Alcuni giorni fa Pietro Milazzo, attivista sociale ed esponente dei movimenti politici e sindacali, è stato raggiunto da un provvedimento della Questura di Palermo con cui lo si avvisa di “cambiare condotta, adeguare la stessa a norma di vita onesta e laboriosa e ad osservare le leggi”, intimandogli, di fatto, di porre fine al proprio percorso politico per non incorrere nel rischio di applicazione di misure cautelari riservate di norma ai sorvegliati speciali.
La gravità di questo provvedimento è evidente: questo 'avvertimento' lede Pietro così come l'intera vita democratica nella nostra città. Lede Pietro perché tratta la sua personale storia di impegno politico e sociale alla stregua della carriera di un criminale. Lede tutti noi perché intacca la libertà di espressione e di dissenso, l'agibilità politica e il diritto di manifestare.
In una città in cui la gestione della cosa pubblica è oramai palesemente articolata su diversi livelli di connivenza clientelare e criminale (e ne danno prova gli 'scandali' degli ultimi giorni), dove si progettano interventi speculativi finalizzati all'arricchimento di vecchi e nuovi comitati d'affari, ci appare paradossale e inquietante il tentativo di sanzionare un attivista sociale come se si trattasse di un soggetto altamente pericoloso, al punto da minacciare, sulla base di una valutazione di semplice “sospetto” la applicazione delle misure di sorveglianza che si rivolgono di solito a coloro che delinquono.
Pietro Milazzo ed i movimenti politici e sociali della città hanno gridato incessantemente il loro dissenso rispetto alle politiche guerrafondaie, all'oppressione neoliberista, alle leggi liberticide contro i migranti e hanno rivendicato giustizia sociale e rispetto dei diritti fondamentali, in primis quello dell'abitare. E proprio sulla 'questione casa', in questi anni si è sviluppata a Palermo una piattaforma composita e articolata, con proposte concrete, che hanno messo in luce le contraddizioni, le ambiguità e gli interessi illeciti nella gestione dell'emergenza abitativa, a partire dall’utilizzazione dei beni confiscati. Per questo denunciamo fermamente la natura intimidatoria del provvedimento a carico di Pietro e rivendichiamo al contempo la legittimità di un percorso politico collettivo svolto sempre alla luce del sole. Quanto sta accadendo non è una questione personale bensì è un atto politico che riguarda collettivamente tutti coloro che sono impegnati nelle lotte a difesa dei diritti dei più deboli e per la giustizia sociale.
Primi firmatari:
Fulvio Vassallo Paleologo - Università di Palermo
Umberto Santino - presidente Centro Peppino Impastato
Toni Pellicane – Comitato di Lotta per la casa 12 luglio
Nino Rocca – Comitato di Lotta per la casa 12 luglio
Tony Scardamaglia – Laici Comboniani
Totò Cavaleri – Laboratorio Zeta
Stefano Galieni - responsabile immigrazione Rifondazione Comunista Roma
Mimma Grillo
Pierluca Fara
Sandro Caracausi
Nando Grassi
Rina Anzaldi
Federico Lo Cascio
Cesare Casarino
Dorotea Passantino
Angela Giardina
Nino Termotto
Dario Riccobono
Erika Di Cara
Loriana Cavaleri
Maria Montana
Giuseppe D'Angelo
Antonia Cascio
Francesco Baiamonte
Finella Giordano
Vincenzo Pinello
Matteo Di Gesù - Università di Palermo
Mariella Tornago
Nessun commento:
Posta un commento