venerdì 27 luglio 2007

La "corsa" verso la leadership del Partito Democratico. Walter Veltroni va a 160

di Marco Damilano

Lo staff. I suggeritori. I testimonial. L'arma segreta. Il tour della penisola. Così il sindaco prepara la conquista del Pd


L'unico passo falso, per ora, ha avuto come testimoni solo gli uomini della scorta: uscendo in fretta e furia di casa, la mattina di sabato scorso, Walter Veltroni è ruzzolato giù da uno scalino e per qualche istante ha temuto di essersi slogato una mano. Pochi minuti dopo, però, era già nel popolare quartiere di Testaccio, a tenere banco in una lunga conferenza stampa dedicata al nuovo mercato che sorgerà sui ruderi dell'antica Roma. Uno scivolone isolato: la campagna 'Walter for leader' è appena iniziata, la macchina si è appena messa in movimento, il ronzio del motore cresce. E già assomiglia a una sinfonia trionfale, almeno a sentire l'entusiasmo dei supporter. Radunati nell'appello 'per rifare l'Italia', firmato da 160 intellettuali, amministratori, scienziati, sportivi, preti, da Vittorio Foa a Tina Anselmi, da Renzo Piano a don Luigi Ciotti, da Francesco Saverio Borrelli a Umberto Veronesi. Un distillato di Veltro-mondo, senza i Ghini, le Dandini e altri personaggi televisivi, ma con in più il campione del mondo del 1982 Marco Tardelli, su cui il sindaco di Roma ha composto anni fa una voce nel dizionario del calcio: "formidabile senso tattico, velocissimo nelle ripartenze e dannatamente efficace uomo gol in area di rigore". Quasi un autoritratto: Veltroni il Candidato prepara le prossime mosse. Un tour a partire da settembre che toccherà la penisola da nord a sud, da Varese a Bari. Un comitato promotore della candidatura con quartier generale a Roma, in via della Lega lombarda, ironia della sorte. Un sito Internet che si annuncia ricco di sorprese, su modello di quello dell'adorato Barack Obama. Un nutrito gruppo di giovani disposti a impegnarsi nel Partito democratico guidato dal sindaco di Roma: blogger, ragazzi di Locri, liceali romani impegnati in Africa, cervelli in fuga dall'Italia e ora pronti a tornare in patria in nome di Walter, come nella Camelot kennediana. Un comitato di esperti a scrivere il programma sui temi economici e sulle riforme istituzionali, da Tito Boeri a Stefano Ceccanti. E, nel backstage, tanta politica: quella che non emoziona ma porta consensi e permette di intrecciare nuove alleanze.
Martedì 17 luglio, per esempio, uno dei primi a salire le scale del Campidoglio, alle otto del mattino, è stato il senatore teo-dem Luigi Bobba, finora super-rutelliano. E i frutti si sono visti subito: tra i 160 nomi pro-Veltroni è spuntato anche Edo Patriarca, già portavoce del comitato Scienza e Vita voluto dal cardinale Camillo Ruini che promosse l'astensione ai referendum sulla fecondazione assistita. La settimana scorsa è stato il turno di un altro personaggio a sorpresa, il deputato dell'Udc Bruno Tabacci, nemico giurato del bipolarismo targato Prodi-Berlusconi. Un lungo colloquio per chiarirsi le idee sulla futura legge elettorale. E il modello 'sindaco d'Italia' sembra più lontano anche per Veltroni che l'ha sempre sostenuto. "La vostra esigenza di una nuova legge elettorale che non costringa meccanicamente i partiti a stare insieme in coalizioni non omogenee mi sembra condivisibile", ha concluso il candidato-leader del Pd. Non è ancora un'apertura al sistema tedesco che piace tanto ai centristi di Pier Ferdinando Casini, con la teorizzazione delle mani libere al momento delle elezioni, ma poco ci manca. Anche perché incombe il referendum elettorale che potrebbe rimettere in gioco tutto.Rapporti che il sindaco gestisce in prima persona. Telefonate, colloqui, conversazioni per mettere in moto una rete costruita in anni di lavoro. Attorno a lui lavora una piccola squadra coordinata dall'uomo-ombra Walter Verini, detto 'l'Alter Walter', da oltre undici anni in simbiosi con il leader, il capo segreteria da cui passano le scelte più delicate e l'organizzazione della campagna. Prima il discorso del Lingotto a Torino, con una sala allestita in poche ore, poi la raccolta delle adesioni al manifesto dei 160, ora l'allestimento dello staff che seguirà da vicino il Candidato. Nel primo cerchio, quello più operativo, c'è Fabrizio Vigni, senese, coetaneo di Veltroni, ex deputato ds e portavoce della corrente ecologista della Quercia: a lui spetta l'organizzazione del tour di settembre. C'è l'ex leader della sinistra giovanile Vinicio Peluffo. E qualche nome portato in dote dal numero due del ticket Dario Franceschini: il pugliese Alberto Losacco, i deputati Antonello Giacomelli e Giampiero Bocci, due fedelissimi del capogruppo dell'Ulivo alla Camera.

