La fiction è appena finita, ma le polemiche accese, accesissime, continuano più che mai. E sono destinate ad amplificarsi e continuare nella realtà, anche nelle aule giudiziarie. Ha aspettato giusto il tempo che finisse, giovedì scorso, l'ultima puntata della controversa fiction "Il capo dei capi" (sulla vita di Totò Riina, trasmessa da Canale 5) per poi sferrare l'attacco. Così la moglie del boss Totò Riina Antonietta (detta Ninetta) Bagarella, ha presentato, attraverso i suoi legali, una richiesta di risarcimento danni agli autori e produttori della serie in sei puntate. Secondo i legali Luca Cianferoni, Riccardo Donzelli e Antonio Malago, intervistati dal programma a cura del Tg5 "Terra", la signora Riina ritiene di essere stata danneggiata da una scena andata in onda nel terzo episodio dello sceneggiato. E l'azione legale, fanno sapere i suoi avvocati, sarà a tutela della sua immagine. Perché si sentirebbe danneggiata, la consorte del boss? L’avvocato fiorentino Luca Cianferoni, spiega meglio i termini dell'azione: «Diciamo così: si può dire che Riina è sposato. Ma in questo caso la signora Bagarella è finita in mezzo alle vicende personali del marito, mentre in realtà non c’è alcun legame e alcuna partecipazione della stessa signora. Non esistono nelle carte dei processi...». Ma se la moglie è furente per la fiction, il boss, il diretto interessato, sembra entusiasta. E così famiglia Riina si spacca sullo sceneggiato. Toto Riina, infatti, che come è noto segue la fiction dal carcere, da parte sua ha fatto sapere, attraverso il suo avvocato, di aver apprezzato la fiction su se stesso. E non poco. «Il signor Riina - ha spiegato l'avvocato Riccardo Donzelli - ha commentato positivamente la figura. Sicuramente ha apprezzato l'impegno che l'attore ha messo nel raffigurare la sua vita, le storie processuali che sono state narrate in questa fiction». Di più. «In alcuni frangenti - arriva a dire il legale - gli occhi gli brillavano: diciamo che era evidente che avesse ripercorso, in occasione della messa in onda, parte della sua vita». E l'avvocato Cianferoni: «Ha visto la tv appassionatamente... Se questo è il punto, sì! Lo ha visto volentieri questo sceneggiato. Dell'attore che lo interpreta (Claudio Gioè,ndr) ha detto che è stato molto bravo: è stato portentoso». Intanto un altro boss di mafia è stato arrestato l'altro giorno nel suo appartamento di Palermo proprio mentre guardava la fiction. Si tratta di Michele Catalano, ritenuto personaggio di spicco del clan Lo Piccolo. Particolare non da poco: quando i carabinieri, l'altra sera, hanno fatto irruzione a casa sua, lo hanno trovato davanti alla tv.
E allora viene da chiedersi - il dibattito è più acceso che mai - se era davvero opportuno mandare in onda una fiction così gradita dagli stessi boss mafiosi, capace di commuovere lo stesso Totò Riina, se insomma è così reale il rischio di emulazione e di ammirazione verso la mafia e i suoi boss, verso la forza del male, oppure se è stata educativa, un atto di denuncia e condanna in grado di mettere alla berlina un sistema che i giovani devono capire per poi contrastare. Cosa ne pensi? Dì la tua, scrivendoci o "postando" commenti.
(Pubblicato su "Libero News")
ho quasi 18 anni,sono molto interessato a questi argomenti e trovo che iln film sia stato veramente ben fatto. Da parte mia posso dire che la crudeltà dimostrata in varie scene riesce a far capire il disappunto che gli autori hanno messo in evidenza per esprimere in modo chiaro il loro parere..un eroe del male e un eroe del bene;prima amici,poi nemici. Ma alla fine vince quello che osserva la giustizia e vuole la libertà dall'oppressione,e questo dice tutto.
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