Bagheria. Senza dubbio, si sono fatti passi avanti nella lotta al racket. E' emblematico l'episodio di quel commerciante che l'altro giorno in municipio, conclusa l'intervista rilasciata dal rappresentante della Confcommercio alla televisione locale, ha voluto dire anche la sua sulla questione antiracket. Impensabile qualche anno fa. Diciamo però di assistere ad un alternarsi di luci e di ombre. Pippo Cipriani, presidente dell'associazione antiracket e antiusura, nell'annunciare la prossima costituzione di parte civile nel processo contro i 94 presunti mafiosi arrestati l'anno scorso (fra i quali il bagherese Pino Scaduto) nell'ambito dell'operazione "Perseo", definisce "fatto eclatante" che alcuni imprenditori abbiano collaborato ammettendo di aver pagato il pizzo. «Non succedeva - dice - dal processo 'Grande Mandamento'. E aggiunge: «Oggi, con il recente arresto di due estortori della cosca di Scaduto e grazie alla collaborazione di alcuni imprenditori siamo tornati alla fase positiva in cui all'azione dello Stato corrisponde la risposta degli imprenditori. Dalla paura di ieri si è passati alla speranza». Italo Fragale, responsabile di Confcommercio, alla nostra obiezione sul bla-bla di certi simposi, risponde: «Il lavoro delle associazioni di categoria è servito a smuovere il terreno. Vent'anni fa le riunioni rimanevano deserte e si faceva fatica a chiamare a raccolta qualche persona, oggi invece si registra una larga affluenza di gente che sa di essere tutelata grazie alla nostra attività. I convegni, la costituzione di parte civile e quant'altro sono serviti e servono a dare quel coraggio che prima mancava». Giusi Maggiore, responsabile della Confesercenti, non risparmia critiche all'amministrazione comunale che non starebbe dalla parte degli imprenditori. «E' grave - sottolinea - che il Comune non si sia ancora dotato di un piano commerciale, con la conseguenza che ci ritroviamo attività commerciali asfittiche costrette ad operare entro i limiti dei canonici 300 metri quadrati mentre altrove, a Brancaccio, a Carini, a Villabate, a Cefalù si sviluppano grossi centri commerciali. Il piccolo imprenditore soffre. Dalla Camera di commercio apprendiamo che tantissime aziende chiudono e tanti imprenditori ricorrono all'usura». ianluca Maggiore, responsabile della Cna, dichiara di avere colto nei suoi associati la consapevolezza di quanto sia importante per le imprese restare unite: «si è passati da una fase in cui ogni impresa stava per conto suo a quella dello stare insieme». Poi aggiunge: «Poco o niente ha fatto la P.A. che è stata anzi capace di perdere parecchi fondi destinati a creare le zone artigianali. Si è rivelata incapace di fare attecchire legalità e sviluppo economico che impedirebbero alla mafia di mettere radici». Padre Francesco Michele Stabile, parroco di una chiesa di frontiera, che ogni giorno tocca con mano i drammi della emarginazione e della povertà, definisce "carente il messaggio sociale". E aggiunge: «Le iniziative che si sono fatte toccano una minoranza, manca ancora una coscienza di popolo, non è coinvolta la totalità delle persone. Bisogna recuperare alla legalità tanta gente che sta ai margini della vita sociale. Per farlo sono necessarie alcune garanzie quali il lavoro, la casa, ecc. Non mi illudo che questo possa risolvere da solo il problema mafia, però può alleggerire, forse eliminare, quel clima di illegalità per cui tutto è giustificato proprio perché viviamo in questa temperie». Intanto Bagheria, da quando è stato chiuso alle auto il corso Umberto dove non è più frequente il transito delle forze dell'ordine, deve fare i conti anche con la recrudescenza della criminalità ordinaria. Un punto dolente toccato da Giusi Maggiore, perennemente a contato con le difficoltà che hanno molte aziende costrette ad affrontare il problema dei «furti notturni nei due corsi (corso Umberto e corso Butera, ndr) assolutamente insicuri». «Si tratta - precisa Maggiore - di microcriminalità, non organizzata ma da non prendere sottogamba. Non è giusto che il commerciante che lavora per tutto il santo giorno debba vedersi costretto ad installare a sue spese delle videocamere per tutelare la sicurezza del proprio negozio. Sarebbe l'ora che l'amministrazione comunale prendesse in considerazione il problema. Si sono fatti passi avanti nella lotta alla criminalità organizzata e paradossalmente si va indietro con la piccola criminalità».Italo Fragale, dando man forte alla collega, osserva: «Non basta parlare di antiusura e antiracket scordandoci dei problemi di un'attività commerciale o artigianale». E aggiunge: «Sembra paradossale, eppure un imprenditore, oberato da problemi enormi che hanno origine da quello che la politica si scorda di fare, si contenta di pagare ai malavitosi mille euro che per lui sono il minor danno rispetto ai mille guai che è costretto a passare. Bisogna creare le condizioni perché le imprese rinascano veramente. Allora sì che l'imprenditore potrà alzare la voce e dire a chi gli fa la proposta indecente: 'Va' a quel paese, i mille euro non te li debbo!'».
Giuseppe Fumia
La Sicilia, 1.11.2009
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