Tutto è cominciato quando mio padre mi ha chiesto se volessi andare con lui alla manifestazione che si sarebbe tenuta a Roma il 15 ottobre. Subito, senza nemmeno esitare troppo, ho accettato. Fin da quando ero piccolissimo i miei genitori mi hanno sempre portato (anche nel marsupio) alle manifestazioni che ci sono a Palermo o a Cinisi. Ma questa manifestazione di Roma, fatta in 900 città nel mondo, era una vera chicca! Papà aveva già prenotato i posti in pullman, infatti saremmo partiti con altri di Palermo, divisi tra Cobas, centri sociali organizzati e collettivi studenteschi. Qualche giorno prima della partenza però, arriva notizia che non ci sono più posti, avevano sbagliato a fare i conti, e che io e mio padre non saremmo potuti partire. Ma venerdì 14, quando ormai ci eravamo rassegnati a stare a casa, mio padre, che non si era arreso, mi viene a prendere all'uscita da scuola, dicendo di sbrigarmi perché era riuscito ad accordarsi con gli organizzatori del viaggio e aveva trovato i due posti meritati. Di pomeriggio siamo partiti circa un'ora dopo il dovuto, come del resto ci aspettavamo tutti. Io e mio padre, rispettivamente il più giovane e il più anziano su quel pullman (14 e 64 anni, gli altri un'età fra i 20-25 anni più o meno) ci siamo sorbiti le 13 ore circa di viaggio, scandite da continue pause-sigaretta ad ogni autogrill, che hanno allungato quell'estenuante viaggio. Dormire poco e niente, date le continue soste, il traghettamento da Messina a Reggio Calabria, il parlare degli altri ragazzi e gli inni alla rivolta al grido di "saccheggiamo la capitale!", parole che erano tutte un programma di quello che avrebbero fatto i nostri accompagnatori il giorno dopo, o almeno così pensavamo. La mattina seguente, finalmente, arrivo a Roma, alla stazione in periferia di Anagnina. Da lì, io e papà, staccati dal gruppo, abbiamo preso la metro, con l'intenzione di avvicinarci al centro città per andare a dormire (finalmente) qualche oretta a casa di un amico. Arrivati, dopo una breve dormita, ci siamo rimessi in marcia in direzione Piazza della Repubblica, dove c'era il concentramento per la partenza del corteo. Siamo arrivati lì con il corteo già partito. Percorrendo il corteo dalla fine all'inizio, ho notato che erano presenti No-Tav, un camion dei Cobas, Collettivi per l'acqua Pubblica (capeggiati da Alex Zanotelli), piccole associazioni per l'assistenza ai diversamente abili, sindacati vari, giovani comunisti, una moltitudine di gente con la maschera del protagonista del film "V per Vendetta", simbolo di rivoluzione, e un gruppetto di anarchici, seguiti da una trentina di apparenti black block, tutti neri con caschi e volto coperto che, per quanto fossero pochi, non promettevano bene. Scesi da via Cavour, poco prima dell'arrivo al Colosseo, i primi casini. Il gruppetto di black block fa saltare la prima auto. Una massa di persone si riversa nelle vie parallele, cercando di non passare davanti l'auto incendiata. Puntualmente arrivano i Vigili del Fuoco, ogni tanto bloccati da qualche persona che, incoscientemente, gli si para davanti, ostruendogli il passaggio. Spenta l'auto, arrivati anche noi al Colosseo da una via alternativa, notiamo che sono 2 le auto incendiate, e che sono stati distrutti i vetri di una pompa di benzina. Il corteo prosegue di fianco al Colosseo, con una donna che, parlando dal camion dei Cobas, dotato di altoparlanti, grida a quella trentina di giovani devastatori di non bloccare il corteo e di farsi da parte. I primi casini tra i manifestanti, ma il corteo prosegue. In Via Labicana, i primi scontri. Una carica della polizia, proveniente da una traversa, fa indietreggiare improvvisamente parte del corteo, facendo trovare così black block e un mucchio di manifestanti in testa alla manifestazione, bloccati tra due schieramenti di forze dell'ordine. I black block, che gira voce siano diventati circa un migliaio, distruggono una caserma, altre auto, incendiano l'ex sede del ministero della difesa, devastano le sedi delle banche e i loro sportelli automatici, mentre ai lati si muovono gruppi di pseudo-writer che scrivono sui muri "pianta grane, non tende", riferendosi alle tende degli indignados, e che oltre a scritte di questo tipo, fanno tag per conto proprio, per segnare il loro passaggio. Proviamo a rientrare in quella parte di corteo isolata, ma un'altra carica della Polizia ci convince a continuare per strade parallele. Arriviamo in via Merulana, dopo aver udito altre esplosioni, probabilmente bombe carta e molotov contro auto e forze dell'ordine. Proviamo a scendere per la via, ma ci accorgiamo che alla fine, proprio in direzione dell'ingresso di piazza San Giovanni, punto di arrivo del corteo, ci sono schieramenti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza e ci convinciamo di trovare un posto tranquillo dove fermarci. Arriviamo in una villa, piazza Vittorio, dove per 2 ore e mezza vediamo sfilarci davanti sirene con mezzi corazzati, diretti sul luogo degli scontri, per contrastare le forze del disordine. Stanchi e ormai alle strette con i tempi (il pullman di ritorno sarebbe partito tra circa 2 ore), ci rifugiamo in un bar per vedere in diretta alla tv cosa sta succedendo. I black block hanno dato fuoco ad una camionetta dei carabinieri e un carabiniere scappa giusto in tempo dal mezzo, mettendosi in salvo miracolosamente. Molti feriti, sia tra forze dell'ordine che tra rivoltosi. Alla tv le immagini di una ragazza con il volto pieno di sangue, poliziotti distesi, ambulanze che corrono, camionette in corsa che disperdono i manifestanti, sanpietrini che volano, lanciati da giovani incappucciati. Veniamo a sapere che è stata "occupata" la basilica di Massenzio e che hanno lanciato una statua della Madonna che è andata distrutta sotto i piedi dei black block. Sconcertati, ci mettiamo in marcia per prendere la metro e tornare ad Anagnina, un lungo viaggio di ritorno ci aspetta.
Giuliano Rocca
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