di Salvatore D'Anna
Per il governo tagliati costi e dirigenti, ma l'opposizione non ci sta
25 marzo 2009 21:13
Diciassette aziende sanitarie invece di ventinove, centoventidue posti da dirigente. Cui però se ne aggiungono, secondo l’opposizione, altri quarantasei, quelli dei direttori dei presidi ospedalieri, che per il Pd non scompaiono. La riforma sanitaria regionale, approvata oggi pomeriggio a Sala d’Ercole, dopo una telenovela durata mesi, per il centrosinistra rischia di moltiplicare le poltrone. Una beffa, se fosse vero, se si pensa che l’obiettivo primo del governo è quello di abbattere i costi e gli sprechi della Sanità siciliana. Guardando ai costi, il taglio di dodici aziende comporterà un risparmio, secondo l'assessore alla Sanità Massimo Russo, di 36 milioni di euro, circa tre ad azienda. Che, per il governo, potrebbero anche salire a 50. Ma Russo, raggiante con i giornalisti in conferenza stampa subito dopo l'approvazione del ddl, parla di stima "al ribasso". Quantificare adesso il risparmio per la Regione siciliana è difficile anche per l'ex pm. Sulla riforma sanitaria si giocano i numeri. Ci saranno diciassette direttori generali, uno a capo di ogni azienda, ognuno affiancato da un dirigente amministrativo e uno sanitario. E sono cinquantuno. A questi si aggiungeranno quaranta coordinatori, venti sanitari e venti amministrativi, che dovranno guidare i vari distretti ospedalieri in cui è diviso il territorio siciliano, tre ciascuno a Palermo e Catania e due nelle restanti province. Novantuno. Per arrivare a quota centonove ne mancano diciotto, che sono poi i due dirigenti dei nove distretti sanitari, uno per provincia. E centoventidue con i tredici direttori sanitari di presidio, sette per gli Arnas, cinque per le Aziende ospedaliere e tre per i policlinici. Qui si ferma il calcolo del governo, e sarebbe un risparmio, 64 direttori e 58 coordinatori, un taglio netto delle poltrone, rispetto ai 160 direttori della situazione attuale. Russo in conferenza stampa rivendica con forza, carte e dati alla mano, il cambiamento di rotta rispetto al passato. Ma il Pd non ci sta e, con il deputato regionale Roberto De Benedictis, sostiene che nelle sue stime l'assessore dimentica qualcosa: "Al computo bisogna aggiungere anche i direttori dei quarantasei presidi ospedalieri". Approvata con il voto compatto dei tre partiti della maggioranza di centrodestra, mentre il Pd ha votato no (nonostante l'appello in aula di Lino Leanza, capogruppo e segretario dell'Mpa, ha definito la riforma "la legge delle leggi"), la norma rivoluziona il settore ospedaliero e nelle intenzioni dei legislatori dovrebbe riorganizzare e migliorare il derelitto sistema sanitario. Nove aziende sanitarie provinciali, tre aziende ospedaliere di riferimento regionale, due aziende Arnas (aziende di riferimento nazionale di alta specializzazione) e tre aziende ospedaliero–universitarie. In totale fanno diciassette, contro le ventinove che esistono oggi. Ciascuna azienda sanitaria provinciale si articolerà poi in distretti sanitari, in tutto venti, costituiti dall’aggregazione tra uno o più presidi ospedalieri che appartenevano alle soppresse Ausl con le soppresse Aziende ospedaliere, nonché dalle aggregazioni degli altri presidi anche essi appartenenti alle soppresse Ausl. I distretti ospedalieri avranno una propria autonomia tecnico gestionale ed economica e saranno guidati da un coordinatore sanitario e da un coordinatore amministrativo individuati dal direttore generale. Ci sono poi i distretti sanitari, che costituiscono l’articolazione territoriale delle Asp all’interno della quale saranno erogate le prestazioni sanitarie. Questi distretti fanno capo all’area territoriale coordinata da un direttore sanitario e un direttore amministrativo individuati con le stesse modalità dei distretti ospedalieri e dotati dello stesso grado di autonomia. Due i bacini di riferimento: uno, quello della Sicilia Occidentale, l’altro della Sicilia Orientale, che contengono rispettivamente Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Trapani e dall’altra Catania, Messina, Siracusa, Ragusa ed Enna. Sarà istituito un Comitato composto dai dirigenti generali delle Aziende che avrà il compito di programmare e monitorare gli interventi. Istituita anche la Consulta regionale della Sanità che svolgerà gratuitamente funzioni di consulenza in ordine a questioni di rilevanza regionale e di interesse diffuso in materia di servizi sanitari e socio sanitari. La riforma accentua i poteri di controllo dell’assessore regionale alla Sanità che dovrà verificare la corrispondenza tra i risultati raggiunti dalle aziende e quelli fissati negli atti di programmazione locale e assicurerà il controllo, anche con verifiche trimestrali effettuate dal dipartimento per la pianificazione strategica, sull’operato dei direttori generali in relazione agli obiettivi programmatici assegnati. La valutazione dei direttori generali è affidata ad un soggetto esterno: l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ovvero altra qualificata agenzia esterna che l’assessore individuerà attraverso procedure ad evidenza pubblica. La legge prevede il divieto per le Aziende di affidare mediante appalto di servizi o con consulenze esterne l’espletamento di funzioni il cui esercizio rientra nelle competenze di uffici o di unità operative aziendali. Previste deroghe solo nei casi di comprovata necessità con adeguato provvedimento di motivazione del direttore generale e previa approvazione dell’assessorato.
SiciliaInformazioni, 25.03.2009
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