Alla voce consiglieri del Principe c'è un secondo cerchio di politici e esperti. In testa, il nome dell'economista Tito Boeri: è stato lui il discreto suggeritore dell'articolo di Veltroni su 'Repubblica' con cui il leader ha sfidato il sindacato a scrivere un nuovo patto generazionale aperto ai giovani. E poi il ds Enrico Morando, presidente della commissione Finanze del Senato. Il cattolico Giorgio Tonini, oggi senatore ds, ghost writer di Veltroni ai tempi di Botteghe Oscure: toccherà a lui occuparsi dei temi etici, questione che ha dilaniato il centrosinistra e il Pd negli ultimi mesi. Marco Causi, assessore al Bilancio del comune di Roma, amico di Walter dai tempi della Fgci, l'uomo che ha inventato la 'Veltronomics': il mix di sviluppo e solidarietà, concerti e cemento, case della musica e concertazione con i sindacati, che ha portato a un aumento degli occupati a Roma del 15 per cento, al boom del turismo (più 25 per cento in tre anni), alla crescita del numero delle imprese. Sulle questioni istituzionali, a dare una mano ci sono il professor Augusto Barbera e la new entry Stefano Ceccanti, ex presidente della Fuci, prolifico costituzionalista: solo negli ultimi tre mesi ha partorito il disegno di legge sui Dico, le regole con cui si voterà il 14 ottobre per la Costituente del Pd e qualche svariata proposta di riforma elettorale. Una, la più ambiziosa, è stata presentata a Roma da Veltroni e dal leader di An Gianfranco Fini. Infine, c'è il terzo cerchio, la macchina politica, quella che si occupa delle liste con cui Veltroni correrà alle elezioni del 14 ottobre. A gestire le stanze fumose della trattativa tra apparati, in realtà, si è piazzato un personaggio ingombrante, per stazza e per peso politico. Nello staff del sindaco lo chiamano, rispettosamente, il Regista: il senatore ds Goffredo Bettini, patron della Festa del Cinema all'Auditorium, intellingenza luciferina e pigra gestione del potere, riconosciuto inventore del 'modello Roma' che dal 1993 governa la capitale. Ha già cominciato a mettere sulla scacchiera le pedine del dopo-Veltroni a Roma: lunedì scorso si è presentato in camiciona nera, pantaloni verdi e mocassini senza calze a un raduno della Quercia alla ex Fiera e ha estratto dal cilindro il nome del giovane assessore all'Urbanistica Roberto Morassut da mettere in pista per il Campidoglio. "A Roma in questi anni abbiamo costruito un gruppo dirigente di prim'ordine che ora può estendere la sua influenza a tutto il paese", spiega. Traduzione: comandiamo a Roma, lo faremo nel resto d'Italia. Ma questa è una semplificazione che irrita Bettini: "La nostra forza è sempre stata quella di riuscire a mettere da parte le ambizioni personali. Nel Pci sono cresciuto con giganti come Paolo Bufalini, Gerardo Chiaromonte, Giancarlo Pajetta, Giorgio Amendola, Pietro Ingrao... Avevano un bel caratteraccio, ma anche un progetto comune che li teneva insieme. Ora il berlusconismo è penetrato anche nel centrosinistra: troppi nani che vogliono comandare, non va bene". Non si riferisce a Veltroni, ovvio. Quando parla del sindaco il Regista si intenerisce: "Walter è un pazzo, uno che lavora dalle sette del mattino alle due di notte". E promette per il Pd "un'allegra sfrontatezza".Sfrontatamente, Bettini sta mettendo su il listone Veltroni che dovrà sostenere il sindaco il 14 ottobre. Quattrocentosettantacinque collegi in tutta Italia con liste da tre-quattro nomi per collegio. In più, ci sono da eleggere venti coordinatori regionali e rispettive assemblee costituenti. Un incastro pazzesco che però lascia tranquilli Bettini e i veltroniani: anzi, assicurano, il risultato sarà di far venire tanta gente a votare. Tra amici e parenti dei candidati collegio per collegio, più l'effetto interesse assicurato dagli altri competitori, da Rosy Bindi a Enrico Letta a Furio Colombo al giovane blogger Mario Adinolfi, l'obiettivo di portare a votare oltre un milione di persone sembra concreto. La macchina organizzativa dei partiti è già in movimento per preparare l'elenco dei candidati, soprattutto quelli sicuri di essere eletti: si vota con lista bloccata, i nomi ai primi posti hanno l'elezione assicurata. Si ritroveranno nel listone Veltroni i Ds al gran completo, dagli uomini di Piero Fassino a quelli di Massimo D'Alema, i popolari di Franco Marini e di Giuseppe Fioroni, più i rutelliani riuniti sotto le insegne del 'manifesto dei coraggiosi' che invoca "un centrosinistra di nuovo conio", ovvero allargato all'Udc: non così coraggiosi, però, da candidarsi da soli, senza l'ombrello protettivo di Walter.
