domenica 12 aprile 2009

Intervista al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, ad un anno dalla sua elezione

di Antonello Piraneo
«Ce la faremo. Abbiamo la capacità e le risorse. Abbiamo la passione per riuscirci». Raffaele Lombardo lo dice di sé, del governo regionale che presiede ormai da uno anno esatto, della Sicilia. Ma, in partenza per le zone terremotate, lo dice anche degli abruzzesi, sentendosi anch'egli abruzzese, un po' come tutti in questi giorni di lacrime e dolore. Lì, a Tornimparte, oggi porterà idealmente l'abbraccio dell'Isola tutta, trascorrendo il giorno di Pasqua nel Campo Sicilia che vede impegnati i tecnici della Protezione Civile, guidati sul posto da Salvatore Cocina, i volontari. «Quella siciliana in Abruzzo è stata una presenza importante, da subito. Interventi operativi e di solidarietà. Adesso una cinquantina di nostri uomini sono impegnati in un ruolo delicato: accertatori dell'agibilità degli immobili».Una giornata e un pranzo, oggi, diversi. Per forza di cose diversi. E dire che sui classici dolci di marzapane Lombardo avrebbe potuto pure mettere la candelina del primo compleanno da Governatore. Ma non è certo tempo di celebrazioni. Senza dimenticare che Lombardo ama poco, come dire, la "scenografia" e, soprattutto, che ai presidenti della Regione Siciliana non porta bene posare tra i dolci. Così, eletto nella tornata del 14 aprile, Lombardo oltrepassa in maniera necessariamente sobria la boa dei dodici mesi alla guida della Regione. In visita a La Sicilia passa in rassegna le cose fatte e le cose da fare, con toni più istituzionali rispetto a quelli usati, poco prima, per arringare il popolo del Mpa in una convention nel corso della quale mette l'accento sui blocchi di potere che ritiene di avere toccato, dalla sanità alla formazione, e dei conseguenti rischi che corre, per la stabilità del suo governo intanto, ma non soltanto.E in maniera certo non casuale trova anche parole e memoria per spezzare una lancia nei confronti dell'ex sindaco di Catania, Umberto Scapagnini, in giorni in cui tutti, adesso anche l'attuale primo cittadino, Raffaele Stancanelli, gli scaricano addosso le colpe del caso Catania.
L'Abruzzo, intanto, la cui tragedia ci ha ricordato che viviamo in una terra ad alto rischio sismico. Il Piano casa della Regione ci aiuterà farne memoria?
«L'uomo, fin quando ha memoria, è attento. Poi il tempo passa, dimentica e sbaglia - ammette Lombardo - . Catania, che era una città di borghi, negli anni del boom edilizio è diventata città di palazzi. Il Piano casa servirà a incentivare il consolidamento, il restauro degli immobili dei centri storici e il risparmio energetico, ma anche a porre regole certe sull'inedificabilità in zone abusive sanate, spingendosi a fornire aiuti a chi abbatte una casa costruita abusivamente e decide di costruirne un'altra in regola. Soprattutto il Piano deve rendere automatici maggiori controlli e penalizzazioni per chi costruisce fuori dalle regole».
Alla Regione un anno dopo: la scommessa vinta può essere la riforma sanitaria. Quella persa può essere la litigiosità nella maggioranza? S'è aperto un altro fronte di polemica, sulla formazione, appena superato lo scoglio della riforma sanitaria...
«Non sono cose distinte. Sono due facce della stessa medaglia, della lotta agli sprechi, delle necessità di razionalizzare e migliorare l'efficienza dei servizi. Prendiamo il piano formativo: abbiamo stoppato l'aggravio di ulteriori spese che sarebbero scaturite da nuovi enti formativi, addirittura un centinaio, e dall'assunzione di nuovi formatori. In una regione che ne conta già settemila, peraltro con risultati sul piano della formazione non lusinghieri. E' stato invece garantito il pagamento delle spettanze a questi formatori, puntando a una revisione dell'intero impianto, con una formazione che sia più funzionale per i giovani e per il territorio, che non crei assistenzialismo, piuttosto riqualifichi anche l'esistente e dia un senso alla presenza, per esempio, dell'esercito di Forestali. E chi dice che è un piano pensato in chiave elettorale mente sapendo di mentire: si punta a risparmiare per reinvestire in una formazione migliore, per l'industria ma anche per l'agricoltura. E il prossimo passo sarà il controllo degli enti formativi esistenti. Che devono essere di qualità, non una miriade indistinta. Certo, si interviene in un campo che è stato un feudo di An e Fi».
