Ospedale Cervello, Palermo. Una mattina di sole. Per il secondo giorno, vado a fare visita ad una sorella di chiesa, ricoverata lunedì sera. Sono insieme a due sorelle della chiesa. Già il giorno prima, essendo arrivata in anticipo rispetto all'orario di visita, avevo dovuto spiegare all'infermiera che presiedeva l'ingresso del reparto di traumatologia ed ortopedia che sono una pastora, e che una signora della mia comunità era ricoverata e stavo andando da lei. L'infermiera mi ha gentilmente spiegato che non potevo entrare fino al'inizio dell'orario di visite. Vista però entrare la seconda persona in cinque minuti, ho deciso di non aspettare oltre e sono entrata. È un mio diritto, e soprattutto è diritto della signora ricoverata ricevere una visita della sua pastora, anche se donna, protestante e senza abiti talari. Non ne abbiamo. Nessuno, ieri, ha fatto obiezioni.E questa mattina di nuovo. Siamo entrate in tre, e questo in effetti non era lecito. Dopo un attimo, l'infermiera ci ha raggiunte, con un uomo alle sue spalle, e ci ha detto di uscire immediatamente, perché non era ancora orario di visita. Le sorelle che erano con me hanno immediatamente chiesto scusa, ma hanno aggiunto che loro sarebbero uscite immediatamente, per rientrare un quarto d'ora dopo, ma che io, essendo la loro pastora, avrei potuto rimanere. L'infermiera, spiegandoci che erano ordini del primario (l'uomo in verde dietro di lei), ci ha rimandate al dottore. Mostrando il tesserino che mi segnala come ministro di culto, pastora della Chiesa Evangelica Valdese - Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste in Italia, ho provato a dire anche a lui che è assolutamente normale e previsto ai sensi di legge che io mi trovi in reparto fuori orario - e ovviamente non nel bel mezzo di una visita né alla persona né ad alcuna delle sue tre compagne di stanza.Il Dottore, signor Claudio Castellani, mi ha buttata fuori senza complimenti, nonostante le mie spiegazioni. Proprio in quel momento, mi chiamano dall'ufficio della Tavola Valdese. Spiego la situazione e mi dicono anche il numero: il dottore ha con un modo di fare assolutamente fastidioso e strafottente ignorato la legge 449 dello stato italiano, secondo la quale un ministro di culto riconosciuto e riconoscibile come tale può accedere ai locali ospedalieri anche al di fuori dell'orario di visita. Anche se, lo ripeto, il ministro di culto è una donna, giovane, con gonna sopra il ginocchio e senza clergyman. Peraltro, non ho intenzione di comprarmi un abito talare per poter accedere a ciò che è diritto anzitutto dei membri della mia comunità.Segnalo questo episodio non tanto per la maleducazione del dottore e per la sua assoluta mancanza di volontà di capire le situazioni, ma più pragmaticamente per una palese violazione dei diritti del cittadino e del principio - almeno in teoria ancora valido - di laicità di questo paese. Le leggi ed i documenti ufficiali con i quali le chiese Valdese e Metodista in Italia sono conosciute e riconosciute non sono stare redatte ieri, e se non ogni infermiere, mi sembra che almeno ogni primario di reparto ospedaliero dovrebbe essere tenuto a conoscere l'esistenza di tali disposizioni.Domani mattina tornerò in reparto. Speriamo che nel frattempo il dottore si sia informato.
Elisabetta Ribet
pastora valdese
complimenti alla pastora e tutta la mia solidarietà a una ministra del culto "giovane, donna e con la gonna sopra al ginocchio"
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