiglia di declinare per esteso per non far confusione con i confinanti Stati Uniti del Messico. Insomma, errori grossolani che alle elementari sarebbero segnati in rosso. Ma si tratta di un errore di geografia o c’è dell’altro? Cercheremo di scoprirlo nel seguito. Intanto, rileviamo che è inaccettabile, o se si vuole, poco professionale che qualificati giornalisti, anche del TG1, ministri e capi di governo usino il termine totalizzante di “America” per indicare gli Usa i quali, per quanto importante sia il loro ruolo nel mondo, sono soltanto uno dei 33 Paesi sovrani in cui si suddivide il continente americano. Nemmeno i presidenti Usa, solitamente, sono incorsi in tale scorrettezza, per altro offensiva della dignità politica ed etnica degli altri 32 Stati che, con gli Usa, fanno parte di diverse organizzazioni panamericane, fra cui l’Osa. Così come è notorio che, per una consolidata convenzione geo-politica, il continente viene suddiviso in tre grandi ripartizioni, in tre Americhe: del Nord, del Centro e del Sud. Quindi, più che di un errore geografico, si tratta di un errore politico davvero pacchiano che nemmeno i nostri vecchi contadini, emigrati ed analfabeti, commettevano, poiché distinguevano fra “America bona”, alias ricca, riferita ad Usa e Canada, e le altre nazioni (soprattutto del sud) che indicavano con America-Argentina, Americazuela, (Venezuela), Brasile, ecc. Insomma, comunque la si giri, nessuna ripartizione del continente americano giustifica l’assurda identificazione.
Ovviamente, l’errore non è commesso per ignoranza (che sarebbe un’attenuante) ma per piaggeria (che è un’aggravante) verso il paese più potente del mondo e i suoi governanti che, fino ad oggi, hanno interpretato questo ruolo in chiave imperiale, considerando il resto delle Americhe come dipendenze esotiche da sfruttare e dominare anche col tallone di ferro di sanguinose dittature. A chi, come la piccola Cuba, ha avuto l’ardire di ricercare una via autonoma e sovrana si è risposto con un blocco economico totale che dura, inutilmente, da oltre mezzo secolo. Forse, Obama si sarà reso conto che il blocco non paga o che, comunque, non è servito ad abbattere il regime castrista il quale, nonostante i diversi errori commessi, è ancora in sella, legittimato a trattare con gli Usa sulla base dei principi di pari dignità e sovranità. Dopo questo deludente vertice, la nuova amministrazione Usa sa che senza sciogliere positivamente il nodo cubano non potrà giocare un ruolo di riferimento nei rapporti con l’America latina che oggi è la realtà politicamente e socialmente più interessante del pianeta.
Ma torniamo al tema iniziale: America o Americhe? Per evitare confusioni e tante brutte figure, meglio sarebbe chiamare gli Stati, come si fa con le persone, col loro nome ufficiale, di battesimo. Non si darebbe - come in questo caso - l’impressione d’inchinarsi troppo di fronte al trono, più di quanto richiede il cerimoniale di corte. In ogni caso, chi in vario modo rappresenta l’Italia e i suoi organismi dovrà sempre mantenere, di fronte a chicchessia, un comportamento sobrio, degno delle nostre tradizioni storiche e culturali, della nostra democrazia che, se ben applicata, certo non sfigura nel confronto con altre. Tutto ciò non per orgoglio, ma per rispetto dovuto agli altri popoli e paesi. Ricchi e poveri. In particolare, verso gli altri 32 Stati americani che percepiscono questo “errore” come una grave offesa alla loro dignità di stato e di nazione, giacché gli Usa non sono l’America, ma solo una sua parte. L’altro giorno, sul volo Buenos Aires- Roma, me lo ha fatto notare il mio amico Eduardo Fernandez, presidente del Foro argentino degli inventori, il quale aggiunse che gli Usa sono l’unico paese al mondo a non avere un nome proprio che li caratterizzi in base al dato etnico e territoriale. Esempio: l’Italia si chiama così perché abitata da italiani, la Cina da cinesi, il Cile da cileni, ecc. Quel grande territorio fra il Canada e il Messico è chiamato Stati Uniti d’America, ma non rappresentando - come abbiamo visto - l’intero continente americano non si può loro attribuire la qualifica di “americani” per antonomasia. Dettagli, si potrà dire. Tuttavia, la questione merita una riflessione non solo di natura semantica, ma culturale e politica, specie in questo momento in cui tante cose date per eterne si stanno dimostrando molto caduche.
Agostino Spataro
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