Un’operazione finalizzata a smantellare la rete di favoreggiatori del superboss latitante Matteo Messina Denaro, indicato come il nuovo capo di Cosa Nostra, è stata realizzata in provincia di Trapani. Gli investigatori della Polizia di Stato appartenenti al Servizio Centrale Operativo ed alle Squadre Mobili di Trapani e Palermo, hanno eseguito 19 fermi emessi dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti e trasferimento fraudolento di società e valori. Secondo l’accusa farebbero parte della struttura trapanese di Cosa Nostra; alcuni di loro sono legati anche da vincoli di parentela con il boss latitante attorno al quale gli investigatori hanno fatto ormai ”terra bruciata”. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti di fermo, gli investigatori della Polizia, con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine, hanno eseguito 40 perquisizioni, in diverse regioni italiane nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta, Torino, Como, Milano, Imperia, Lucca e Siena.
In cella il fratello del superlatitante
Dall’inchiesta Golem 2 che ha portato al fermo di 19 presunti fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro emerge che il capomafia si serviva di fiancheggiatori insospettabili incaricati di gestirne la latitanza e di occuparsi degli affari della famiglia. Tra i fermati anche il fratello del padrino, Salvatore Messina Denaro (nella foto).
La rete di favoreggiatori
Le indagini della polizia sono state coordinate dal Procuratore di Palermo Francesco Messineo, dall’aggiunto Teresa Principato e dai Pm Marzia Sabella e Paolo Guido. L’operazione è stata denominata in codice Golem 2. Gli arresti costituiscono infatti il seguito dell’operazione Golem 1 del giugno scorso, condotta da uno speciale team investigativo, con l’obiettivo di disarticolare la rete di complicità che avrebbe favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi figurano infatti alcuni fedelissimi del padrino trapanese che avrebbero svolto il ruolo di ”postini” per recapitare la corrispondenza del boss contenente ordini e disposizioni. Gli investigatori sono riusciti a ”intercettare” alcuni pizzini attribuiti a Messina Denaro, che in passato aveva avuto un fitto scambio epistolare con Bernardo Provenzano e i boss Lo Piccolo. In cella sono finiti anche alcuni elementi di spicco di Cosa Nostra trapanese, tra cui i reggenti delle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna e Marsala che avrebbero svolto un ruolo di raccordo tra Messina Denaro e i suoi affiliati nonché con i vertici delle cosche palermitane.
I fermati
Queste le persone destinatarie del provvedimento di fermo emesso nell’ambito dell’operazione antimafia Golem 2, condotta dallo Sco e dalla Mobile di Trapani e coordinata dai pm della dda di Palermo Paolo Guido, Marzia Sabella e dall’aggiunto Teresa Principato: Maurizio Arimondi, Raffaele Arimondi, Calogero Cangemi, Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Andrea Craparotta, Giovanni Filardo, Matteo Filardo, Leonardo Ippolito, Marco Manzo, Antonino Marotta, Matteo Messina Denaro (che resta latitante), Salvatore Messina Denaro, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Risalvato, Filippo Sammartano, Salvatore Sciacca e Giovanni Stallone. Alcuni degli indagati sono detenuti e il fermo è stato notificato loro in carcere.
GUARDA LE FOTO DEGLI ARRESTATI
LiveSicilia.it, lunedì 15 marzo 2010
Nessun commento:
Posta un commento