di Emanuele Lauria
I manager trovano l´accordo: pagano pegno Civico e Policlinico. In commissione all´Ars approvati i primi tre articoli della riforma. Lite sugli esuberi
A pagare il conto del piano di rientro saranno le grandi cattedrali della sanità metropolitana, Policlinico e Civico, più dei piccoli ospedali di provincia. Ecco la nuova mappa dei posti letto nel territorio palermitano, definita ieri sera al termine di una riunione fra il manager dell´Asl 6, Salvatore Iacolino, e i direttori generali delle aziende ospedaliere. Il vertice ha partorito un documento in cui vengono sottoscritti, struttura per struttura, i tagli. Il decreto di rimodulazione della rete ospedaliera, approvato dalla giunta il 24 dicembre, prevede in provincia una riduzione di 686 posti letto per acuti nel settore pubblico. La cifra complessiva scende a circa 3.500 posti. I manager, fatti i tagli, non hanno invece individuato i 740 posti letto da creare nel settore della riabilitazione e della lungodegenza, in attesa di direttive da parte dell´assessorato sulla ripartizione fra pubblico e privato.Il Policlinico, secondo la nuova mappa, avrà circa 730 posti letto. Ovvero 225 in meno rispetto al numero attuale, quello indicato nella prima bozza di decreto sulla rete ospedaliera predisposta dall´assessorato alla Sanità ad ottobre. L´azienda Civico avrà a disposizione 930 posti letto, a fronte dei 1.040 attuali. Più leggeri i tagli su Villa Sofia e Cervello, che oggi contano rispettivamente 420 e 444 posti letto, stando sempre ai dati dell´assessorato aggiornati a tre mesi fa. Entrambi gli ospedali, è stato deciso ieri, avranno circa 400 posti letto. Le strutture che dipendono direttamente dall´Ausl 6 perdono in tutto 50 posti letto (da 692 a 642). La riduzione, in questo caso, colpirà per due terzi i piccoli ospedali cittadini (Ingrassia e Casa del sole) e per un terzo quattro nosocomi della provincia: Corleone, Petralia, Termini Imerese e Partinico. Non vengono toccati gli istituti della cosiddetta «sperimentazione gestionale», ovvero San Raffaele di Cefalù e Ismett. In una successiva riunione sarà definito il taglio nelle divisioni e nei reparti delle singole aziende. Intanto, il documento varato ieri sarà sottoposto all´esame dei sindaci e delle parti sociali. Prima di essere trasmesso all´assessorato alla Sanità, insieme alle proposte dei manager delle altre province.
Ieri, all´interno del disegno di legge sul riassetto delle aziende sanitarie e ospedaliere, la commissione sanità dell´Ars ha messo su carta la possibilità «dell´accorpamento e dell´eliminazione di strutture risultanti superflue o sovradimensionate o a bassa complessità». Una norma presentata dal governo sulla quale si è acceso uno scontro che ha caratterizzato gran parte della seduta no-stop in commissione, cominciata in mattinata e finita intorno alle 19,30. Il vicepresidente dell´Ars Santi Formica ha accusato il Pd di appoggiare l´assessore Russo «anche nell´ipotesi di chiusura degli ospedali e nei licenziamenti». «Colossali bugie», secondo Roberto De Benedictis (Pd). Anche i democratici però si sono divisi e alla fine, per iniziativa di Baldo Gucciardi e Nino Dina (Udc) è stato chiarito nel testo che a essere chiusi potranno essere singoli reparti e unità operative, non interi ospedali. Soppresso fra le polemiche anche il comma, inserito sempre dal governo, che prevedeva che il personale in esubero potesse essere collocato anche in centri privati.Malgrado le cinque ore di dibattito segnate da momenti di tensione, Marco Falcone del Pdl coglie «primi segnali distensivi» e Giuseppe Laccoto del Pd descrive «un clima sereno che ha consentito di approfondire i temi posti in discussione e la votazione unanime di alcuni emendamenti che hanno migliorato il testo, nella parte che riguarda la programmazione sanitaria».Alla fine la commissione ha approvato solo tre articoli della riforma del sistema sanitario, sui quali peraltro era stato trovato nei giorni scorsi un accordo di maggioranza. La commissione tornerà a riunirsi martedì e mercoledì.
(La repubblica, 30 gennaio 2009)
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