Si ripeteranno le stesse tensioni vissute nel laborioso varo della riforma sanitaria?
«Quel piano è il frutto di una sintesi, dopo una stagione di bugie. Nessuno, per esempio, voleva smantellare la sanità privata, che peraltro pesa appena per il 5% sulle casse della Regione. In realtà si voleva razionalizzare e migliorare il servizio. Come per le aziende ospedaliere, argomento sul quale la polemica, come avviene a Caltagirone, viene ancora oggi portata avanti da una classe dirigente fallimentare. Io mi chiedo e chiedo: chi va in ospedale cerca un buon medico o un manager? Non s'intaccano i servizi, anzi si mira a migliorarli: su Caltagirone la sfida deve essere adesso un'altra, la realizzazione di un Centro di riabilitazione d'eccellenza a Santo Pietro. La sfida è evitare che un politraumatizzato per curarsi e guarire debba arrivare sino a Innsbruck».
La sfida è anche sui Fas, sugli Ato, sulla manovra finanziaria.
«I Fas sono stati fermati da un falso pregiudizio, quello che i fondi sarebbero destinati alla stabilizzazione del precariato. Falso, appunto. Con quei fondi faremo investimenti infrastrutturali vitali e penso per esempio alla seconda circonvallazione di Palermo, altamente strategica per aumentare il traffico dello scalo aero di Punta Raisi, altrimenti troppo distante per una parte importante della fascia tirrenica. E poi investimenti anche nel patrimonio boschivo. Tutto questo comporterà assunzioni sì, ma non stabilizzazione di precari. Lavoro vero, produttivo, non un posto per gli amici. Ne ho parlato con Berlusconi, gli ho chiesto di valutare le nostre proposte, peraltro già vagliate positivamente dal Cipe. Gli ho ricordato anche che la Sicilia si servirà poco degli ammortizzatori sociali, avendo poche industrie e, al contrario, molta manodopera ferma».
Risposte?
«Nessuna. Ma non voglio fare polemica, non tocca a me. Le faccia l'opposizione di Sinistra, se ritiene».
Eppure siamo immancabilmente alla vigilia di una stagione elettorale. Chi saranno i candidati del Mpa alle Europee?
«Temo io - abbozza Lombardo -. E ci saranno l'uscente Eleonora Lo Curto, l'ex presidente della Provincia di Palermo, Francesco Musotto, l'assessore alla Cooperazione, Roberto Di Mauro, Nello Musumeci, che nella Sicilia orientale continua ad avere un forte seguito...».
Quello stesso Nello Musumeci che in Consiglio comunale ha avuto parole durissime nei confronti del sindaco di Catania, Stancanelli.
«Sì, ho saputo».
Insomma, mani libere. Ma al di là di ogni polemica i nodi sono tanti. Dicevamo degli Ato rifiuti. Ma dobbiamo dire anche di una nuova prospettiva per la Sicilia, anche perché nel frattempo siamo entrati nell'era del federalismo.
«Per gli Ato, in attesa della riforma, troveremo come inserire in Finanziaria una norma che ne preveda il commissariamento. Per il futuro le parole d'ordine dovranno essere "efficienza" e "sburocratizzazione" - dice Lombardo che insiste sulla formazione, nuovo cavallo di battaglia, e sulla sanità, cavallo appena cavalcato - Contenere la spesa per la sanità significa liberare risorse per potere ridurre le tasse, per esempio l'Irap, aiutare gli investimenti, le imprese. E snellire la burocrazia significa spingere verso il risparmio energetico, che parte dal piccolo impianto. A proposito: forse non tutti sanno che il nostro piano energetico è stato lodato, oltre che da un guru del'economia come Jeremy Rifkin, financo dal Financial Times e da Le Monde, che certo non sono teneri con l'Italia e con la Sicilia in particolare. E il piano sanitario è guardato con grande attenzione da regioni, per definizione, virtuose come Lombardia ed Emilia. La Finanziaria: conterrà misure importanti per l'agricoltura, mutui, assicurazioni, controlli. Anche perché le campagne non resteranno mai più a secco: risolto il nodo del Biviere di Lentini, i fondi che chiediamo ci serviranno per ultimare le dighe Blufi e Pietrarossa. Soprattutto, sarà una manovra improntata al rigore finanziario, alla legalità, magari prevedendo una qualche premialità per chi rispetta le regole e, al contrario, penalizzando chi le aggira, anche attraverso la pubblicizzazione delle sanzioni amministrative».
Presidente Lombardo: ce la farà? La Sicilia ce la farà?
«Non subiamo la sindrome degli ultimi. Abbiamo le risorse umane, naturali, anche tributarie, adesso che è stato approvato il federalismo. Abbiamo la passione. Ce la faremo, per non farci saccheggiare».
La Sicilia, 12 aprile 2009

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