Altri petali potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni: i liberal-democratici di Giuliano Amato, per esempio. La lista dei sindaci del Nord capeggiata da Sergio Chiamparino, Massimo Cacciari, Marta Vincenzi, Filippo Penati. E qualcosa si muove anche nell'universo prodiano: il ministro dell'Attuazione del programma Giulio Santagata, tra i primi a lanciare la candidatura Veltroni alla guida del Pd in tempi non sospetti, ha convocato on line i circoli Incontriamoci che raccolgono 25mila persone in tutta Italia: ulivisti della prima ora. Obiettivo: organizzare una lista fuori dai partiti. Il nome del candidato da sostenere è ancora incerto: "Vedremo e decideremo insieme", promette Santagata. Che tra Letta, Bindi e Veltroni ancora non ha fatto la sua scelta.Ma i cento fiori veltroniani non si limitano ai partiti. La novità sono i giovani da inserire in posizione eleggibile. Sono loro l'arma segreta, l'esercito di nomi, volti, storie non ancora consumate su cui Veltroni punta per rinvigorire il Pd. L'operazione, in realtà, è partita con un tam tam su Internet attorno a una provocazione di Luca Sofri e di qualche altro solito noto, da cui è nato un gruppo che si è ribattezzato pomposamente i Mille. All'inizio sembravano voler correre in proprio con un candidato alla segreteria del Pd. Un uomo di punta del gruppo, il blogger Adinolfi, è sceso in campo per davvero. Ma tutti gli altri sono stati sedotti dalla sirena veltroniana: tra i firmatari dell'appello dei 160 c'è il trentaduenne romano Marco Simoni, politologo della London School of Economics, uno dei giovani animatori dei Mille. E poi l'economista Giancarlo Bruno, capo Banking del World Economic Forum a New York, appena quarantenne: i suoi coetanei giurano che potrebbe essere lui il Padoa-Schioppa di Veltroni. E l'immancabile Ivan Scalfarotto, la rivelazione delle primarie 2005, quelle dei quattro milioni e mezzo di elettori, ormai considerato un'icona del rinnovamento generazionale e pazienza se i consensi non sono all'altezza di tanta immagine. All'assemblea costituente del Pd vorrebbero esserci anche loro: "Non siamo società civile, vogliamo fare politica", spiega Simoni, coordinatore di un appello dei cervelli italiani all'estero che conta tra i firmatari l'astrofisica calabrese Sandra Savaglio del Max Planck Institute di Monaco, 39 anni, finita sulla copertina di 'Time' come volto simbolo della nuova emigrazione all'estero degli scienziati europei. Accanto a loro ragazzi di venti anni come Michele Samoggia, con la passione dell'Africa, tra un viaggio e l'altro in Mozambico e Malawi.Africa e innovazione. Internet e periferie. Notti bianche e sviluppo economico. I parenti delle vittime della mafia e del terrorismo, simboli del dolore che ha attraversato questi decenni, e il made in Italy, la creatività, l'effimero. L'Italia che lavora e l'Italia che si dispera, come da canzone di Francesco De Gregori. Così il modello Veltroni si prepara a conquistare il paese, o almeno quella parte di paese che si riconosce nel Partito democratico. Con una grinta inaspettata nell'ex ragazzo rosso che ha scalato tutte le tappe della carriera politica con professionismo e con leggerezza, quasi senza darlo a vedere. Ora finalmente può interpretare nel ruolo di protagonista il film che ha sempre sognato, il candidato democratico che corre per guidare il suo popolo. Uno come lui, che non sembrava avere gambe e polmoni da fuoriclasse, come Tardelli. E, invece, eccolo qui, a inseguire il gol che vale una vita. Attenzione alle scivolate, però.
(Da L'Espresso)

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