mercoledì 4 giugno 2008

Corleone, il Centro antimafia rischia di chiudere

Il presidente Nicolò Nicolosi si è dimesso, il nuovo sindaco ne contesta la gestione. Per entrare adesso si paga il biglietto

di GABRIELE ISMAN

CORLEONE – Il Centro internazionale di documentazione antimafia di Corleone rischia di scomparire. Nel paese del Padrino e dei padrini, la struttura inaugurata nel 2000 dall'allora capo dello Stato Ciampi è costretta – dal 3 marzo scorso – a chiedere un ticket d'ingresso: tre euro il biglietto intero, due il ridotto. Dal 5 maggio il Cidma non ha più neanche una guida: il presidente, l'ex sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi, si è dimesso e l'attuale primo cittadino Nino Iannazzo – ex vice sindaco proprio con Nicolosi, che ha sconfitto alle elezioni del 2007 – non è interessato alla struttura-simbolo, che custodisce in una delle tre sale alcuni tra i falconi dello storico maxiprocesso alla mafia. «Il Comune non è interessato al Centro – ha detto Iannazzo – finchè non torneranno le istituzioni fondatrici del Cidma, come Libera o il Centro Pio la Torre».

Intanto al Cidma lavora soltanto una tirocinante. Tutti gli altri contratti sono stati risolti poche settimane fa. Molti erano lavoratori part time, assunti durante la gestione Nicolosi, gestione che aveva anche allo9ntanato alcune delle associazioni fondatrici – un nome per tutti: Libera – accogliendone altre come i Rangers di Corleone. Il Centro intanto muore, escluso anche dagli itinerari turistici delle guide italiane: i circa 12 mila visitatori del 2007 erano nella stragrande maggioranza stranieri, attirati più dalla trilogia di Francis Ford Coppola che dalla storia dei padrini finiti in manette.

«L'assemblea per eleggere i nuovi vertici è già stata fissata per il 23 giugno. Io mi arrendo – dice Nicolosi -. Dopo le elezioni, l'amministrazione comunale ha iniziato una guerra contro il Centro, persino le pulizie sono state tagliate». «È stata la gestione Nicolosi – replica Iannazzo – a considerare il Comune socio ordinario del Cidma. E perché un socio ordinario deve accollarsi quelle spese, quando già paga luce, telefono e locali che sono nostri? Se il Centro diventa davvero un punto di studio del feno9meno mafioso, saremo felici di collaborarci. Altrimenti credo che ci sia ben poco da vedere».

La Repubblica, 3 giugno 2008

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