di Norma Ferrara
Con 14.973 beni posti sotto sequestro/confisca, il capoluogo siciliano e' la citta' dove si conferma più alto il numero di patrimoni mafiosi colpiti dai provvedimenti previsti dalla legge109/96. Al secondo posto Roma, che con 11.648 beni supera Reggio Calabria, terza con 5.248. Nonostante Palermo sia capofila fra le città italiane il valore dei beni sequestrati a spostare l'attenzione sulla capitale. A Roma infatti questo arriva sino a 916 milioni e supera di gran lunga quello degli immobili sequestrati a Palermo (42 milioni) o Napoli (29 milioni). Un dato che la dice lunga sulla lungimiranza e sulla forza che hanno assunto gli investimenti criminali nella capitale, assediata da ndrangheta e camorra, che arrivano sino al cuore del centro storico senza incontrare difficoltà, attraverso "scatole cinesi" che camuffano la natura mafiosa dei capitali.I dati resi noti ieri sono stati diffusi dal settimanale "Asud'Europa" edito dal Centro studi Pio La Torre (www.piolatorre.it) di Palermo e si basano sulla relazione annuale del Ministero della giustizia sui beni sequestrati e confiscati alle organizzazioni mafiose. Un' analisi attenta che prende spunto dall'ultima, in ordine di tempo, fotografia della situazione beni confiscati in Italia.La relazione annuale del Commissario straordinario per i beni confiscati Antonio Maruccia, presentata nel gennaio del 2009 (e relativa all’anno precedente) colloca in Sicilia 271 beni destinati, in Campania 143, 206 in Calabria 206 e 99 in Puglia. La lista prosegue toccando la Lombardia con 165, beni e il Lazio 38, chiudendo con altre regioni nelle quali sono ubicati 44 beni cui la destinazione stata già prevista (966 dunque i beni complessivamente destinati all'ottobre 2008). Secondo la relazione dell'ufficio del guardasigilli ad oggi a Palerm 946 sono i beni sottratti, 590 a Roma e 374 a Milano.Sorprende il dato della Lombardia che dopo l'allarme infiltrazione mafiose lanciato in molte sedi e troppo spesso ignorato, anche attraverso questo dato si conferma avamposto delle mafie al nord, collocandosi (per intenderci) poco sotto la Campania in materia di beni confiscati alle mafie. Analizzando il rapporto beni confiscati/singole regioni e' la Sicilia - secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia - ad attestarsi come prima con oltre 21.141 beni mafiosi passati sotto il controllo dello Stato, di questi 1486 sono stati definitivamente confiscati alla mafia. 3.888 invece i beni sotto confisca in Italia ed il 38% risiede in Sicilia, 625 nel Lazio (16%) e il 13% in Campania.Più delicato e complesso l'iter che invece riguarda le aziende sequestrate e confiscate. I dati resi noti dallufficio del commissario Antonio Maruccia (aggiornati all'ottobre 2008) parlano di 19011 aziende confiscate, 422 aziende confiscate in Sicilia, 210 in Campania, 18 Calabria, 19 in Puglia, 33 in Lombardia, 14 nel Lazio, 14 complessivamente nel resto del territorio nazionale. Alcuni mesi fa Corleone Dialogos e Libera Informazione hanno richiamato lattenzione sulla situazione dei beni confiscati nella provincia di Palermo con un incontro che ha dato l'opportunità di segnalare la situazione di alcune realtà che - a fronte di molte esperienze positive che hanno permesso la nascita delle cooperative del progetto Libera Terra - sono invece rimaste ferme. Inspiegabilmente rallentate da lungaggini burocratiche o da dimenticanze. In particolare l'attenzione era stata posta sulla cantina Kaggio, confiscata ai Riina e rimasta inutilizzata sul territorio di Monreale, dove secondo i dati del demanio (aggiornati al 30 giugno 08) una trentina di beni sono in gestione allo stesso ufficio, altri 13 destinati ma non consegnati, 83 consegnati per un totale di 126 beni sul territorio comunale. Lo scorso agosto arrivata la notizia che in molti aspettavano da tempo per rilanciare lo sviluppo del territorio e riutilizzare un bene troppo a lungo rimasto inattivo. L'inversione di rotta avvenuta, con la cooperazione di molti e la disponibilità dell' amministrazione comunale e l'azienda confiscata stata assegnata al Consorzio Sviluppo e Legalità, che proprio su quei territori opera.Le chiavi di Kaggio sono il simbolo che adesso si potrà cambiare rotta - dichiara il presidente del Consorzio Lucio Guarino ai microfoni di Corleone Dialogos. In passato questo luogo stato purtroppo un simbolo dell incapacità dello Stato di recuperare i beni confiscati alle mafie. Adesso - continua Guarino - lo rimetteremo in moto, facendolo diventare un grosso centro aziendale e di sperimentazione dei prodotti agricoli, nonchè cuore pulsante delle attività culturali del territorio. La cantina Kaggio e tutte le altre aziende che attendono di diventare volano per lo sviluppo del territorio sintetizzano in poche immagini, molta storia e un nuovo futuro il senso della legge 109/96, fortemente voluta dal segretario del Partito Comunista in Sicilia, Pio La Torre, che ha dato forza alla battaglia contro le mafie su quei territori finiti in mano alla criminalità per decenni illecitamente sottratti alla collettività.
Da LiberaInformazioni
Consegna chiavi Cantina Kaggio (Foto Dialogos)
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