Il monumento, vittima di un atto vandalico, è apparso in decine di film. Fu consacrato nel 1960 grazie alla Ekberg in "La dolce vita" di Fellini
di ALESSANDRA VITALI
"MARCELLO, come here! Hurry up!". Era il 1960, il miagolìo di Anita Ekberg veniva consegnato alla storia del cinema. E la Fontana di Trevi si stampava nell'immaginario collettivo, consacrata da Fellini come uno dei luoghi-simbolo della Dolce Vita, di una Roma annoiata e dissoluta che cedeva alle lusinghe del Boom. Nessuno avrebbe potuto immaginare di vederla, cinquant'anni dopo, colorata di rosso-pomodoro, vittima di una protesta contro il precariato e la Festa del Cinema. Stretta in una piazza troppo piccola per lei, adagiata su un lato del Palazzo Poli, una storia lunga che comincia con Papa Urbano VIII Barberini intorno al 1620 e si corona alla fine del Settecento, quando diventa una delle scenografie più suggestive che celebrano la Roma papalina, col passare dei secoli la Fontana diventa set ideale. Di sequenze, in certi casi, memorabili. GUARDA LE FOTO "My Goddess!", esclama l'attrice, nei panni di Sylvia, quando alla fine di un vicolo le appare il monumento. Quando Fellini girò la scena era marzo. A marzo, a Roma, fa freddo. L'unica a proprio agio, neanche a dirlo, era la svedese Anitona, così come i romani avevano ribattezzato la Ekberg per stazza e forme prorompenti. L'attrice riuscì a resistere per tutto il tempo necessario nell'acqua gelida, mentre a Mastroianni fu fatta indossare, sotto l'abito di scena, una leggera muta da sub. Dopodiché poté dire: "Sì, Sylvia, vengo anch'io. Vengo anch'io...". Ci pensa Ettore Scola, quattordici anni dopo, a rendere omaggio alla "scena del bagno nella Fontana" e più in generale al grande cinema italiano. E' il 1974, il film è C'eravamo tanto amati. Nino Manfredi infermiere arriva in ambulanza nella piazza, per rispondere a una chiamata. C'è un set aperto lungo i bordi della Fontana, quello di La dolce vita. Fellini, con accanto Mastroianni, entrambi in un bellissimo cameo, sta provando la sequenza. "E quella bionda mezza ignuda nella fontana, chi è?", chiede Manfredi; "E' 'a controfigura della Eccebberg", risponde un attrezzista. C'è Stefania Sandrelli, la Luciana amata per trent'anni da lui, Stefano Satta Flores e Vittorio Gassman, che nella finzione ottiene una particina nel film. Una voce grida "pausa, pausa per tutti", Scola inquadra dall'alto la Fontana, si spengono i riflettori. Un salto indietro nel tempo ci riporta all'inizio degli anni Sessanta. Quando, in TotòTruffa 62, l'imbroglione Totò si spaccia per il Cavalier Ufficiale Antonio Trevi e riesce a vendere "la famosa Fontana - dice - che appartiene alla mia famiglia da molte generazioni". Vittima della truffa, lo sprovveduto Decio Cavallo, "italiano oriundo" tornato dall'America in cerca di "businìss", raggirato con le infinite possibilità di guadagno garantite dal monumento: "I soldi nella Fontana ce li buttano tutti - spiega Totò - poi, ogni tanto, l'affitto alle case cinematografiche, ci girano le pellicole, qua". Sui 10 milioni richiesti, Totò alla fine, grazie al compare Nino Taranto ("il ragionier Girolamo Scamorza") intasca la caparra di 500 mila lire. E addio al povero Decio Cavallo. E ancora. Fontana di Trevi si intitola una commedia italiana del 1960, genere "musicarello", con Claudio Villa, vicenda leggera di due ragazzi che lavorano in un'agenzia turistica proprio di fronte alla Fontana e "rimorchiano" due belle spagnole. A qualche anno prima, il 1954, risale invece Tre soldi nella fontana, classicone della commedia americana con Dorothy McGuire e Clifton Webb, ma anche con Rossano Brazzi, in cui tre ragazze americane che lavorano in Italia gettano le monetine nella vasca sperando di incontrare l'uomo della vita. La canzone, Three Coins in the Fountain, vinse uno dei due Oscar (l'altro alla Fotografia) che il film si aggiudicò. Dal cinema al Web, Fontana di Trevi c'è passata di recente, lo scorso aprile. Quando una turista milanese di quarant'anni, tale Roberta, ha pensato bene di gettarsi nuda nella vasca. Qualche minuto di celebrità, il video che finisce online. E lei che, candida, spiega ai carabinieri furibondi: "Avevo caldo, l'acqua è di tutti".
(La Repubblica, 19 ottobre 2007)
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